C’è chi allo sport non rinuncia nemmeno in viaggio e si moltiplicano startup che permettono di fare scuba, rafting, bungee. Per Coldiretti anche a settembre 10 milioni di italiani partiranno per le ferie. Ultima puntata della rubrica che ci ha accompagnato per tutta l’estate
Coraggio, passione, tenacia, determinazione ma anche paura. Sono queste, senza dubbio, le caratteristiche che contraddistinguono gli amanti degli sport estremi. In Italia tra i più praticati ci sono il rafting, il bungee jumping, il paracadutismo, l’apnea, il parapendio, il canoying, il freeride, le escursioni ad alta quota. In questa terra tanto varia quanto affascinante annoiarsi è davvero difficile, soprattutto se si è così temerari da spingersi su cime montuose difficili da raggiungere e impervie, nelle profondità del mare oppure lanciandosi in alta quota. Che la direzione sia dal basso verso l’alto o viceversa poco importa, gli sport estremi in Italia stanno conquistando una fetta di pubblico sempre più grande. E secondo un’indagine di Coldiretti, settembre è un mese molto gettonato per le vacanze dagli italiani, con una stima di 9,8 milioni di concittadini che hanno scelto la fine dell’estate per concedersi qualche giorno di pausa, in aumento dell’11% rispetto allo scorso anno. L’ultima puntata del nostro viaggio alla scoperta delle startup che si occupano di turismo è dedicata proprio ai più coraggiosi e vogliamo iniziare questa nuova tappa con la testimonianza di un campione che ha stabilito record mondiali in tutte le discipline dell’apnea, Umberto Pelizzari. Lo abbiamo raggiunto per farci raccontare non solo che cosa lo ha spinto a immergersi così a fondo nelle profondità marine ma anche che cosa ha in mente di fare in futuro. E quello che è emerso dalla nostra chiacchierata è tutt’altro che banale.
Leggi anche: Travel startup | Algoritmi e AI a caccia dell’alloggio perfetto per le vacanze
Pelizzari, dal mare alla startup
Apneista e conduttore televisivo, Umberto Pelizzari è un campione di apnea a livello mondiale. Possiede una capacità polmonare di 7,9 litri, praticamente il doppio rispetto a coloro che non praticano questa disciplina. Dopo 12 anni di nuoto agonistico, iniziato da giovanissimo, dall’età di 19 anni si dedica all’apnea agonistica. Il primo record mondiale lo ottiene nel 1988, quando con il tempo di 5 minuti e 33 secondi stabilisce il primato di apnea statica. Nel 1990 conquista un nuovo record nella stessa disciplina, con il tempo di 6 minuti e 3 secondi. Nello stesso anno, un nuovo record mondiale di immersione in apnea in assetto costante. Nel 1991 conquista tutti i record in apnea, anche quello assoluto di immersione. Poi la sua carriera è costellata di successi, fino a 3 novembre del 2001, quando a Capri, l’atleta scende a -131 metri in 2’44” primeggiando nell’assetto variabile regolamentato. Questo è l’ultimo traguardo a livello agonistico segnato da Umberto prima del suo ritiro dalle competizioni. «Quando sono in apnea ho una percezione del mio corpo che non ho nella quotidianità – racconta – Pensare che iniziato a fare nuoto perché avevo paura dell’acqua, ma pure di quella della doccia!».
Alla domanda su come sia riuscito a ottenere tutti i successi risponde: «Anzitutto, cosa si intende per “sport estremo”? Tutto può essere soggettivo, io lo intendo come qualcosa di “fuori dal comune” ma, a ben vedere, nella vita quante volte dobbiamo affrontare prove “estreme”!», spiega, e prosegue: «Quando ho iniziato avevo un sogno, un obiettivo e una passione: sono stati questi i motori pulsanti che mi hanno sempre spinto nel mio percorso. Se hai tanta passione e voglia di fare, gli ostacoli, in un modo o in un altro, riesci a superarli». Per Umberto, il confronto con il suo team è stato centrale: «Lavorare con gli altri è per me essenziale ed è una cosa che faccio ancora oggi, che non gareggio più, con la mia Apnea Academy che propone una serie di corsi itineranti a livello internazionale».
Ma Umberto non si è limitato alla creazione dell’Academy: «Ho un progetto che vorrei lanciare nei prossimi mesi e che potrebbe diventare una startup di apnea e pesca subacquea – conclude – Negli ultimi anni, i praticanti di questa disciplina stanno crescendo in modo esponenziale. Si deve pensare all’apnea come a qualcosa che apre la mente e che ti proietta in un altra dimensione dove ti puoi rilassare, meditare e cambiare atteggiamento con la vita. Essenziale è prepararsi da un punto di vista respiratorio in modo corretto, assecondando il corpo nell’acqua». Umberto avrebbe tante lezioni da dare difficilmente riassumibili in poche righe, senza dubbio ciò che non gli manca è il coraggio, nel mare così come nella vita.
