Il popolare giornalista e scrittore è stato truffato da una mail, ma se l’è presa con l’azienda elettrica. Colpa sua? Colpa nostra
Il digitale, si sa, può essere pericoloso. Lo ha scoperto a proprie spese anche Corrado Augias, incappato in una mail truffaldina; phishing, lo chiamano gli esperti.
Nei giorni scorsi ha tenuto banco il caso delle challenge sui social. I mezzi di informazione si sono affrettati a collegare il suicidio di alcuni ragazzi alle sfide sul cellulare, ma – al di là del legame che deve ancora essere provato – un fatto di cronaca è diventato l’occasione per aprire un dibattito sulle regole.E rendersi conto che – man mano che le nuove possibilità comunicative vengono esplorate e il pubblico si ampia – il web si trova ad affrontare nuove sfide. Che devono essere accettate.
Il dibattito sulla sicurezza di internet ha tracimato le pagine delle riviste di settore, dove ci si focalizza da sempre sull’aspetto della cybersecurity, per assumere una connotazione più sociale. Ma il salto di qualità verso una comprensione più profonda delle dinamiche della Rete non comporta che i vecchi pericoli siano acqua passata.
Parallelamente al diffondersi del digitale – un salto in avanti, ritengono alcuni, di cinque anni – nuove categorie di utenti vengono reclutate. Bambini, e anche anziani.
Corrado Augias e l’inciampo nel phishing
Il caso è stato segnalato dal magazine Policy Maker. Corrado Augias, noto scrittore, uno dei padri nobili del giornalismo culturale italiano, stamane ha raccontato su Repubblica di aver ricevuto una mail, una mail di phishing. L’ignaro conduttore di Telefono Giallo empatizzava con un lettore (che si lamentava della burocrazia italiana), e per mostrare solidarietà, ha raccontato un episodio di pochi giorni fa.
“Poiché ognuno ha le sue pene, facciamo come al bar” comincia il testo.
La comunicazione, che parlava del mancato pagamento di una novantina di euro, arriva in italiano sgangherato, come il giornalista non manca di rilevare, ed è firmata Enel.
Passo dopo passo, ansioso di ripianare il debito, Augias si inoltra tra richieste di password e credenziali, rilevando (il fiuto non gli manca) una serie di anomalie. Per un “esperto” la diagnosi sarebbe immediata: phishing.
Ma non è questo il caso, e non certo per colpa del malcapitato. Che, bontà sua, si è spinto da solo al punto di saldare una bolletta online a ottantacinque anni. Un atto che merita un plauso.
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Augias paga. Ma senza aver compreso di essere inciampato nel phishing. Così, nel suo articolo per il quotidiano di Roma se la prende con la società elettrica. “E’ l’Enel che non capisco – scrive – Con la bella pubblicità che fa, così moderna, dinamica, apparentemente amichevole, non ha una persona in grado di scrivere un messaggio in italiano comprensibile? Né un tecnico capace di organizzare una finestra di dialogo?”.
Phishing 1 – Augias 0
La compagnia elettrica purtroppo non c’entra nulla. Quello di cui è stato vittima è un tranello da malandrini, che inviano quantità monstre di mail a casaccio, sperando che qualcuno abbocchi. Un abbonamento a un software in grado di farlo costa trenta euro al mese. I guadagni giustificano abbondantemente l’ “investimento”. Peccato siano illeciti.
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Il phishing è esploso con la pandemia, non solo nel PC di Augias. Per questo, l’attenzione di aziende e legislatore non può fare più a meno di tenere conto degli utenti più anziani del web, da sempre trascurati per il semplice motivo che non lo usavano.
Forse una bella campagna di comunicazione istituzionale diffusa su televisione e radio, i media più usati da questa porzione di cittadini, non ci starebbe male (ad avere un governo…). Augias, con un po’ di autoironia, potrebbe anche fare da testimonial.
Il giornalista, da par suo, la prende con stile. E un po’ di rammarico. “Avrei dovuto subodorarlo” ci racconta al telefono, spiegando che domani si scuserà sulle pagine di Repubblica. Ma il risultato, confessa, è che a saldare una bolletta con il computer non ci proverà più.
Se qualcuno aveva ancora dei dubbi sul fatto che siamo lontani dal superare il digital divide, è servito. C’è sempre “ben altro” a cui pensare. Intanto i farabutti prosperano. Sulle spalle dei più deboli.