Bloomberg svela i dettagli del patto fra i due colossi per “tracciare” i comportamenti d’acquisto degli utenti fuori dal web e valutare l’efficacia delle pubblicità online
Chissà, magari monterà in una nuova Cambridge Analytica. Magari no. Fatto sta che, secondo Bloomberg, Google e il colosso delle carte di credito Mastercard avrebbero stretto nel corso dell’ultimo anno un accordo riservato in grado di tracciare gli acquisti offline dei possessori di carte rendendoli disponibili anche a selezionati inserzionisti. Per capire, così, l’efficacia reale delle loro inserzioni. Si tratterebbe di oltre due miliardi di operazioni di consumatori Usa, evidentemente poi bombardati da pubblicità cucite su misura anche dei loro atteggiamenti per così dire “fuori” dall’e-commerce.
L’accordo
Stando al resoconto di Bloomberg Google avrebbe pagato milioni di dollari per avere accesso a queste informazioni e le due società avrebbero anche discusso una sorta di divisione dei guadagni. La trattativa sarebbe andata avanti per quattro anni prima di concludersi positivamente e non era mai stata svelata in precedenza. Lo avrebbero rivelato quattro persone che, all’epoca, lavorarono all’intesa, tre delle quali in prima persona. Si tratta di accordi che spesso i colossi digitali stringono con chi dispone di informazioni offline a cui non possono accedere, per migliorare il proprio lavoro di distributori di pubblicità mirata. Facebook lo ha fatto per anni. Il punto sarebbe eventualmente la scarsa o mancata trasparenza. Ad esempio, l’anno scorso Big G ha annunciato un servizio chiamato “Store Sales Measurement” sostenendo di avere accesso ad “approssimativamente il 70%” delle carte di debito e credito statunitensi attraverso dei partner, senza menzionarli.
“Prima di lanciare questo prodotto in versione beta lo scorso anno, abbiamo sviluppato una nuova tecnologia di crittografia in doppio cieco che impedisce sia a Google sia ai nostri partner di visualizzare le informazioni personali identificabili degli utenti – ha spiegato Mountain View in una nota – non abbiamo accesso a nessuna informazione personale dalle carte di credito e di debito dei nostri partner, né condividiamo alcuna informazione personale con i nostri partner. Gli utenti Google possono fare opt out in qualsiasi momento utilizzando gli strumenti gestione Attività Web e App”. Il colosso ha invece negato ogni condivisione dei guadagni con Mastercard.
La trasparenza
Secondo molti osservatori, tuttavia, questo tracciamento offline solleva di nuovo questioni enormi sulla privacy e soprattutto sul consenso informato alla raccolta di dati diversi da quelli per i quali si crede di essere “sotto osservazione”: “Le persone non si aspettano che le cose comprate nei negozi fisici siano collegate a quelle comprate online, non c’è abbastanza informazione ai consumatori su cosa stanno facendo e che diritti hanno” ha spiegato Christine Bannan dell’Electronic Privacy Information Center.
Seth Eisen, portavoce di Mastercard, ha declinato ogni commento sul tema specifico. Anche se ha spiegato che Mastercard condivide le tendenze sulle transazioni con i “merchant”, cioè i venditori, e i loro fornitori di servizi per aiutarli a misurare “l’efficacia delle loro campagne pubblicitarie”. Esattamente questo sarebbe avvenuto anche con Big G e solo col consenso dei partner commerciali. In ogni caso, precisa l’azienda, non si tratta di informazioni personali. Il tracciamento avviene solo per chi è loggato in qualcuno dei servizi di Google, per acquisti avvenuti entro 30 giorni e non si sia tirato fuori dal meccanismo. Questo è un altro punto: non sarebbe abbastanza chiaro come fare a sganciarsi.