Petals è una app, sviluppata dall’Università di Coventry, che vuole aiutare e informare le giovani donne a rischio mutilazione genitale. «Ma vogliamo che venga scaricata anche dagli uomini perché capiscano la portata di questo fenomeno».
Si chiama Petals ed è una app, nata all’interno dell’Università di Coventry, che aiuta le giovani donne a evitare la pratica barbara delle mutilazioni genitali. Consente, infatti, di denunciare, in forma anonima, una situazione di pericolo legata alla possibilità di subire torture (perché non possono essere chiamate altrimenti) come l’infibulazione o l’escissione.
«Ma è utile a tutti, perché informa su queste pratiche barbare e incivili» dice Samira Murenzi, 17 anni: «Vogliamo che anche gli uomini effettuino il download per prendere coscienza di quello che succede a molte donne che vivono intorno a loro». Ma anche per venire in soccorso di sorelle, amiche, conoscenti.
Prevenzione e denuncia (numeri e casi)
Il progetto è stato sviluppato in collaborazione con l’Ente Nazionale per la Prevenzione degli abusi sui minori (NSPCC). E non è un caso che sia stata lanciata a luglio, al termine delle scuole e con l’avvento dell’estate. Molte giovani ragazze, immigrate in Inghilterra, col pretesto delle vacanze, vengono ricondotte in Africa per essere sottoposte a questi riti. Soprattutto a partire dal 2003, quando questa pratica è stata riconosciuta illegale e bandita dal governo britannico.
E i numeri sono impressionanti. Solo in Gran Bretagna si stima che siano più di 20mila le ragazze che sono a rischio di subire quella che viene chiamata FMG (Female genital mutilation) mentre sono più di 170mila quelle che già convivono con gli effetti devastanti di questa pratica.
All’interno dell’applicazione è stato introdotto anche un quiz per testare la propria conoscenza riguardo a questo fenomeno. Accanto adesso è stato implementato un vero glossario con tutti i termini, scientifici e no, per approfondire le informazioni, spesso di natura medica, che vengono fornite.
Perché Petals è nata a Coventry
L’Università della città anglosassone è stata una delle prime a condurre degli studi così accurati sul fenomeno e aver proposto una campagna di sensibilizzazione così ampia. Coventry, del resto, risulta essere la seconda città della Gran Bretagna per numero di domande di asilo ricevute. Solo Londra ne gestisce di più.
Hazel Barrett, professore del Coventry University’s Centre for Communities and Social Justice, è uno dei protagonisti di questa battaglia sociale: «Abbiamo appurato che il 2% della popolazione di Coventry è costituito da donne che hanno sofferto di FMG». Una percentuale solo apparentemente bassa che invece dimostra la reale portata del problema.
Il silenzio da abbattere
La maggior parte di queste ragazze preferisce tenere per sé un segreto che non è facile da rivelare. Il rischio è quello di disonorare, o venire disonorate, dalla famiglia: «La pressione che queste giovani donne subiscono è quasi insopportabile. Lo stesso vale per chi vorrebbe aiutarle ma non può per lo stesso problema. Anche per questo abbiamo voluto che le richieste di aiuto tramite la nostra app potessero arrivare in forma totalmente anonima».