Vive in California da dieci anni. Ha lavorato in Google e Airbnb. Oggi è a Pinterest. Fa parte anche della Business Association Italy America (BAIA), non profit che crea connessioni da prima che esistessero i social
«Lavorare in una Big Tech ti insegna a non aver paura a chiedere chiarimenti. A confessare i propri limiti con un collega o un manager. Sono arrivata in California nel periodo migliore, subito dopo la ripresa dalla crisi del 2008». In questa nuova puntata della nostra rubrica Italiani dell’altro mondo, incontriamo Serena Perfetto, responsabile di progetti tecnici per l’assistenza agli utenti e ai clienti di Pinterest, a San Francisco.
Nella Bay Area ha da poco fatto tappa una delegazione di oltre 150 imprenditori italiani, atterrati qui per toccare con mano un ecosistema che, tra mille difficoltà e incertezze, è ancora magnetico per tecnologie, investimenti e visioni sul futuro. «Nel settore delle Big Tech impari tanto», ci racconta in collegamento dall’altra parte del mondo, lei che ha iniziato a viaggiare subito dopo la laurea in Scienze politiche.
La storia di Serena Perfetto
Dei tanti profili finora incontrati di italiani e italiane dell’altro mondo, quello di Serena Perfetto svela che la strada verso una Big Tech non è lastricata soltanto di lezioni di ingegneria, informatica o business development. Qui si impara facendo. Le aziende assumono in base all’esperienza che una persona ha maturato. «Ma anche e soprattutto in base al potenziale».
Negli ultimi dieci anni in California Perfetto ha lavorato in SAP, Google e Airbnb, entrando in contatto con alcune delle figure più autorevoli della Silicon Valley, dai Ceo delle aziende a Douglas Leone, Venture Capitalist ed ex partner di Sequoia Capital. «Durante questa fase ho conosciuto tante persone che lavoravano nel settore tech e mi sono appassionata». Al punto che si è poi decisa ad applicare per ottenere la Green Card, fondamentale per chi vuole vivere in maniera permanente negli Stati Uniti.
«Nella mia vita mi è capitato di fare e disfare le valigie. Nel 2010 mi sarei dovuta trasferire a Bruxelles per lavorare nelle istituzioni europee. La notte prima del volo ero a Roma, dove una amica che viveva a San Francisco mi ha fatto cambiare idea nel tempo di una cena. Mi è bastato sentire i racconti della Silicon Valley. Volevo capire se potesse essere quello il mio posto». Così Perfetto ha staccato un biglietto per gli States iniziando a entrare in contatto con un mondo fatto non soltanto di sviluppatori.
La community prima dei social
Quella rete di relazioni è stata talmente importante che parte del proprio tempo oggi lo dedica ai connazionali che qui vengono in cerca di opportunità e risposte. BAIA, acronomio di Business Association Italy America, è una non profit in cui Perfetto siede come board member dal 2013 e di cui ricopre il ruolo di Presidente. «È una realtà nata nel 2005, prima dei social network. L’hanno lanciata per favorire le connessioni tra le persone. I fondatori di BAIA hanno individuato un bisogno, proprio come succede alle startup. Per la prima volta, gli expat della Silicon Valley potevano usufruire di uno spazio fisico e digitale, creato da BAIA, per incontrare altri professionisti del business e scambiare idee e opinioni».
A inizio millennio la Silicon Valley usciva della bolla delle dot.com e meno di un decennio dopo avrebbe attraversato la crisi del 2008. Un lasso di tempo che ha visto quel distretto dell’innovazione crescere. A pochi mesi dal fallimento della Silicon Valley Bank e in un periodo di tassi di interessi in salita, quell’ecosistema sta affrontando un momento di passaggio. Secondo David Sacks, imprenditore e co-host di un podcast molto seguito a tema tech (All-in), è come se ci fossero due città in questo momento in Silicon Valley: quella riservata alle startup dell’intelligenza artificiale e quella in cui abitano tutte le altre, in grande difficoltà.
Come sta la Silicon Valley
Con il successo globale di ChatGPT i fondi Venture Capital sono alla ricerca di startup early da sostenere, così come di realtà più strutturate da finanziare in attesa di moltiplicatori importanti sull’investimento. Sullo sfondo, intanto, continuano i licenziamenti in massa (da inizio anno oltre 200mila nelle realtà Big Tech tra Europa e Stati Uniti). Esperta di innovazione, Perfetto dà una lettura di questo fenomeno guardandolo in prospettiva.
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«La pandemia ha cambiato i giochi della Silicon Valley. Nel 2020 le aziende hanno fatto over-hiring. Hanno sfruttato al massimo il momento: le assunzioni servivano per aumentare il numero di clienti e offrire il migliore servizio possibile per tenerseli», assumendo oltre il dovuto per far fronte a una situazione evidentemente senza precedenti, con centinaia di milioni di persone costrette in lockdown. «Meta, per far un esempio, sta tornando ai numeri pre-pandemia». Secondo Perfetto quelli in corso non sono licenziamenti per scarsi rendimenti dei dipendenti mandati a casa. Lo stesso Elon Musk ha di recente riconosciuto che da Twitter ha licenziato molte più persone del necessario.
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«Non c’è una logica vera e proprio – aggiunge Perfetto – se non tagliare un team ed eliminare i costi fissi di ogni impiegato. Ricordo che assicurazione medica e contributi pensionistici sono a carico principalmente dell’azienda. È doloroso, ma sta nei contratti che si firmano: non c’è alcun preavviso. Il livello di soddisfazione di chi lavora ancora nel tech è ai minimi. L’incertezza è tanta, tra colleghi e amici, ci si chiede continuamente “Who’s next”, quale sarà la prossima azienda a fare un layoff?».
Come in tutte le crisi la certezza sta nella ciclicità del loro passaggio. Nel frattempo, per chi arriva a San Francisco con un progetto in mente, il consiglio è di partire dalla rete di connazionali che sono qui per dare una mano. BAIA organizza ogni anno diversi eventi per chiunque sia interessato e aggiorna la propria community con una newsletter che arriva a 5mila persone. Investitori, business angel, imprenditori, sviluppatori, appassionati: la rete per non farsi male e, soprattutto, non sentirsi soli in un periodo di tempesta è pronta a sorreggerli.