A Firenze il 19 settembre gli stati generali sull’intelligenza artificiale e il suo impatto sulla società. Racconteremo la rivoluzione in atto e le realtà più promettenti legate all’AI
Conto alla rovescia per gli stati generali sull’intelligenza artificiale, previsti martedì 19 settembre nella nuova tappa dello StartupItalia Open Summit SIOS23 Florence a Firenze. Appuntamento negli spazi dell’Innovation Center di Fondazione CR Firenze. Intanto su StartupItalia iniziamo un viaggio tra le più promettenti startup legate all’AI. Un modo per comprendere come l’ecosistema italiano dell’innovazione sta affrontando uno dei temi più strategici di questo periodo storico. L’appuntamento è promosso con Nana Bianca. Iscriviti per partecipare dal vivo e scopri di più sul programma.
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Vedrai e l’intelligenza artificiale
Il nostro viaggio tra le realtà che quotidianamente si occupano di intelligenza artificiale, in avvicinamento a SIOS23 Florence, si chiude con l’intervista a Vedrai, startup che utilizza l’AI a supporto delle decisioni strategiche aziendali. «In un contesto di incertezza, i modelli di AI predittiva e prescrittiva sviluppati da Vedrai aiutano le imprese a navigare la complessità delle relazioni causa-effetto tra le variabili che impattano i risultati aziendali e a ricevere suggerimenti sulle strategie migliori da mettere a terra – afferma Riccardo Lorenzon, Head of Data del Gruppo Vedrai – Dal nostro punto di vista, l’intelligenza artificiale aumenterà la produttività delle aziende, elemento fondamentale in Italia per la crescita soprattutto delle PMI ma determinante anche per lo sviluppo delle grandi aziende presenti nel nostro Paese. L’AI supporta manager e imprenditori, li aiuta a gestire le complessità e a reagire velocemente nell’ambito di contesti economici che cambiano velocemente. Con l’AI è possibile, per esempio, orientare gli investimenti dell’azienda riuscendo a comprenderne in anticipo l’impatto sui risultati economici e finanziari riuscendo a comprendere in anticipo l’impatto del miglioramento dell’1% di un KPI operativo».
Utilizzare l’AI, pertanto, a detta di Riccardo, sarà in futuro sempre più fondamentale per riuscire a competere in un contesto globale economico veloce e complesso.
AI e aziende italiane
Ma l’Italia sta al passo coi tempi in tema di intelligenza artificiale? «Ci sono diverse realtà tecnologiche molto avanzate che oggi fanno scuola anche a livello internazionale. Purtroppo, però, queste esperienze non sono integrate a livello di sistema, e proprio quest’ultimo si mostra spesso conservatore e tradizionalmente avverso al cambiamento e all’innovazione – spiega l’head of data di Vedrai – Succede, inoltre, che le piccole realtà vengano bloccate dai grossi investimenti per l’AI. Per noi tecnici, di conseguenza, oggi è fondamentale più che mai portare l’AI a livello di sistema e renderla accessibile per le imprese del nostro Paese, non tramite semplificazione e banalizzazione dei concetti, ma attraverso una migliore user experience».
Future applicazioni per l’AI
Secondo Riccardo, l’AI può essere utile a tutti in modo pervasivo per la sua capacità di modificare il modo di lavorare e approcciare i problemi. «Si tratta, principalmente, di un driver di produttività che si estende a ogni settore, senza limiti – spiega – Dobbiamo abituarci tutti, tecnici o meno, alla realtà che cambia. L’AI incide già sul modo di lavorare delle persone, lasciando all’umano le attività a più alto valore aggiunto nella catena del valore. Pensiamo al lavoro delle professioni creative: l’AI generativa ha aperto un nuovo modo di fare arte e produrre contenuti, ma ci siamo velocemente resi conto che senza un buon input umano il risultato tende a non essere buono né utilizzabile. Allo stesso modo, per i decisori, l’AI automatizzerà la parte di analisi e di creazione degli scenari tramite metriche misurabili, ma anche qui l’umano manterrà sempre un ruolo centrale: dovrà avere la sensibilità di interpretare i segnali “soft” che la macchina non è in grado di cogliere e prendere, infine, la decisione finale».
Secondo Vedrai, adesso è necessario trovare un modo per tracciare una linea tra innovazione e regolamentazione. «Ma alla luce delle diverse sensibilità politiche e culturali a livello globale, non credo che sarà facile ottenere tale risultato a breve termine – commenta Riccardo – Personalmente, sono orgoglioso di vivere e operare in un contesto europeo dove la protezione della privacy è una priorità, come anche il principio di cautela, a volte a scapito della velocità di innovazione. Ma lo trovo necessario». E quali potrebbero essere, per Vedrai, le nuove frontiere dell’intelligenza artificiale? «Oltre al tema dell’AI generativa, che in questo momento è al picco dell’hype, è da tenere in considerazione il trend emergente dell’l’AI causale – conclude – Lavorando da più di 10 anni nel mondo dei dati e dell’AI posso affermare che uno dei limiti principali al successo dei progetti di intelligenza artificiale è la capacità, per quest’ultima, di diventare azionabile, ovvero di offrire informazioni strategiche per prendere decisioni. Inoltre, bisognerebbe investire di più nelle attività di change management e user experience. Da un punto di vista tecnico, infatti, serve superare il concetto di correlazione e andare sempre di più verso una causalità: gli algoritmi a cui siamo abituati sono molto bravi a identificare dei pattern fra variabili in gioco, ma spesso non sanno distinguere quali siano le cause e quali gli effetti. Se vogliamo rendere azionabile un prodotto basato su AI, dobbiamo fare in modo che un decisore possa agire su quelle che sono state identificate come cause e avere, in questo modo, la capacità di influenzare il sistema di cui fa parte».