Un nuovo test sull’intelligenza artificiale ha dato risultati non proprio rassicuranti
«Dovremmo essere preoccupati, perché questi volti sono incredibilmente efficaci per scopi nefasti, come il revenge porn o la frode». Sophie Nightingale della Lancaster University nel Regno Unito non ha nascosto i timori scaturiti dalle analisi di un test condotto su alcune centinaia di volontari. Insieme al collega Hany Farid dell’Università di Berkley in California, hanno chiesto di visionare foto di persone: i partecipanti dovevano individuare quali, secondo loro, fossero foto false e quali invece foto di persone vere. Come si legge su Silicon Republic, i volti deepfake sono stati giudicati più attendibili. I dati a supporto di questa conclusione sono stati giudicati significativi.
«La nostra valutazione del fotorealismo dei volti sintetizzati dall’IA indica che la tecnologia è in grado di creare volti che sono indistinguibili e più affidabili di quelli reali», hanno concluso i ricercatori. Come spesso accade di fronte a notizie simili è doveroso non precipitare nella condanna di una tecnologia, che può infatti essere utilizzata per scopi buoni o cattivi. Quel che è certo è che gli sviluppi sull’intelligenza artificiale sembrano davvero arrivati a un punto di perfezione.
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Negli scorsi anni numerosi video deepfake hanno fatto notizia perché volti ricreati a computer di capi di Stato e politici hanno pronunciato frasi eclatanti. Scoperto l’inganno la questione è stata derubricata a un meme qualsiasi. Di mezzo ci sono andati l’ex presidente degli USA, Barack Obama, e il suo predecessore Nixon, il cui avatar è stato realizzato dal MIT di Boston a scopo di ricerca (il Nixon fake diceva che i membri della spedizione Apollo 11 erano tutti morti sulla Luna). Questioni sui quali in molti potrebbero sorridere. Ma che impongono anche una riflessione sui rischi di uno scenario in cui, online (o nel metaverso), continueremo a incontrare e comunicare con persone.
