Per Confedilizia trasferire la riunione di condominio online deve richiedere l’unanimità dei consensi, o si rischia di escludere chi non ha un PC o non ha confidenza con la tecnologia
In tempi di pandemia non è ovviamente auspicabile riunire più condomini nel medesimo locale per celebrare le assemblee condominiali, ma la vita, nei nostri condomini va avanti, le decisioni devono essere prese, i bilanci approvati… Per questo negli scorsi mesi abbiamo visto fiorire tanti software e una moltitudine di app per rendere le riunioni online, così da poterle organizzare validamente da remoto. Con la conversione del decreto Agosto è divenuta legge la norma che consente lo svolgimento delle assemblee condominiali online, ma non tutti sono d’accordo…
Leggi anche: Toti: «Anziani non indispensabili alla produttività». Ma è davvero così?
A chi non piacciono le assemblee condominiali online
La norma sulle assemblee condominiali online “lede gravemente i diritti di tutti i condòmini e, in particolare, dei soggetti più fragili: anziani e famiglie meno abbienti”. Lo sostiene Confedilizia, l’associazione dei proprietari di casa, che non gradisce affatto la nuova legge che dà la possibilità di svolgere l’assemblea condominiale esclusivamente in videoconferenza con il consenso della “maggioranza dei condòmini” senza più ricorrere all’unanimità. E, per questo, ne chiede la “revisione”.
Si sostiene perciò che tale previsione – che sostituisce la precedente, che prevedeva il necessario consenso di “tutti i condòmini” – impedirà di fatto a milioni di persone, non in grado o comunque nell’impossibilità di utilizzare mezzi telematici, di partecipare alle riunioni di condominio, creando comunque un generale aggravio di costi. “Si cancella – la denuncia di Confedilizia – in un colpo solo uno dei principii cardine dell’intera disciplina condominiale: la possibilità, per tutti gli aventi diritto, di partecipare all’assemblea. E poiché non necessariamente la maggioranza dei condòmini è espressione della maggioranza dei valori millesimali, si avrà l’ulteriore, assurda conseguenza che un gruppo di condòmini numeroso, ma rappresentativo complessivamente di pochi millesimi, potrà vincolare l’intera compagine condominiale”.
“È facile prevedere la nascita di un diffuso contenzioso, che bloccherà qualsiasi decisione, rendendo impossibile lo svolgimento sia dell’ordinaria attività condominiale sia di quella straordinaria, compresi i lavori per il Superbonus del 110 per cento, già fortemente ostacolati dalle difficoltà nei rapporti con le amministrazioni locali a causa del lavoro a distanza dei dipendenti comunali”.