In Italia il settore sconta ancora diversi ritardi nella digitalizzazione
«Circa il 93% delle polizze assicurative danni, sono dati IVASS (Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni, ndr), viene venduto dal canale intermediato, l’assicuratore di fiducia». Su StartupItalia seguiamo anche i trend dell’insurtech e il dato fornitoci da Alberto Mazzetti, cofounder della startup Coverzen, inquadra uno scenario nazionale dove il digitale si sta sì facendo strada, ma resta comunque centrale il rapporto personale tra cliente e professionista. «In dieci anni la quota di polizze vendute attraverso canali diretti online è cresciuta di pochissimi punti percentuali». A pochi mesi dalla fondazione dell’azienda, abbiamo dunque chiesto al suo cofounder, già cofondatore di SOSTariffe.it (venduta a Gruppo Mutui Online per oltre 30 milioni), come si può operare e innovare in un mercato che sembra ancora troppo tradizionale, con ritardi nella digitalizzazione rispetto ad altri paesi europei.
Coverzen, il progetto
«In Italia operano circa 200mila subagenti, 6mila broker e 27mila agenti – ha premesso Mazzetti -. Quando nel 2020 abbiamo venduto SOSTariffe.it, al fine di continuare a investire sul progetto Coverzen abbiamo insistito per portare fuori dal gruppo la società di brokeraggio assicurativo. Oggi infatti siamo inquadrati come tale sul mercato e abbiamo accordi con tutte le migliori compagnie online». Il target di Coverzen non è il cliente finale, ma l’intermediario, che sulla piattaforma online della startup può vedere quali sono le polizze più convenienti in base alle esigenze dei singoli. Qui però occorre fare un passo indietro e chiarire ancora di più lo scenario in cui è maturato il business di Coverzen.
«SOSTariffe.it, startup fondata nel 2010, è uno dei principali comparatori di tariffe in Italia. Nel tempo si è esteso su molti di verticali. In tutti questi anni ci siamo resi conto che nel campo assicurativo la maggior parte dei clienti ottiene un preventivo online per andarlo poi a sottoporre al proprio assicuratore di fiducia». Con la piattaforma Coverzen – per ora attiva soltanto su polizze auto, moto e autocarri, ma il servizio si allargherà – l’intermediario ha un guadagno, il cliente mantiene la garanzia di potersi affidare a lui o lei in caso di bisogno e, altro aspetto non indifferente, il flusso di firme e allegati vari viene gestito tutto online.
Scenario insurtech
«Al momento Coverzen serve più di 350 intermediari con un team di 16 persone. Il nostro obiettivo è diventare l’ufficio digitale dell’intermediario: così può gestire la base clienti a distanza e non deve per forza chiedere appuntamenti in ufficio; in più ha prezzi concorrenziali su cui può guadagnare». Nell’ultimo decennio molte cose sono cambiate in Italia grazie al digitale, ma stando a quanto spiega Mazzetti sembra che le compagnie di assicurazioni e soprattutto gli intermediari debbano fare passi avanti. «I paesi più sviluppati da questo punto di vista sono la Germania, dove opera Wefox, uno dei pochi unicorni del settore in Europa, e poi Francia e Gran Bretagna».
Con lo smartphone che resta ancora il device centrale per gestire la nostra quotidianità, tra conti bancari e noleggi per la micromobilità, quali sono i trend che si stanno sviluppando nel mondo assicurativo e che potrebbero presto diffondersi anche in Italia? «Mi vengono in mente le micropolizze, come quella per lo sci o il monopattino. Pacchetti che si attivano per un’attività molto specifica. Per quanto riguarda bici ed escotter non è obbligatoria, ma aiuta non poco in caso di sinistro. Altro fenomeno interessante è quello di singole garanzie di polizze di compagnie diverse che si possono comporre tra loro per fornire un’offerta molto personalizzata al cliente. Importante anche il trend del pay per use: By Miles in UK fa pagare la polizza auto sulla base del reale utilizzo del mezzo».