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Si occupano di sostenibilità e fashion tech le cinque startup selezionate nella seconda call di progetto PRISMA
A vincere la seconda call di Prisma sono cinque startup innovative che utilizzano le tecnologie emergenti al fine di ottimizzare i processi produttivi nell’ottica della sostenibilità, del riuso, della inclusività sociale e del risparmio energetico. Lanciata a giugno in collaborazione con StartupItalia, la nuova call del progetto di quattro anni attivo sul territorio pratese si è rivolta a startup che operano con nuovi modelli di business basati su tecnologia 5G, Internet of things, Intelligenza artificiale, e blockchain, le cui attività e applicazioni siano in grado di favorire l’innovazione delle imprese del distretto tessile e moda. Le cinque startup selezionate, su 47 candidate, beneficeranno per un anno del programma di accelerazione con StartupItalia, della possibilità di lavorare nei locali di PRISMA, di utilizzare i servizi e le opportunità offerte dal progetto come la possibilità di incontrare le aziende del distretto entrando a far parte del principale network italiano dell’innovazione grazie ai programmi di accelerazione creati da Nana Bianca. Quest’anno Estra, partner di PRISMA, ha messo a disposizione un premio speciale di 20.000 euro che è stato assegnato a Enco, riconosciuta come la startup più innovativa nel settore dell’efficientamento energetico, abbattimento dei costi derivanti da utilizzi energetici non ottimizzati e transizione a fonti rinnovabili.
Progetto PRISMA: innovare nel distretto tessile pratese
“Il Comune di Prato ha cominciato nel 2017/2018 a occuparsi dell’innovazione nel distretto tessile usando come leva la sperimentazione del 5G grazie a una scelta del Mise – ha commentato Benedetta Squittieri, assessore allo sviluppo economico del Comune di Prato – e ha chiesto a Università e operatori tecnologici di cimentarsi con le infrastrutture del territorio. Prendemmo questa spinta come occasione per coinvolgere il territorio e il settore tessile che, oggi, sta vivendo una fase particolare di trasformazione. E’ diventata un’occasione per il distretto di PMI che operano nel settore al fine di garantire una filiera sul prodotto esportato in Europa nel distretto tessile. Grazie al bando del Mise a Prato è nata PRISMA – la Casa delle Tecnologie Emergenti – e oggi c’è un nuovo bando per farne nascere altre in altre città. Da un lato, abbiamo coinvolto le aziende del distretto a collaborare e lavorare insieme all’Università; dall’altro abbiamo costretto le Università a lavorare con le aziende del distretto perché parlano linguaggi differenti e spesso hanno obiettivi differenti. L’Università di Firenze, il PNI e l’Istituto nazionale di Olbia del CNR sono i soggetti che collaborano in Prisma oltre a StartupItalia e Nana Bianca, che hanno aderito alla richiesta e, sin da subito, hanno iniziato a lavorare con noi. I risultati che presentiamo oggi nascono da un lungo lavoro con le PMI, che difficilmente si approcciano all’innovazione. Come Casa delle Tecnologie Emergenti abbiamo già partecipato a diversi bandi e stiamo già lavorando per applicare queste soluzioni. L’obiettivo della città di Prato è di far continuare il progetto anche una volta terminato quello con il Mise di 4 anni. Prima non c’erano nè startup nè progetti. Ora, invece, ci sono”.
