Già da adolescente era in grado di compiere difficili operazioni di hackeraggio, mettendo a segno decine di attacchi informatici. La prima condanna gli è stata inflitta a 17 anni, per oltre 50mila reati. Chi è davvero Julius Kivimaki, l’hacker più ricercato d’Europa?
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La storia di Julius Kivimaki
Nato a Espoo, nel sud della Finlandia, il 2 agosto 1997, il suo vero nome è Aleksanteri Tomminpoika. Appassionato di tecnologia informatica, ha celato la sua vera identità dietro diversi nickname; per un periodo si è fatto chiamare Zeekill. Nel tempo, avrebbe collaborato con altri giovani cybercriminali, confluendo poi nei gruppi Lizard Squad e Hack the Planet, composti per lo più da adolescenti. Ha, poi, continuato a mettere a segno diversi attacchi informatici di alto profilo fino a quando, nel 2014, è stato arrestato dalla polizia.
L’attacco del 2014
Si ritiene che ci sia lui dietro l’intrusione subita da Playstation Network e Xbox Live alla vigilia di Natale del 2014. Un attacco che provocò l’inoperatività delle piattaforme da cui non era più possibile scaricare videogiochi, registrare nuove console o giocare con i propri amici online, provocando un disservizio che interessò milioni di utenti. Allora venne accusato di 50.700 reati di hacking, ma non venne incarcerato. La sentenza fece molto scalpore non solo in Finlandia: diversi esperti di sicurezza informatica criticarono apertamente la decisione di tenere a piede libero un ragazzo così pericoloso.
L’accusa e l’arresto
Tra la fine del 2018 e l’inizio del 2019, la società di psicoterapia finlandese Vastaamo segnalò una massiccia violazione di dati personali. Vennero sottratte le cartelle sanitarie di decine di migliaia di pazienti. Poco dopo l’attacco, Julius Kivimaki contattò i funzionari dell’azienda chiedendo una cospicua somma in denaro altrimenti avrebbe diffuso le informazioni liberamente sul web. I dirigenti non cedettero alla minaccia. Julius Kivimaki allora si rivolse direttamente ai pazienti della clinica. Intimò ad ognuno di loro un riscatto di 200 euro per non diffondere in rete i contenuti delle sedute psicologiche entro le prime 24 ore. Superata questa scadenza, il riscatto dei dati sarebbe ammontato a 500 euro. La paura di veder trapelato i propri più intimi dettagli portò diverse persone a pagare la somma richiesta. Rintracciato a Parigi, Julius ora è finito in carcere con l’accusa di aver ricattato 33mila persone rubando loro informazioni sanitarie e divulgando i loro dati sensibili.