La 41esima edizione del più importante appuntamento dedicato alle scienze della vita si è svolta a San Francisco. Presenti gli amministratori delegati dei maggiori fondi di venture capital e diverse startup del nostro Paese (anche una delle finaliste a #SIOS22 Winter Edition), due delle quali invitate sul palco principale della conferenza
È tornata la J.P. Morgan Healthcare Conference. Dopo due anni di stop a causa della pandemia, dal 9 al 12 gennaio si è svolto il grande evento dedicato al mondo delle scienze della vita. Nata nel 1983, la conferenza si è tenuta come da tradizione all’hotel Westin St. Francis di San Francisco. Ha ospitato gli amministratori delegati e i dirigenti delle più importanti compagnie nei campi medico e farmaceutico, fra cui Pfizer, Bristol-Myers Squibb, Eli Lily, Roche e Gilead, oltre a figure istituzionali, come Robert Califf, a capo della Food and drug administration.
Mentre San Francisco era alle prese con piogge torrenziali e allagamenti, in un continuo viavai tra le sale conferenze, i corridoi e le stanze dell’albergo, otto mila persone si sono date appuntamento alla tre giorni delle biotecnologie più famosa al mondo. Manager e amministratori di grandi gruppi, CEO di startup, investitori venture capital e private equity provenienti da tutto il mondo sono arrivati in California per discutere di innovazioni, negoziare, stringere accordi e annunciare le principali novità.
Startup in cerca di investitori
L’evento è stato una vetrina per mostrare l’energia e la forte spinta all’innovazione del settore. Nonostante questo, a causa della guerra in Ucraina, la pandemia e l’inflazione, il contesto economico dell’anno appena iniziato è incerto e resterà complesso per le startup anche nei mesi a venire. Motivo per cui la J.P. Morgan Healthcare Conference ha rappresentato per le aziende innovative presenti un’opportunità per cercare di siglare accordi commerciali e trovare nuovi finanziatori, pur nella speranza di non ricevere valutazioni troppo basse rispetto alle aspettative.
Per dare un’idea della portata dell’evento, ci si può riferire alla Biotech Showcase, una conferenza parallela all’appuntamento principale e riservata agli investitori. Oltre 500 startup hanno presentato a fondi di venture capital e corporate i propri progetti, inerenti a diversi ambiti. Da novità in oncologia e immunologia, a soluzioni riguardanti il sistema nervoso centrale e le malattie cardiovascolari.
L’Italia delle biotecnologie alla J.P. Morgan Healthcare Conference
Il ruolo rilevante giocato dal nostro Paese nell’industria delle scienze della vita è testimoniato dal valore della produzione in questo ramo, che nel 2021 ha superato i 250 miliardi di euro, in crescita del 6,9% rispetto al 2020 e del 10,1% sul 2019. L’indotto generato dalla filiera delle life science è pari al 10,6% del Pil, mentre le risorse spese in ricerca e sviluppo delle aziende italiane farmaceutiche, di dispositivi medici e di biotecnologie ammontano a circa tre miliardi di euro, ossia l’11% del totale speso in R&D a livello nazionale. Ai dati economici si aggiunge l’elevata qualità della ricerca scientifica, alla quale, però, ancora troppo spesso non corrisponde la nascita di nuove imprese innovative.
Gran parte dei principali venture capital italiani nel mondo della medicina e della biologia si sono ritrovati a San Francisco. Claris Ventures, Sofinnova Partners, Indaco Venture Partners e Panakes Partners, tutti in fase di investimento dopo aver completato le raccolte fondi. Hanno incontrato startup, corporate e altri venture capital internazionali, per approfondire le tendenze di mercato, identificare al meglio i bisogni dei gruppi industriali, selezionare nuovi finanziamenti e supportare le aziende nei propri portafogli.
A testimonianza della crescita del settore, secondo i numeri del report di StartupItalia, pubblicato a #SIOS22 Winter Edition, nel 2022 il biotech è stato il terzo comparto più rappresentato tra le operazioni che hanno riguardato le startup italiane, con 16 accordi conclusi (altri dati sono disponibili nella puntata del nostro Viaggio in Italia dedicata al biotech).
