Reggerà il nostro sistema dal punto di vista finanziario? In quali campi concentrarsi per trovare mercato?, sono alcune delle domande che abbiamo rivolto a tre esperti, Angelo Coletta (Italia Startup), Niccolò Barone (Pikkart) e Angelica Peretti (Duing)
Ricorre a una similitudine forte Angelo Coletta per spiegare i rischi che corre l’ecosistema delle startup nel post Covid 19: «Come in una guerra muoiono le giovani generazioni, allo stesso modo rischiamo di perdere le startup giovanissime, che sono andate sul mercato un po’ prima dell’esplosione dell’emergenza. Se non le sosteniamo dal punto di vista finanziario in questa fase, ci saranno grossi rischi per il futuro», spiega Coletta, founder di Zakeke e presidente di Italia Startup.
Insieme a lui e al supporto di due startupper, Niccolò Barone di Pikkart e Angelica Peretti di Duing, indaghiamo sui rischi, le sfide e le opportunità che caratterizzano oggi l’ecosistema dell’innovazione nel post-emergenza Coronavirus.
Reggerà il nostro sistema dal punto di vista finanziario? In quali campi concentrarsi per trovare mercato?, Come convertire un business in comparti molto danneggiati come il turismo? sono alcune delle domande a cui i nostri esperti proveranno a dare una risposta in quest’articolo.
Coletta: «Basta con la retorica degli eroi solitari»
Coletta fotografa il momento delicato dell’ecosistema, soprattutto per quei “giovanissimi che hanno una vita di cassa molto breve e ancora poche competenze finanziarie”, ma sottolinea altresì le opportunità che la crisi sta aprendo: «Lo stress economico e finanziario è palpabile e si sente la preoccupazione degli startupper. D’altra parte, questo scenario rimescola le carte e deve aguzzare l’ingegno. Penso alle opportunità che si sono aperte nell’edutainment, o per chi sviluppa soluzioni nell’e-commerce del food. Per non parlare delle possibilità per applicare la blockchain per digitalizzare processi come quelli della giustizia e in genere la pubblica amministrazione. O ancora le porte che si aprono per le startup della cibersecurity, con la nostra vita che sarà sempre più digitale».
Eppure anche gli scenari ottimistici che Coletta intravede, potranno realizzarsi solo se il sistema saprà difendere le startup più giovani ed esposte, con il sostegno delle istituzioni:
«Per anni, il nostro ecosistema è vissuto con la retorica insopportabile dell’eroe, con la narrazione dei pochi talenti solitari che riuscivano a emergere solo con i loro sforzi. Succede quando sei giovane, chiedi aiuto, ma chi potrebbe dartelo non lo fa, confidando nel fatto che hai la forza per farcela da solo. Eppure non è così. Se continuiamo con questa falsa retorica ammazziamo tutta una generazione di giovani talenti, provocando un gap che pagheremo in futuro. Con un aspetto paradossale: avremo magari più soldi da investire, ma non ci saranno progetti validi su cui puntare».
Coletta continua con la fotografia dell’ecosistema, commentando la nostra ricerca che mostra, tra le altre cose, lo stato d’animo degli startupper di fronte all’emergenza Covid 19:
«Ho avuto modo di registrare reazioni diverse. Ci sono i più giovani che hanno una grande paura di non farcela. Stanno ora esplorando il mercato e molti di loro hanno lanciato soluzioni innovative in ambito turistico, e si vedono costretti a rivedere i loro piani, come anche la possibilità di raccogliere soldi. Poi ci sono quelli più navigati che hanno saputo approfittare dell’occasione per fare pivoting interessanti, spostando le loro tecnologie in altri ambiti, come nel food, per esempio. E poi un gruppo più ristretto che ha ancora le spalle coperte dagli investitori istituzionali che hanno messo milioni nella loro idea. Chi ha investito tanto, in genere, tende a proteggere il suo investimento. E infine, un gruppo ancora più piccolo di chi ha visto accelerare il suo business, penso a chi ha creato app per le code, oppure a chi produce materiali in 3D».
Nella parte conclusiva del suo intervento, il presidente di Italia Startup ci parla anche degli altri effetti potenzialmente positivi della crisi Covid 19 sul lungo termine: da una parte un maggiore numero di persone sul mercato con dimestichezza con le nuove tecnologie, dall’altra una maggiore disponibilità di corsi di formazione di alto valore, così come la fine dell’ipercentrismo di alcuni ecosistemi, come Milano, dovuta all’affermarsi dello smart working.
«Siamo più vicini al sogno di ogni nomade digitale – spiega Coletta – Lavorare magari in un piccolo paesino immerso nella natura, e da lì riuscire a interagire con tutto il mondo, senza essere costretto a spostarsi nei grandi centri per trovare opportunità e stringere relazioni. In fondo, chi è felice dove vive, lavora anche meglio».
Due esempi di resilienza e adattabilità: Pikkart e Duing
Come racconta Angelo, ci sono startup che hanno saputo usare il momento difficile per lanciare nuovi business o pivotare alcune loro attività.
Tra queste, una realtà già strutturata come Pikkart, startup modenese che offre soluzioni nell’ambito dell’intelligenza artificiale, con partnership con IBM, Barilla, Generali Assicurazioni ecc.
Il team ha lanciato un sistema di assistenza da remoto, che si è rivelato utile in tempi di Covid 19 e si augura possa esserlo anche in futuro. Il sistema, che si serve di realtà aumentata e gira su qualsiasi dispositivo, permette ai tecnici di svolgere operazioni di prima assistenza, per esempio per un guasto, guidando con le loro mani i clienti:
«Attraverso telecamere e dispositivi wearable, il cliente che ha bisogno di supporto per una riparazione, vede riprodotte sullo schermo del suo dispositivo le mani dell’operatore in movimento. Così può seguire le sue istruzioni imitandone i movimenti, superando qualsiasi barriera, come quelle di natura linguistica. Oltre che per l’assistenza da remoto, il sistema potrà essere usato anche per l’e-learning», spiega Niccolò Barone di Pikkart.
Un’altra tecnologia sviluppata dall’azienda in fase Covid 19 è invece pensata per i musei: si tratta di un sistema di realtà virtuale che, attraverso un marker, applicabile alla carta come a un gadget, consente l’ingresso in un museo e la possibilità di vedere un’opera d’arte in modo tridimensionale.
Duing è invece un progetto più giovane, nato nel 2018 e poi entrato nel programma di accelerazione B4i, Bocconi for Innovation, che vede tra i suoi founder, una donna, Angelica Peretti.
Si tratta di un marketplace che facilita l’incontro tra under 30 e aziende. Le aziende possono lanciare delle challenge e individuare così il talento di cui hanno bisogno. Tra i partner di Duing, aziende del calibro di KMPG, Amplifon, Coca Cola, Facile.it, mentre sono 25mila i talenti iscritti alla piattaforma.
A marzo, l’azienda ha lanciato Digitazon, una piattaforma che vende servizi e prestazioni di freelance e partita Iva:
«Abbiamo capito che, dopo l’emergenza, alcune aziende non avrebbero avuto la forza di inserire risorse al loro interno. Le priorità di budget sono cambiate, con molte aziende a caccia di soluzioni digitali valide. Allora, abbiamo modificato il modello in corsa, per consentire loro di comprare servizi digitali già maturi per crescere più velocemente sul mercato».