Il progetto guidato dalla trentenne Sara Mecca, assegnista di ricerca del dipartimento di Scienze dei Materiali dell’Università Bicocca di Milano “Unlocking the potential of Urban fruit and vegetables waste: a multifaceted approach to sustainable bio-waste treatments” si è aggiudicato il premio dedicato alla Green Transition durante il Musa general meeting. Ma di che cosa si tratta in particolare?
Leggi anche: Poolside.ai, i piani della startup che punta a raccogliere 400 milioni di dollari
Musa general meeting, il progetto vincitore
L’idea alla base del progetto che si è aggiudicato il premio dedicato alla Green Transition durante il Musa general meeting prevede la valorizzazione degli scarti di origine agroalimentare, come bucce di frutta e verdura, in particolare quelli di origine domestica tra cui l’umido organico prodotto da abitazioni e attività commerciali o i residui di potatura, al fine di trasformarli in nuovi materiali per bioedilizia, packaging e rivestimenti.
L’attività di ricerca di Sara Mecca, che rientra all’ interno del progetto MUSA Spoke 1, è in attivo da un anno, e durante la terza edizione del Musa general meeting è stata premiata «per l’alto contenuto innovativo e il notevole potenziale trasferimento tecnologico a favore dell’industria delle bio plastiche».
Musa general meeting
Musa è un’iniziativa che, dal 2023, coinvolge 26 enti, tra pubblici e privati, che lavorano su più di 100 argomenti di ricerca grazie ai fondi del PNRR con l’obiettivo di studiare sistemi che possano avere un applicativo concreto nel contesto urbano per rendere le città luoghi più sostenibili dal punto di vista economico, ambientale e sociale. Il Musa general meeting è l’evento che riunisce la community dell’hub per stimolare un confronto attivo tra i propri protagonisti e per presentare i primi risultati del percorso di ricerca.
Il progetto vincitore
L’ obiettivo della ricerca è non disgregare eccessivamente lo scarto, come avviene per esempio con la combustione, ma operare trattamenti a basso impatto ambientale, senza agenti chimici tossici da dover smaltire, affinché le componenti strutturali dello scarto possano essere direttamente utilizzate per creare materiali nuovi. La ricerca, per ora realizzata su scarti di una specifica tipologia, ha confermato che attraverso la valorizzazione del singolo componente è possibile ottenere pellicole per packaging sostenibili che rispondono a requisiti di resistenza e impermeabilità e altri materiali innovativi tra cui alcuni rivestimenti utilizzabili nel settore edile.
La prospettiva futura è quella di creare un network sostenibile e circolare nel tessuto produttivo dove chi produce scarti di una specifica lavorazione agroalimentare possa fornire il materiale di produzione a un’altra filiera. Attualmente il team di ricerca di Sara Mecca è al lavoro su test su ampia scala.