Sono cifre a cui ci stiamo abituando per quanto riguarda l’ecosistema AI a stelle e strisce. L’accordo da 300 miliardi di dollari tra OpenAI e Oracle segna un’altra importante notizia rispetto all’impegno che Big Tech e non solo (c’è anche la politica) vogliono dedicare a questa tecnologia.
Dopo aver chiuso il round da 40 miliardi di dollari a inizio 2025, registrando una valutazione da 340 miliardi, la società di Sam Altman ha crescente bisogno di potenza di calcolo per alimentare i propri software. Ed è per questo che è andatoa bussare alla porta di Oracle, la multinazionale guidata da Larry Ellison, uno dei diversi alleati di Donald Trump in Silicon Valley e per poco tempo nelle ultime ore divenuto l’uomo più ricco del mondo grazie a questo accordo.

Perché OpenAI pagherà 300 miliardi di dollari a Oracle
Si tratta di uno dei più importanti deal in ambito cloud mai siglati. La potenza di calcolo richiesta alla società madre di ChatGPT sarà necessaria almeno per i prossimi cinque anni. La prima testata a dare la notizia è stata il Wall Street Journal. Grazie a questo contratto da 300 miliardi di dollari OpenAI potrà contare su una potenza di 4,5 gigawatt.
A seguito dell’annuncio di questo accordo le azioni di Oracle sono salite e di conseguenza hanno premiato il patrimonio di Larry Ellison, che ha superato Elon Musk sulla vetta, ma per qualche ora. Al momento conta su 383 miliardi di dollari in portafoglio, mentre il Ceo di Tesla ha 1 miliardo in più. Tanto gli è bastato per riguadagnare il primato.
Larry Ellison, perché è tornato al centro del dibattito?
Da quando Trump è tornato alla Casa Bianca Oracle è stata citata dal tycoon per due progetti ambiziosi. Lo Stargate è una iniziativa da mezzo trilione di dollari che coinvolge OpenAI, SoftBank e la stessa Oracle per costruire una rete di datacenter negli Stati Uniti. Inoltre Ellison è stato nominato dal presidente USA come possibile acquirente di TikTok.
Ormai la questione si trascina da mesi dopo che a gennaio 2025 per poche ore il social di ByteDance è stato offline negli USA come conseguenza di una legge bipartisan che ne impone il ban a meno che non venga venduto a un soggetto non cinese. Di proroga in proroga Trump non ha ancora risolto questa situazione.