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Gli steps di progetto PRISMA
“L’innovazione non è solo per ragazzi; parte da lontano e va alla ricerca di nuovi modelli da sperimentare. In questo senso, quello che stiamo facendo a Prato, con progetto PRISMA, sta diventando un modello che stanno seguendo anche altri Comuni. Un modello che parte dall’assessorato con un team e una serie di collaborazioni importanti – afferma Salvatore Amato, presidente di StartupItalia – Progetto PRISMA prevede tre waves di accelerazione in quattro anni con 5 startup selezionate per ogni wave che hanno modo di sperimentare e avere rapporti privilegiati con le imprese del distretto. Durante una prima fase facciamo setup; in un secondo momento scouting e ricerca delle startup tramite call per concludere con la selezione e il kickoff. Da dicembre inizierà, per loro, il percorso di accelerazione: le startup hanno a disposizione imprenditori e mentor per la creazione di un prodotto finito da proporre alle aziende del territorio. Poi c’è una fase di open innovation, dove si lavora con i clienti allo scopo di conoscere e farsi conoscere e mettere a punto possibili partnership commerciali. La nostra sfida è quella di fare open innovation per le piccole imprese e iniziare un rapporto che va coltivato giorno dopo giorno. Tra gli obiettivi della call c’è quello di lanciare la Casa delle Tecnologie Emergenti come centro vivo di accelerazione e innovazione con IoT, intelligenza artificiale, blockchain. Noi speriamo, con le nostre startup, che sono un mix di early e advanced stage, di porre le basi anche per la creazione di imprese nel distretto. Uno dei punti fondamentali è la qualità del team; le startup selezionate da PRISMA pensiamo che abbiano un team di valore complementare; inoltre sono fondamentali la value proposition e la scalabilità. Non c’è un grant monetario per le startup ma ci sono una serie di benefici come essere conosciuti e partecipare alle iniziative in zona, avvalendosi di una mentorship qualificata, con workshop formativi e una serie di servizi digitali. Faremo anche workshop di matching; almeno tre, con tavoli di lavoro. Il programma si chiuderà a maggio per riprendere a giugno con la terza wave”.
Chi sono le 5 startup accelerate
Apuana SB fondata nel 2019 a Carrara, si occupa di supply chain e sustainability strategy. La sua mission è la digitalizzazione sostenibile del manifatturiero Made in Italy, innovare la produzione di filiera corta per fare aumentare il valore percepito per unità di prodotto. Per farlo Apuana SB gestisce da un lato un sistema per la tracciabilità dei prodotti, “myledger.it”. Dall’altro con “Apuana Corporate”, rete informale tra imprese, sostiene il modello “Fabbrica Diffusa”, per coniugare il saper fare artigiano, con i principi dell’open innovation;
Buzztech, fondata nel 2018 a Cremona, si occupa di consulting, e di data & analytics. Fornisce servizi tecnologici e di consulenza per operazioni di ascolto del web e dei social media con strumenti proprietari all’avanguardia flessibile e configurabili su richiesta del cliente. Offrono servizi di consulenza e il supporto necessario al corretto funzionamento, dall’impostazione del progetto al completamento di report e analisi dei dati;
Fody, fondata nel 2022 a Pistoia, si occupa di textiles e sustainability. Si pone l’obiettivo di dare nuova vita agli scarti tessili a distanza, attraverso l’impegno di soggetti emarginati. La società rinnova i tessuti all’interno del proprio laboratorio e attraverso il programma Blankets4Charity, dona il 50% della produzione ad associazioni che aiutano gli animali abbandonati, i senzatetto e i rifugiati. Il restante viene venduto;
Staiy, fondata nel 2019 a Berlino, si occupa di fashion e sustainability. Ha come missione principale quella di accelerare la transizione verso un consumo sostenibile. Oltre ad essere un ecommerce, la piattaforma permette ai consumatori di informarsi in modo semplice e trasparente sulla sostenibilità (tramite blog e articoli) e di acquistare prodotti migliori per il pianeta;
Enco, vincitrice del premio assegnato da Estracom, è stata fondata a Firenze nel 2021. Opera nella creazione di comunità energetiche dotando i cittadini degli strumenti necessari per produrre energia da fotovoltaico e per condividerla con i loro vicini, senza dover fare i conti con la burocrazia. Opera per un’economia a emissioni zero, più focalizzata sulle persone che sul profitto e vuole aiutare l’UE a sviluppare fonti rinnovabili attraverso l’economia di condivisione. Crea comunità che creano e assorbono energia rinnovabile e digitalizza l’intero processo: dalla semplificazione della burocrazia alla creazione della comunità energetica. “La forza del digitale ci può accelerare ed è la leva per la misurazione della CO2, tema fondamentale – ha commentato Fabio Niccolai, direttore generale di Estracom – Dobbiamo lavorare perché ci siano dei modelli e delle piattaforme che restituiscano misure reali, da tenere sotto controllo. Le rinnovabili vanno messe a sistema. Mettere a sistema una comunità energetica non è banale ma noi, digitalmente, siamo pronti”.