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Formazione e innovazione non fanno soltanto rima. Sono fattori che si autoalimentano, dal momento che le aziende più innovative sono anche quelle che credono di più nelle competenze. Le skill apprese sono d’altra parte l’ingrediente necessario per portare il cambiamento nei processi, sui servizi e nel miglioramento dei prodotti. Vale senz’altro all’interno delle società digital native, come le startup, ma vale soprattutto per quel tessuto imprenditoriale che deve ancora colmare il gap. Secondo lo studio “AI 4 Italy: Impatti e prospettive dell’Intelligenza Artificiale Generativa per l’Italia e il Made in Italy”, elaborato da The European House – Ambrosetti in collaborazione con Microsoft Italia, a parità di valore aggiunto generato, l’adozione di strumenti di AI generativa libererebbe 5,4 miliardi di ore che corrispondono alle ore lavorate in un anno da 3,2 milioni di persone. Come ha spiegato Matteo Mille, Chief Marketing and Operations Officer di Microsoft Italia a SIOS23 Intelligenze a Milano, «se usassimo l’AI generativa in modo pervasivo, soprattutto nelle PMI, potremmo aumentare il PIL italiano del 18%». Ma per ottenere simili traguardi non basta migrare sul cloud o adottare un software di AI: occorre un cambiamento strutturale, a cominciare da quelle PMI che in Italia rappresentano il 95% delle 4,4 milioni di imprese attive in Italia.
Come funziona AI L.A.B
Per accompagnare le PMI italiane in questo percorso di adozione di nuovi strumenti Microsoft Italia ha strutturato l’AI L.A.B. (Learn – Adopt – Benefit) con l’obiettivo di promuovere e diffondere anche nelle PMI soluzioni di intelligenza artificiale, con ricadute concrete su produttività, automazione dei processi e cultura aziendale. L’interesse globale che si è generato attorno al tema AI potrebbe suggerire che ci si trovi di fronte a una moda (l’ecosistema tech ne è pieno). Altri invece sottolineano che quella appena partita sia una rivoluzione industriale che investirà l’intero panorama produttivo, con una selezione ancora più netta tra chi sarà competitivo e chi perderà terreno.
Con l’AI L.A.B. for Digital Entrepreneurs, Microsoft Italia ha iniziato a dialogare e collaborare con quelle PMI disposte a potenziare la propria infrastruttura aziendale con strumenti di intelligenza artificiale. «Quando si avvia un processo di trasformazione digitale occorre coinvolgere tutti i dipartimenti dell’azienda. Ma cosa più importante bisogna partire dal Ceo. Se non ci crede il progetto non avrà mai successo». A dirlo è Lenny Vercruysse, Ceo di Be-Cloud. Molti degli imprenditori con cui Microsoft collabora sono poi diventati ambassador delle tecnologie. Innovazioni che tuttavia non funzionerebbero con un approccio passivo.
PMI a un bivio
Su StartupItalia le notizie che pubblichiamo ogni giorno restituiscono un quadro nel quale tutte le Big Tech e le scaleup si stanno attrezzando. Ogni giorno è buono per conoscere l’ennesimo strumento di AI pronto all’uso. Ma una PMI, che può contare su risorse e infrastrutture limitate, non deve sentirsi tagliata fuori da questo mercato. A maggior ragione le società più piccole dovrebbero accelerare nella transizione digitale. L’AI L.A.B for Digital Entrepreneurs è un percorso che comincia da una valutazione del livello di maturità digitale a cui seguono percorsi di formazione per sperimentare software e tecnologie.
«Da noi i dipendenti devono frequentare almeno tre corsi di formazione all’anno», ha detto Paolo Fornari, Communication and External Relations Manager di Giunko, azienda che collabora con Microsoft Italia. Allenare nuove competenze in un mercato sempre più ricco e competitivo è una strada obbligata. L’intelligenza artificiale sta diventando una sorta di seconda lingua perché permette di dialogare in una maniera sempre più immediata e naturale con le macchine. Il risparmio di tempo è quantificabile e sprigionerebbe quella creatività che lo stesso Mille ha definito a SIOS come l’innovazione del futuro.
Il programma AI L.A.B. per le imprese apre a un percorso di valutazione e sviluppo congiunto per potenziarne il vantaggio competitivo nel mercato globale. L’offerta comprende consulenza personalizzata, attività di assessment e implementazione di tecnologie avanzate. In gioco non c’è soltanto la crescita, ma anche la sicurezza dei dati. La digitalizzazione delle PMI è uno strumento di difesa contro gli attacchi informatici, a cadenza quotidiana in Italia e nel mondo. «Per porre rimedio ai ransomware si usano i soldi dell’EBITDA – ha aggiunto Mariano Cunietti, Chief Information Officer di D-Orbit -. Per le PMI questo può essere troppo salato per sopravvivere. La digitalizzazione passa soprattutto da un cambiamento culturale». In un futuro ideale, dove davvero l’AI contribuirà a una crescita importante del PIL, il Paese non risolverà certo tutti i suoi problemi – entro il 2040 l’Italia perderà circa 3,7 milioni di occupati. A ulteriore dimostrazione del fatto che le tecnologie, per quanto sorprendenti, risolvono poco se le persone non puntano sulla propria, di intelligenza.