Il suo primo immobile aprirà a Milano nel 2023
«Il nostro prodotto risponde anche alle esigenze delle startup. Perché attrarre talenti è sempre più difficile e la casa è un valore aggiunto. Diverse startup ci hanno già chiesto di opzionare un tot numero di appartamenti. Ci piacerebbe che il mondo dell’innovazione vedesse in noi un porto sicuro in cui stare bene». Nel giorno in cui la sua startup, Tulou, ha annunciato la chiusura di un round seed da 5,5 milioni di euro, il cofounder Andrea Colombo ha presentato a StartupItalia i progetti dell’azienda, che nel 2023 dovrebbe inaugurare il primo edificio a Milano, nel quartiere NOLO. «Ci occupiamo di rigenerazione urbana: non andiamo a costruire, ma trasformiamo immobili già esistenti». Il modello è quello del social housing, dove la sfera privata convive con quella relazionale, fatta di incontri, rituali, appuntamenti con gli altri inquilini per rafforzare e far crescere una comunità.
Tulou: il round
La startup Tulou, abbozzata come idea tra 2019 e 2020, ha raccolto un aumento di capitale di 5,5 milioni di euro guidato da PFC, family office della famiglia Marzotto. Ma come funziona il business? «Proponiamo l’immobile a un investitore, che sostiene i costi e ce lo dà in gestione; la progettazione, nella quale siamo parte attiva, viene poi svolta da uno studio esterno di architettura. Il business è legato all’affitto e ad alcuni servizi. Nel nostro team c’è molta attenzione alla sociologia e all’evoluzione del modello famigliare». Tutto questo come si tradurrà in un edificio (del quale, al momento, sono disponibili soltanto i render degli esterni)? «Ad esempio, gli ascensori e le scale non saranno di fronte all’ingresso, ma ai lati opposti dell’immobile». Ci si impiegherà più tempo per arrivare sull’uscio di casa. Tempo che potrà essere arricchito dall’incontro casuale con altri condomini.
Dove saranno gli immobili
L’inaugurazione del primo edificio di Tulou è programmato per il 2023, ma sono altri due su cui la startup sta lavorando. Uno si troverà in Bovisa, quartiere universitario del Politecnico di Milano, e l’altro a Monza. In totale i tre immobili conteranno 350 appartamenti di varie metrature. La startup ha poi in agenda aperture anche a Roma, Bologna, Firenze e Torino dove è alla ricerca di immobili da gestire o acquistare replicando quanto messo in piedi nel capoluogo lombardo. «I lavori per il primo immobile a NOLO sono già iniziati – ci ha spiegato Colombo -. Noi definiamo il nostro come un habitat collaborativo. Da recenti sondaggi è emerso che quasi la metà dei giovani professionisti, uno dei nostri target, si è dichiarata socialmente sola».
Servizi e persone al centro
La solitudine, acuita soprattutto durante i lockdown, è uno dei temi di cui – fortunatamente – si parla sempre di più. Questo perché ha un’influenza evidente sulla salute mentale, altro argomento sul quale soprattutto le giovani generazioni non sono più disposte a tacere. «Le persone daranno sempre più valore ai servizi – ha aggiunto Colombo -. in Tulou avranno autosufficienza. Ci saranno l’orto, la piscina, la palestra, lo spazio cinema. La dimensione privata dell’abitare, per noi, è meno rilevante rispetto alla dimensione relazionale». Chi ci vive o ci ha vissuto sa tuttavia quanto può essere faticosa la routine di Milano, così come di qualsiasi altra grande città. Un edificio può fare la differenza per avvicinare di più le persone tra di loro?
«Per questo abbiamo pensato ai rituali. Come la classe di yoga o di meditazione del 7:30 del mattino. La ritualità stimola ed è un impegno per facilitare gli incontri. Nei nostri immobili ci saranno palinsesti di attività a pagamento o in partnership con brand. E tutto sarà comunque bilanciato». Il modello non punta dunque a un grande centro commerciale con programmi fitti di incontri che possono generare fastidio e frustrazione negli inquilini. «Per fare conoscere gli edifici faremo interviste, virtual tour e partiremo sempre da un nucleo fondante di abitanti, che individueremo sei mesi prima dell’inaugurazione dell’edificio».
I costi
Come ha fatto sapere la startup, gli appartamenti sono pensati per essere messi soltanto in affitto e i target non sono specifici. Famiglie con bambini, coppie, giovani professionisti, studenti o soluzioni miste saranno valorizzate, ciascuna secondo le proprie esigenze. E per quanto riguarda il capitolo costi? «Si partirà da un canone all inclusive da 800 euro». Cifra nella quale, fa sapere Tulou, rientrano utenze, spese condominiali, wi-fi e accesso agli spazi condivisi come la palestra. «Crediamo che il nostro sia un prodotto competitivo. Il nostro è un abitare intenzionale – ha concluso Colombo – chi decide di vivere da noi sceglie di aderire a uno stile di vita».