Gli sherpa hanno un nuovo alleato sull’Everest: il trasporto di attrezzature, come bombole di ossigeno, e di scorte di cibo viene in parte affidato ai droni. Da alcuni mesi sulla vetta più alta del mondo è in corso un test che coinvolge la startup nepalese Airlift Technology che fa decollare droni capaci di sollevare quelli che in gergo si chiamano payload, ovvero carichi. Un bell’aiuto per gli alpinisti, soprattutto perché accelera i tempi e riduce i rischi.
L’obiettivo della Airlift Technology sull’Everest
Come si legge sul sito dell’azienda nepalese, l’iniziativa è realizzata in collaborazione con la municipalità di Khumbu Pasang Lamhu e l’azienda cinese DJI, leader globale nel settore dei droni e che ha donato alcuni dei suoi modelli alla startup. Il test di cui si parla di più sul sito ha condotto un carico di 15 kg a oltre 6mila metri. Il carico massimo testato al Campo Base dell’Everest è stato invece di 32 kg.
Droni spazzini sull’Everest
Ma non c’è solo la necessità di portare carichi in quota, come bombole di ossigeno e score di cibo. Come spesso leggiamo pure il tetto del mondo fa i conti con il problema della spazzatura. Stando alla Sagarmatha Pollution Control Committee 77,19 tonnellate di rifiuti sono state raccolte dal solo campo base dell’Everest nella stagione di arrampicata 2024. I droni quindi diventano preziosi per trasportare l’immondizia e smaltirla: in un’ora un UAV è riuscito, facendo avanti e indietro, a spostare 234 kg di rifiuti.
I droni messi a disposizione da DJI vengono incontro anche agli sherpa, che in base a norme non possono trasportare più di un tot di kg: i carichi non possono superare i 20 kg tra i 5mila e i 6mila metri, i 17 kg tra i 6mila e i 7mila, i 14 kg tra i 7mila e gli 8mila e infine i 12 kg oltre gli 8mila. Nel frattempo negli Stati Uniti DJI, in quanto società cinese, sta facendo i conti con il rischio di un ban.