DeepSeek, la startup cinese che ha fatto crollare i titoli tecnologici nelle Borse di mezzo mondo, ha rilasciato di recente un assistente di AI sviluppato in pochi mesi a un costo – dichiarato – di appena 6 milioni di dollari. L’irruzione di Pechino nel settore AI si è fatta sentire. Sui social intanto abbonando commenti, riflessioni e dichiarazioni di esperti. Al momento sappiamo che l’app di DeepSeek è diventata la più scaricata negli USA. Ma è ancora presto per avere la conferma di un cambio di traiettoria. Di seguito ecco cinque cose da sapere sull’AI che potrebbe rovinare i piani di OpenAI, Meta e di altri colossi USA.
DeepSeek: cosa bisogna sapere
- DeepSeek è il nome della startup fondata nel 2023 da Liang Wenfeng con sede ad Hangzhou, in Cina. In questo momento è una delle figure più note nel panorama AI nel Paese del Dragone. Come si legge sul Corriere della Sera, è stato l’unico profilo del settore invitato a un recente incontro col premier cinese Li Qiang.
- La startup ha fornito un servizio di Intelligenza artificiale in open source. «L’innovazione non si protegge con il segreto, ma con velocità e adattamento», ha detto Wenfeng. L’app è disponibile anche in Italia.
- Marc Andreessen, imprenditore americano tra i più noti e investitore di lungo corso, ha pubblicato diversi post su X in merito a DeepSeek. Uno dei più eloquenti è il seguente: «Deepseek R1 è una delle innovazioni più sorprendenti e impressionanti che abbia mai visto e, in quanto open source, un dono meraviglioso al mondo».
- Per quanto apprezzato, c’è chi ha fatto notare alcuni problemi legati all’utilizzo di DeepSeek. Chi prova a chiedere al software che cosa sia successo in piazza Tienanmen nel 1989 il chatbot svia la conversazione. Il software cinese ha un problema con la censura?
- Il successo di DeepSeek viene commentato dagli esperti anche alla luce della guerra commerciale tra USA e Cina. Per anni i campioni americani hanno stupito il mondo con i propri software. Con l’ingresso di un nuovo competitor tutti hanno ormai compreso che Pechino è – usando un eufemismo – ancora in partita.