Gli accordi chiusi durante la conferenza
Non solo venture capital. Alla J.P. Morgan Healthcare Conference c’erano anche i grandi nomi italiani del mondo farmaceutico, come Menarini, Chiesi Farmaceutici, Zambon, Dompé, Petrone e Angelini. Durante il convegno, è stata annunciata la finalizzazione di due importanti operazioni con società innovative estere.
In particolare, Chiesi ha ufficializzato l’acquisizione per quasi 1,5 miliardi di dollari di Amryt Pharma, compagnia irlandese quotata al Nasdaq, focalizzata sugli acquisti, lo sviluppo e la commercializzazione di nuovi trattamenti e medicinali per le malattie rare. Diverso il caso del gruppo Sifi, che ha formalizzato un contratto di licenza con l’olandese Avanzanite Bioscience. L’azienda, con sede ad Amsterdam, è nata nel 2021 e lo scorso anno ha lanciato sul mercato una piattaforma europea per la vendita di biofarmaci dedicati alla cura delle malattie rare. La partnership prevede la produzione e distribuzione esclusiva di Akantior, un prodotto oftalmico per la terapia della cheratite da Acanthamoeba – o cheratite amebica -, una grave infezione della cornea.
L’evento di agenzia Ice alla J.P. Morgan Healthcare Conference
L’11 gennaio, durante il secondo giorno di conferenza, l’ufficio di Los Angeles dell’agenzia Ice, per la promozione delle imprese italiane all’estero, ha organizzato un appuntamento dedicato alle startup attive nelle scienze della vita. L’obiettivo dell’incontro, organizzato negli spazi di Innovit, centro per la promozione dell’innovazione e della cultura italiana in Silicon Valley, era favorire gli investimenti esteri nelle imprese del nostro Paese. “È un’iniziativa governativa unica nel suo genere, poiché promuove l’Italia in Silicon Valley e negli altri hub di innovazione americani, con un modello che integra tecnologia, business e cultura, catalizzando investimenti e conoscenza a supporto delle nostre startup, Pmi e centri di ricerca nazionale, anche nel life science“, spiega Alberto Acito, direttore di Innovit, a StartupItalia.
Si tratta della sesta edizione dell’evento, intitolato “Italy on the Move“, all’interno del Centro di innovazione italiano in Innovit, gestito dalla Fondazione Giacomo Brodolini ed Entopan Innovation. Cinque le aziende presenti, Altheia Science, Euromed Pharma, Genenta, Sifi e Wise, alcune delle quali hanno preso parte anche ai convegni paralleli alla J.P. Morgan Healthcare Conference. Hanno partecipato anche tre importanti associazioni di settore, Farmindustria, Federchimica – Assobiotec e Alisei.
“L’Italia è un leader nelle scienze della vita, grazie alla qualità delle aziende e alle competenze dei ricercatori”
“Ita e il Consolato italiano di San Francisco supportano da anni la presenza delle imprese italiane durante la J.P. Morgan Healthcare Conference e avere ospitato l’evento di quest’anno ha aggiunto ulteriore forza alla promozione delle aziende nel settore. L’Italia”, prosegue il direttore di Innovit, “può contare su una leadership riconosciuta all’estero nelle life science, sia per la qualità delle nostre aziende, dove siamo i primi in Europa per la produzione nel farmaceutico, sia per le competenze dei nostri ricercatori, con centinaia di startup. Dal farmaceutico al biotech, dal medtech alla digital health“.
A oggi, Innovit ha lanciato due programmi di accelerazione dedicati a 15 startup e 15 pmi nei settori dell’intelligenza artificiale, metaverso, cultura e creatività. La call, aperta fino al 26 gennaio, selezionerà le migliori aziende, che verranno ospitate nel centro di San Francisco. “Lo scopo è garantire il continuo supporto istituzionale a startup e imprese innovative in un mercato chiave come quello americano, attraendo investimenti, facilitando collaborazioni strategiche e dando un contributo alla crescita della cultura imprenditoriale tra i nostri giovani”, sottolinea Acito. “In futuro, vorremmo lanciare una call di Innovit dedicata proprio alle scienze della vita, facendo anche leva sugli importanti investimenti dai venture capital italiani nel settore”.
Le startup italiane all’ombra del Golden Gate
A rappresentare il nostro Paese al convegno c’erano diverse realtà innovative e la speranza è che il numero possa aumentare in futuro, a partire già dalla prossima edizione dell’evento. Ecco le più importanti startup italiane (o fondate da italiani) che hanno partecipato alla J.P. Morgan Healthcare Conference 2023 o alle conferenze parallele, ossia Resi, Biotech Showcase, Annual Neuroscience Innovation Forum.
