Prodotti certificati, biologici e a chilometro zero in box dai 100 euro in su. Che il Made In Italy stia diventando un lusso? Questa startup pensa di sì, ed è pronta a porta a portarlo a casa di chi se lo può permettere
È una startup che parte dal rigore e dalla tutela della tradizione e delle buone pratiche. Che promuove il ritorno al passato, più che la rincorsa al futuro. E che rinnega persino l’e-commerce preferendogli il vecchio network marketing. Un modello basato sul passaparola e sul riconoscimento di percentuali a chi promuove e “vende” i prodotti. L’Herbalife del cibo di qualità, per intenderci. Che propone pacchetti di prodotti a partire dai 110 euro. Passando da quello “vegan” o “per due” a 700 per arrivare a quello in formato “Famiglia” a 2.000 euro.
Un disciplinare per stabilire quali cibi meritano di essere venduti
Perché ai tempi del digitale Talentland vuole rivoluzionare il mondo del cibo Made in Italy, partendo dalla valorizzazione dei prodotti enogastronomici italiani, nella loro vera essenza. “Niente ingredienti provenienti dall’estero e qualità altissima”, spiega il fondatore Maurizio Berlighieri. Che ideato e steso il “Disciplinare di Maurizio Berlighieri”, un regolamento che imposta un cambiamento sostanziale in tutta la filiera: da chi produce il cibo (allevatori, agricoltori) a chi lo trasforma, a chi lo consuma. I produttori che vogliono essere sponsorizzati e distribuiti da Talentland, dunque, devono seguire strettamente queste regole.
Talentland mira a riportare nelle campagne la produttività del vero Made in Italy: “Dagli insaccati, alla pasta, ai sughi, tutti i nostri prodotti sono a chilometro zero, senza additivi chimici e favoriscono l’attività dei piccoli e medi produttori”. Allontanandosi dall’attuale sistema economico e produttivo, nato negli anni Settanta e Ottanta: “Siamo contrari all’industrializzazione del mercato alimentare, iper-produzione di cibo di scarsa qualità a prezzi contenuti, uso di pesticidi e conservanti nelle trasformazioni, tempi lunghi di pagamento, che hanno favorito le grosse realtà a discapito di piccoli produttori. – prosegue Berlighieri – Talentland vuole rilanciare una filiera per troppo tempo “dimenticata” e bilanciare il valore creato e condiviso tra i diversi attori: produttori – distributori – business partner – collaboratori e consumatori finali”.
Per “fregiarsi” del marchio Talentland i prodotti devono essere: salutari (senza ingredienti nocivi per la salute, come aspartame, conservanti o coloranti), italiani (materie prime e lavorazioni italiane, tranne quelle che non possono crescervi per motivi climatici), etici (privi di comportamenti scorretti come lo sfruttamento del lavoro) e provenienti da produttori con standard superiori alle attuali certificazioni e protocolli (Biologico, biodinamico, igt, igp, doc, dop, etc). “Un prodotto Talentland – prosegue il fondatore – non sarà mai coltivato, per esempio, vicino all’autostrada”. I produttori sono suddivisi in tre categorie definite Silver, Gold e Platinum, in riferimento alla quantità di produzione; le aziende Platinum, con produzioni minime, sono chicche dell’agroalimentare.
Kit di prodotti dai 100 euro in su
I produttori sono incentivati a produrre meglio e, grazie a un sistema di pagamento immediato, lo possono fare in tranquillità: “Non lavoriamo in conto vendita, ma acquistiamo direttamente dai produttori e rivendiamo, concordando i prezzi con loro, senza strozzarli”. Ma il costo dei kit in vendita lascia spazio a perplessità. I prodotti non sono infatti venduti singolarmente ma in kit dai 110 euro in su. Non certo a buon mercato. La spesa giusta per chi punta tutto sulla qualità e che se la può permettere. Per una spesa “famigliare” composta da sette chili di pasta, quattro di riso, circa 3 chili di formaggio, pizzoccheri, tagliatelle, un paio di litri d’olio, aceto balsamico, ragù, conserve, un chilo di grissini, biscotti e qualche litro di vino e birra ci vogliono “appena” 2.000 euro.
Un Made in Italy d’élite
Degli esempi? L’Agricola Vallecamonica che ha salvato un rarissimo vitigno Black the Noir autoctono di circa 150 anni, coltivato a 700 metri di altezza, con cui produce Nautilus, un vino affinato sott’acqua per 24 mesi a 40 metri di profondità. O l’alpeggio “allo stato brado” di Andrea Bezzi, in cui le mucche pascolano agrifoglio ed erbe spontanee e sono munte due volte al giorno. Le cotte sono separate perché il latte è diverso a seconda dell’orario di mungitura e il latte fatto bollire a 37 gradi per evitare di uccidere tutti i microorganismi utili. Il formaggio prodotto con questo latte crudo non pastorizzato, è vivo e ricco di microorganismi.
A oggi la sperimentazione Talentland è stata avviata in Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli- Venezia Giulia, Emilia Romagna. I fornitori sono 100 di cui circa la metà contrattualizzati, e i prodotti selezionati 250 (ai quali si aggiungeranno a breve prodotti per vegetariani, vegani e celiaci), messi in rete da 1.200 consumatori.