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Tradizione, artigianalità, cultura, passione, innovazione… E se fosse possibile raccontare tutto questo da un’altra angolazione, ribaltando il concetto di normalità e proponendo un modello che offra l’opportunità di misurarsi da protagonisti in un mercato competitivo, con un proprio prodotto ed una propria identità?

A questa domanda ha risposto Autnotout srl, impresa sociale nata a Brindisi dalla collaborazione con l’azienda vinicola salentina Cantine Risveglio: le due realtà insieme hanno dato vita al progetto “WineAut”, il cui obiettivo è quello di instradare giovani con Disturbo dello Spettro Autistico verso un’inclusione lavorativa a 360 gradi nel settore della produzione vitivinicola. «Abbiamo scelto un campo molto particolare, in cui ci sono persone appassionate, competenti ed esigenti: ci scelgono prima di tutto perché vogliono bere bene, poi girano la bottiglia e scoprono che c’è dietro anche un progetto sociale da sostenere. Questa è una delle più grandi soddisfazioni», racconta Massimo Striano, amministratore unico di Autnotout.

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Come nasce l’impresa sociale Autnotout

Tutto parte da un’iniziativa di alternanza scuola-lavoro in favore di studenti con autismo durante la pandemia di Covid-19, un periodo in cui le già limitate risorse e opportunità scolastiche disponibili sono state messe a dura prova. «Al termine di questo PCTO (Percorso per le Competenze Trasversali e l’Orientamento, ndr) il legame con la cantina ospitante è continuato, le attività sono divenute sempre più complesse e coinvolgenti e nei partecipanti sono aumentati l’entusiasmo e la gratificazione personale». 

Nella primavera 2023 si concretizza l’idea di creare un’impresa sociale, «prendendo una decisione innovativa: non abbiamo voluto essere un’associazione soltanto per differenziarci da altre realtà simili già esistenti, ma soprattutto per sottolineare l’importanza di un modello imprenditoriale replicabile». Anche il nome è significativo: Autnotout. «Autistici sì, ma non fuori dai giochi, anzi, pronti a competere sul mercato. Ci rivolgiamo a un target di un certo livello, che raggiungiamo attraverso la distribuzione in enoteche e ristoranti, oltre che tramite vendita diretta, presto anche con ecommerce». 

VERSARE LA DIVERSITA

Quali sono i vini con etichetta Wineaut

Autnotout propone una linea di vini completa, con sfumature aromatiche particolari, abbinabili a piatti di terra e di mare tipici della cucina pugliese. «Sono vini di nicchia, non commerciali, messi a punto con la consulenza dell’enologo di Cantine Risveglio e ottenuti da ottimi vitigni”. Il primo nato è stato “Zero”, ovvero Chardonnay IGP Puglia bianco frizzante, oggi affiancato da altre due bottiglie: “3 Sensi”, Susumaniello 100% in purezza, e “LaRuga”, Rosato IGP Salento ricavato da uve Negroamaro. «In questo caso per il nome ci siamo ispirati alle tartarughe presenti nella Riserva Naturale di Torre Guaceto, il nostro primo partner commerciale: non solo propongono i nostri vini ai loro clienti, molti dei quali stranieri, ma ci hanno anche coinvolto in altre attività, come il Forum per l’accreditamento CETS (Carta Europea per il Turismo Sostenibile, ndr) e il percorso per diventare Biosfera Unesco».

Dalla produzione di vino al packaging 

Ancora una volta, insomma, WineAut dimostra l’importanza di unire le forze presenti sul territorio per valorizzare le abilità uniche di ognuno. Diverse sono le attività previste all’interno del progetto, nel rispetto delle competenze e dei tempi personali. «Un gruppo di cinque giovani partecipa all’intero processo di produzione del vino, dalla vendemmia all’imbottigliamento, fino all’etichettatura e al packaging, seguendo il naturale ciclo produttivo della cantina: un ambiente accogliente, attrattivo, sano, fatto di persone empatiche e preparate, disponibili a trasferire le loro conoscenze e a supportare un percorso progettuale che si sostenga nel tempo, in cui tutti possano sentirsi accettati, rispettati e ben inseriti».  

RIBALTARE

Un secondo gruppo più numeroso, che conta circa venti persone, si occupa invece dei laboratori per la creazione di gadget e contenitori personalizzati in legno e materiali affini, anche riciclati, in modo da ridurre l’impatto ambientale, oltre a capi di abbigliamento e accessori personalizzati, come t-shirt, borse, cappelli. «Questa attività – persegue Massimo Striano – viene eseguita in uno spazio appositamente attrezzato, con l’utilizzo di macchine dedicate quali stampanti 3D, incisori laser, stampanti per tessuti e ceramiche, in modo da consentire di avvicinarsi a processi produttivi ad elevato contenuto tecnologico e nel contempo dare sfogo alla propria creatività».

Gli obiettivi di Wineaut

Non solo. Gli obiettivi  che il progetto WineOut si pone sono molteplici. Innanzitutto si migliorano le relazioni sociali, sviluppando il senso di appartenenza e scoprendo il valore della collaborazione, poi si potenzia l’autostima personale, perché si capisce che le proprie azioni possono determinare benefici per sé e per gli altri, infine si apprendono competenze nuove, ci si assumono responsabilità sempre maggiori, si impara a dare le giuste priorità ed ad avere una visione di insieme. «Abbiamo voluto creare un ambiente che offra la possibilità di interagire con le persone, svolgendo attività almeno in parte all’aria aperta, in cui il tempo è un bene prezioso, come anche l’attesa». Trasmettendo i sapori e i profumi tipici del territorio, la sfida è quella di «contrapporre alla percezione della disabilità come disagio sociale la visione della diversità come risorsa, alimentando un processo di condivisione delle differenze e valorizzando, in un connubio entusiasmante, sia la persona con disabilità sia la tradizione e la cultura della nostra terra».

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In principio fu il basket 

L’impegno di Massimo Striano comincia nel 2013, con la fondazione dell’associazione “Giochiamo insieme”, per permettere a ragazze e ragazzi con disabilità la pratica del basket. «Abbiamo introdotto per primi nel Sud Italia il metodo di Marco Calamai, che ha ideato un progetto di pallacanestro sperimentale». Con il passare del tempo, però, le esigenze sono cambiate ed è cominciata la fase dell’adultità, molto legata anche al tema del futuro lavorativo, che ha portato alla nascita di Autnotout.

Il messaggio, però, è sempre lo stesso, nello sport come sul posto di lavoro, ovvero l’importanza della «condivisione delle differenze, del dare e dell’avere», come spiega infine Massimo Striano. «Bisognerebbe andare anche oltre l’idea di inclusione e di integrazione, compiendo un notevole salto culturale per non restare legati all’idea di dover adattare il contesto alla persona. L’idea è invece quella di uno scambio reciproco, senza riserve, per la creazione di una realtà nuova, che nasca dall’accettazione completa e dalla valorizzazione delle diversità”».