- Medical Microinstruments, fondata nel 2015 Pisa. Finalista di #SIOS22 Winter Edition, ha preso parte all’evento principale della J.P. Morgan Healthcare Conference. È specializzata nell’applicazione di tecnologie basate sulla robotica al settore medico, per il miglioramento dei risultati clinici degli interventi di microchirurgia. Guidata dal CEO, Mark Toland, nel 2019 ha ottenuto l’approvazione del marchio CE per il proprio sistema chirurgico e l’autorizzazione della Food and drug administration per effettuare una ricerca clinica della propria soluzione. A luglio, ha chiuso un round di serie B di 75 milioni di dollari e ha annunciato la realizzazione di un centro di ricerca a Pisa e il trasferimento della sede legale negli Stati Uniti.
- Dante Genomics, fondata nel 2016 da Andrea Riposati, CEO, e Mattia Capulli, ha sede New York ed è stata l’altra impresa italiana a partecipare all’evento principale della conferenza. Attraverso intelligenza artificiale e machine learning, una tecnologia proprietaria è in grado di effettuare il sequenziamento del Dna dei pazienti, immagazzinando e ordinando le informazioni. L’obiettivo è offrire alle persone la possibilità di prendere decisioni consapevoli sulla propria salute, mettendo a disposizione uno strumento per effettuare approfondimenti in modo semplice e all’occorrenza.
- Wise, fondata nel 2011 a Cologno Monzese (Milano). Guidata dal CEO, Luca Ravagnan, sviluppa elettrodi impiantati di ultima generazione per neuromonitoraggio e neuromodulazione, con l’obiettivo di cambiare la produzione di elettrodi e migliorare il trattamento dei pazienti. Tra i dispositivi realizzati, c’è Wise Cortical Strip, per il quale la startup ha ottenuto il marchio CE nel 2021. Questo strumento permette di stimolare e registrare l’attività elettrica del cervello, supportando il neuromonitoraggio intraoperatorio durante l’asportazione di tumori cerebrali o l’intervento per alcuni tipi di lesioni.
- Diadem, fondata nel 2012, con sede legale a Brescia e uffici a Londra e in California. Nata come spin-off dell’Università di Brescia, è guidata dal CEO, Paul Kinnon, e sviluppa AlzoSure Predict, un test ematico per la diagnosi precoce e predittiva dell’Alzheimer, fino a sei anni di anticipo rispetto alla comparsa dei sintomi definitivi. Attraverso la soluzione dell’azienda lombarda, dovrebbe essere possibile migliorare il trattamento dei pazienti. Ha ricevuto un prestito di 7,5 milioni di euro dalla Banca europea per gli investimenti lo scorso marzo.
- Cellply, fondata nel 2013 a Bologna. Guidata da Massimo Bocchi, CEO, progetta strumenti analitici che permettono lo sviluppo di terapie cellulari contro il cancro, aiutando le aziende biotech, farmaceutiche e cliniche a ridurre i costi, i temi e le inefficienze. Attraverso un particolare dispositivo, singole cellule immunitarie vive interagiscono con cellule tumorali, consentendo ai medici e agli scienziati di osservarne il comportamento in determinati contesti biologici. A gennaio del 2022, grazie a un ultimo investimento di 810mila euro, ha concluso un aumento di capitale di 2,8 milioni di euro.
- Iama Therapeutics, fondata nel 2021 a Genova. Nata dall’iniziativa di Laura Cancedda e Marco De Vivo, rispettivamente a capo dei gruppi di ricerca Brain development and disease e Molecular modeling and drug discovery dell’Istituto italiano di tecnolgia di Genova, si concentra sul trattamento dei disturbi del sistema nervoso centrale. Guidata dal CEO, Andrea Patricelli Malizia, la startup sta sperimentando un inibitore selettivo di un particolare tipo di proteina, che ha mostrato risultati preclinici positivi nel trattamento dei sintomi legati alla sindrome di Down, disturbi dello spettro autistico, epilessia e alcune malattie orfane e rare del neurosviluppo. A marzo dello scorso anno, ha concluso un finanziamento di otto milioni di euro.