Leggi anche: Travel startup | Città virtuali e musei 4.0. Con il digitale i ricavi crescono fino al 66%, ma cultura e turismo sono davvero hi-tech?
Sport, qualche dato
Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, nel 2020 il 36,6% della popolazione italiana praticava almeno uno sport: il 27,1% in maniera continuativa e il 9,5% saltuariamente, mentre i sedentari si attestavano al 35,2%, quota che sale al 39,4% fra le donne e al 30,8% fra gli uomini. Praticare sport in modo continuativo è, tendenzialmente, un’attività giovanile: caratterizza il 58,0% della fascia 6-10 anni, il 60,6% di quella 11-14 e il 50,1% dei 15-17enni, con valori più alti tra i maschi.
L’abitudine a fare sport si riduce con il crescere dell’età, mentre aumenta la quota di chi pratica qualche attività fisica che raggiunge il suo valore più alto nella fascia di età 60-74 anni (36,4% dei 60-64enni e 37,3% dei 65-74enni), per poi ridursi nelle classi successive. Infatti, il 69,3% delle persone con 75 anni e più dichiara di non svolgere alcuna attività fisica. Si evidenzia una differenza di genere rispetto alla pratica sportiva: il 32,3% degli uomini fa sport in modo continuativo e il 10,4% saltuariamente, mentre tra le donne le quote si fermano rispettivamente al 22,1% e all’8,7%. Più alta, invece, la percentuale di donne che praticano qualche attività fisica: 29,7% vs il 26,4% degli uomini.
Mapo Tapo e gli sport estremi
Dalle profondità marine risaliamo in alta, altissima quota. Sulle pendici più impervie e difficili da raggiungere potremmo trovare il team di Mapo Tapo, la startup italiana di viaggi di gruppo di arrampicata e sci alpinismo. Di loro su StartupItalia ne abbiamo parlato recentemente, in seguito alla chiusura del round da 355mila euro lo scorso anno. Daniele Calvo Pollino, CEO e cofounder di Mapo Tapo ci ha riassunto le ultime novità della startup che ama il rischio ad alta quota: «Tra gli sport più in voga al momento che come Mapo Tapo seguiamo ci sono l’arrampicata sportiva, lo sci alpinismo, l’alpinismo, il trekking e la mountain bike – spiega il CEO – Negli ultimi anni è aumentato esponenzialmente sia il numero di utenti registrati alla nostra piattaforma che il nostro mercato. Oggi siamo presenti in una quarantina di Paesi; tra quelli più grandi ci sono l’Italia, il Regno Unito, gli USA, l’Olanda. Ci attendiamo una crescita sia nel nostro organico che nella nostra community».
Mapo Tapo promuove un turismo sostenibile con un network selezionato di guide alpine e una community di appassionati molto attiva. La startup aiuta le guide nella creazione di un pacchetto (viaggi dai 2 ai 7 giorni, sia in Italia che all’estero), e aggiunge un’assicurazione creata ad-hoc con Europ Assistance. Tra gli aneddoti più interessanti, Daniele racconta di un’esperienza in Giordania: «Una notte, in mezzo al deserto, mentre guardavo il fuoco, parlando di quanto fosse bello, una compagna di viaggio mi ha stroncato dicendomi: “Sai, il fuoco è fantastico, è come il Netflix del deserto”».
Leggi anche: Travel startup | Viaggiatori in cerca di amicizia o di nuovi amori? L’AI fa sempre da guida
Dalla montagna alla bici
Roberto Sedola, CEO di Cyclando, da quasi 20 anni si occupa di turismo outdoor, e dal 2018 ho cominciato a pensare di realizzare quella che sarebbe poi diventata la startup dedicata agli appassionati di biking. «Più che una mission, la nostra è una vera e propria ossessione: quella di rendere semplice la programmazione di un viaggio in bicicletta – spiega – Si tratta di un modo di viaggiare meraviglioso ma che necessita di una logistica scrupolosa: parlo della scelta degli hotel, degli itinerari, dei servizi come il trasporto bagagli o il noleggio della bici. Combinare tutti questi servizi è ancora molto complesso. Cyclando nasce con lo scopo di rendere facile e veloce programmare un viaggio in bicicletta».
Dopo la pandemia e il successo raggiunto con il crowdfunding, Cyclando ora punta alla fase di validazione a di consolidamento del progetto. «In cantiere abbiamo l’evoluzione del nostro backend che è un vero e proprio gestionale, vogliamo spingere molto sull’automazione dei processi di gestione dei clienti (creazione dei documenti di viaggio, fatturazione, contratti, etc..) che garantiscono la scalabilità del progetto. Abbiamo una app in cantiere e naturalmente apertura ai mercati esteri. In particolare, ci interessa espanderci nel mercato americano, canadese e australiano, da sempre interessati al turismo outdoor, ai quali possiamo offrire un modo diverso di esplorare l’Europa».
La mission resta sempre quella di diventare un punto di riferimento per i ciclisti più appassionati e avventurieri, anche con proposte di bikepacking, gravel oppure su bici da corsa; per esempio sulle note salite del Tour de France.