In queste ore si parla di Grok 3, la nuova AI presentata da Elon Musk. C’è però un’altra azienda il cui nome si pronuncia allo stesso modo, ma si scrive diversamente. Groq è una startup statunitense specializzata in Intelligenza artificiale, ma a differenza della creatura del patron di X, è attiva nel segmento dei semiconduttori. La sua storia è emblematica perché, come raccontato in un podcast pubblicato su YouTube nelle scorse ore (disponibile qui sotto), testimonia di come un’azienda può salvarsi dal fallimento al prezzo di grandi sacrifici.
La storia di Groq
Fondata nel 2016 da Jonathan Ross insieme a un gruppo di ingegneri provenienti da Google, l’azienda ha impiegato sette anni prima di avere in mano un prodotto vendibile. Nei momenti più difficili, il Ceo ha dovuto così chiedere ai propri dipendenti di siglare un patto per attraversare questa death valley: «Stiamo per esaurire i soldi – ha detto loro -. Abbiamo bisogno del vostro stipendio in cambio di equity».
Special thanks to @TareqAmin01 for making the announcement about the further expansion of AI Inference Infrastructure in the Kingdom with Groq during @LEAPandInnovate pic.twitter.com/xKvRY7H4nG
— Groq Inc (@GroqInc) February 9, 2025
Come ha raccontato nel corso dell’intervista Ross ha preso spunto dai war bonds, obbligazioni attraverso le quali gli Stati Uniti hanno finanziato i propri sforzi bellici durante la Seconda Guerra Mondiale. Stando ai numeri del Ceo di Groq, l’80% dei dipendenti ha accettato e questo ha permesso alla società di rimanere a galla fino al 2021, quando ha chiuso un round da 300 milioni di dollari guidato da Tiger Global Management e D1 Capital.
Meno di un anno fa un’altra raccolta ha garantito a Groq 640 milioni di dollari con una valutazione da 2,8 miliardi. E nei giorni scorsi è arrivata una nuova iniezione di capitale grazie a fondi dell’Arabia Saudita: in cassa sono arrivati 1,5 miliardi di dollari. Tra gli investitori spiccano colossi come BlackRock, Cisco Investments e Samsung Catalyst Fund.