L’Intelligenza artificiale sta entrando sempre più nelle nostre vite: possiamo intrattenere lunghe conversazioni coi chatbot, ottenere immagini e vignette simpatiche e metterla persino alla prova nella realizzazione di cortometraggi. Ma la declinazione che maggiormente ci interessa riguarda il lavoro: per questo eravamo particolarmente ansiosi di mettere alla prova Mobvoi TicNote, il registratore dell’azienda nota finora per i suoi smartwatch sportivi che, infilato nel taschino della camicia, in queste settimane si è rivelato un assistente virtuale prezioso e attento.

Mobvoi TicNote, ottimo per i verbali. E per le interviste?
Per noi giornalisti essere puntuali e attenti nella scelta delle parole è ben più di un imperativo morale che discende dal codice deontologico: ne va dell’attendibilità della nostra firma, tanto più quando si riportano le dichiarazioni ascoltate in una intervista.
Ecco perché, potenzialmente, il Mobvoi TicNote è un ottimo alleato e una interessante alternativa al classico registratore, dal momento che può sbobinare in automatico le conversazioni prese di persona o via telefono.

In realtà Shadow, ovvero l’Intelligenza artificiale che ha preso dimora nel dispositivo, al momento, se la cava egregiamente con l’inglese, mentre con l’italiano presenta qualche difficoltà in più, scordando talvolta di annotare con la dovuta attenzione i singoli termini utilizzati nelle conversazioni (succede comprensibilmente soprattutto quando le voci dei due interlocutori si sovrappongono: può capitare soprattutto al telefono) oppure perdendo proprio il filo logico e interpretando il contesto in modo grossolano.

Se lo si vuole utilizzare avendo la necessità di riportare fedelmente un virgolettato (esigenza che possiamo avere noi giornalisti nelle interviste, ma anche gli avvocati in sede di accordi con le controparti o gli alunni durante le lezioni universitarie) bisogna perciò prestare attenzione: l’Intelligenza artificiale generativa migliora con l’uso, ma al momento gli scivoloni sono tutt’altro che rari.
Ottima, invece, la sua capacità di verbalizzare le conversazioni (anche in questo caso dal vivo o telefonicamente). Sembrerebbe la consegna più complessa dal momento che richiede logica, capacità di individuazione dei punti chiave e una buona sintesi – tanto più considerato che la trascrizione 1:1 delle conversazioni non è sempre aderente – invece il Mobvoi TicNote assolve al proprio compito in modo davvero ragguardevole.

Perciò, chi deve redigere verbali di varia natura (pensiamo agli amministratori di condominio o ai segretari delle assemblee) avrà un’ottima sintesi dell’incontro a propria disposizione appena terminata la riunione. Allo stesso modo è notevole la perizia con la quale il Mobvoi TicNote estrapola dal materiale registrato mappe mentali: si tratta di una funzione pensata principalmente per gli studenti ma che eventualmente può essere utile anche ai manager per passare al setaccio le cose realmente importanti di un brainstorming.
Anche a livello hardware Mobvoi Ticnote sorprende essendo piccolissimo, leggerissimo e sottilissimo (tant’è che richiede una presa magnetica proprietaria per la ricarica, perché la USB-C non starebbe nella scocca). Forse persino troppo: avremmo infatti preferito uno schermo più grande per capire meglio in quale modalità di registrazione ci troviamo (se siamo insomma connessi al telefono pronti a registrare una chiamata o in locale). Davvero bellina la custodia in finta pelle che, oltre a fare la sua figura, lo protegge pure dagli urti.
Il grosso del lavoro avviene naturalmente connessi all’app proprietaria con il piano gratuito che prevede 4500 minuti di registrazione, mentre quello Pro (14,99 al mese, 89 l’anno) sblocca anche lo spazio di archiviazione in cloud illimitato e 300 minuti al mese di funzioni basate sull’AI. Ottima la durata della batteria: in un mese anche utilizzandolo frequentemente lo abbiamo dovuto ricaricare solo due volte.