Disponibile il secondo studio a livello internazionale sul ruolo del responsabile dell’innovazione in azienda curato dall’Università di Pavia in collaborazione con StartupItalia
Quanti sono i Chief Innovation Officer? Quante aziende medie e grandi hanno deciso di affidarsi a questa figura piuttosto nuova? Qual è stato il loro ruolo, soprattutto durante la pandemia? Cosa fanno? “Il responsabile dell’innovazione aziendale se facesse davvero bene il suo mestiere perderebbe il posto, perché diverrebbe superfluo”, scherza con StartupItalia il professor Stefano Denicolai, docente di Innovation Management all’Università di Pavia, dove è anche Direttore della laurea magistrale in ‘International Business and Entrepreneurship (MIBE) e Direttore dell’Executive MBA Ticinensis, nonché curatore del secondo studio a livello internazionale sul ruolo del responsabile dell’innovazione in azienda condotto dall’Università di Pavia in collaborazione con StartupItalia.
Cosa sappiamo sui Chief Innovation Officer oggi?
Il primo era stato redatto nel 2019. È stato interessante tornare sugli stessi argomenti due anni dopo, per vedere cosa è cambiato, soprattutto per via della pandemia. E allora ecco i risultati, mostrati in anteprima oggi, 13 dicembre, dal palco di SIOS21 Winter Edition, nel cuore dell’Università Bocconi, a Milano, dallo stesso Stefano Denicolai. “Le imprese che non avevano un Chief Innovation Officer hanno dovuto far fronte alle sfide del Covid, come per esempio lo smart working e le riunioni a distanza, in modo frenetico, quasi traumatico; dove c’era già una figura preposta, invece, i cambiamenti sono stati operati a sangue freddo: abbiamo riscontrato una continuità dirompente, perché con il loro lavoro i responsabili dell’innovazione avevano già iniziato a predisporre le imprese al cambiamento. Non è insomma del tutto vero che l’innovazione sia imprevedibile”.
Tra gli altri dati, pesa purtroppo quello sulla disparità di genere: “Ancora troppe poche donne”, commenta il professore e una scarsa propensione al dialogo con le startup: “del resto questo è un periodo di grandi cambiamenti – riflette Denicolai – e può essere che le aziende stiano ripensando la propria mission. Quando si saranno schiarite le idee, ci sarà maggior spazio per l’open innovation, essenziale quando si vuole fare innovazione”.