A inizio gennaio la startup di San Francisco aveva chiuso un round di finanziamento da 73,6 milioni di dollari. Adesso punta a offrire un servizio sempre più accurato sulla base delle richieste degli utenti
A scommettere su Perplexity.ai, l’algoritmo che vuole sfidare Google, sono stati anche Jeff Bezos, il CEO di Shopify, Tobias Lütke e NVIDIA. La startup di San Francisco lo scorso 4 gennaio aveva annunciato la chiusura di un round da 73,6 milioni di dollari guidato da IVP, NEA, Databricks Ventures, dall’ex vicepresidente di Twitter Elad Gil, dal CEO di Shopify, Tobi Lutke, dall’ex CEO di GitHubm Nat Friedman e dal fondatore di Vercel, Guillermo Rauch. Ma perchè la piattaforma guidata dal CEO Aravind Srinivas è tanto attrattiva?
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Le potenzialità di Perplexity.ai
Anziché proporre agli utenti un elenco di pagine, come attualmente accade con il motore di ricerca di Google, Perplexity.ai risponde direttamente alle ricerche degli utenti avvalendosi dell’intelligenza artificiale. «Google sarà visto come qualcosa di vecchio e di superato – ha dichiarato il fondatore Aravind Srinivas a Reuters – Se si può rispondere direttamente alla domanda di qualcuno, nessuno ha bisogno di quei 10 link blu». Fondata due anni fa da Srinivas con Denis Yarats, Johnny Ho e Andy Konwinski, Perplexity.ai sembrerebbe essere in grado di fornire risposte ancora più accurate rispetto a ChatGPT e Claude. Il software può essere usato gratuitamente, anche senza un proprio account, oppure in sottoscrizione a un abbonamento Pro da 20 dollari grazie al quale gli utenti possono accedere a diversi modelli linguistici disponibili sul mercato. Tra questi, GPT-4 di OpenAI, Claude 2.1 di Anthropic, Gemini di Google. Ad oggi la piattaforma conta circa 10 milioni di persone che ogni mese utilizzano questo strumento per le proprie ricerche, chissà se questo numero è destinato a crescere, date le prospettive, o se rimarrà una tra le tante soluzioni nel mare magnum dell’AI generativa.
