A guardarli non sembrano poi molto diversi dai modelli precedenti. Ma, provare per credere, una volta impugnati i due nuovi Galaxy Z sono foldable che per la prima volta si avvicinano in modo significativo al formato e al peso di un “vecchio” smartphone. Merito senza dubbio di una linea appena un po’ più squadrata ma che sta agevolmente in pugno, e soprattutto nel caso del Fold di sesta generazione fa la differenza: non siamo ancora arrivati a poter dire che non cambia davvero nulla, che la scelta è solo questione di gusti, ma se siete utenti abituati a maxi-phone (l’S24 Ultra per restare in casa Samsung) ormai ci siamo davvero molto vicini. E poi, questi Galaxy Z non sono solo questione di design.
Galaxy Z Fold 6 e Z Flip 6
Ciò che ha fatto quest’anno Samsung in occasione del Galaxy Unpacked è stato lanciare un messaggio: noi siamo arrivati alla sesta generazione di pieghevoli, ci crediamo, andiamo avanti e ci costruiamo sopra un ecosistema. Voi, inteso come la concorrenza, cosa pensate di fare? A dirla tutta, passato l’impazzimento della novità, Samsung sembra sia rimasta davvero l’unica a cercare di fare qualcosa di più che offrire un semplice dispositivo pieghevole: nel corso di questi anni ha provato a perfezionare l’esperienza d’uso combinando display interno ed esterno, e anche quest’anno non fa eccezione.
«Il formato foldable è in crescita come categoria, non ai livelli del formato standard ma ogni innovazione ha un periodo di crescita: per noi costituisce una grossa opportunità di sviluppo» – spiega a StartupItalia il vicepresidente della divisione Mobile eXperience di Samsung Electronics Italia, Nicolò Bellorini – La tecnologia sta migliorando, si sta consolidando: abbiamo maturato un’esperienza che nessun altro ha nella sua gestione. Il grande fattore propulsivo per noi comunque è l’intelligenza artificiale: è l’elemento che ha decretato il grande successo di vendita dell’S24 e farà lo stesso per i foldable».
Il tutto senza trascurare la qualità del device: «Siamo first mover e leader in questo settore. Sentiamo la responsabilità di portare avanti uno sviluppo qualitativo del prodotto. L’innovazione, la ricerca che facciamo su questi prodotti ha una contropartita in termini di costi e posizionamento: ma siamo sicuri che il consumatore percepisca che la qualità ha un prezzo. La fascia che sta crescendo di più nel mercato degli smartphone è la fascia premium del mercato – conclude Bellorini – il consumatore finale ci riflette di più, trova una soluzione di acquisto più adatta alle proprie esigenze, ma vuole per sé un prodotto di qualità».
L’esempio migliore di questa tendenza è il sistema di traduzione istantanea. Lo avevamo di fatto già visto all’opera, in un’altra forma, sull’S24: in questo caso, però, fa un passo in più e prova a rendersi davvero utile e dare vita al sogno del traduttore universale. Sfruttando i due schermi, quello interno e quello esterno, sia a bordo del Fold 6 che del Flip 6 si può cercare di dialogare con un interlocutore in un’altra lingua leggendo sul display la trascrizione/traduzione in tempo reale del parlato: con una precisione che non è ancora assoluta, ma che inizia a diventare interessante e che in situazioni “di emergenza” potrebbe risultare davvero utile.
Tutto è merito della intelligenza artificiale, seconda generazione dello strato software che era già stato infuso nella linea S24: quindi ci sono ancora la trascrizione delle telefonate, o la traduzione automatica in appunti delle registrazioni audio, ma ci sono diverse novità anche per quanto riguarda il ritocco delle immagini e persino la generazione di elementi aggiuntivi semplicemente disegnando uno schizzo su una foto. Vi state domandando come starebbe il vostro cane con gli occhiali? Disegnategliene un paio sul muso e il software proverà a fare il resto… Lo stesso vale per i testi: definite l’argomento e lo stile, il resto lo farà l’AI. Non è la soluzione a tutto, ma è un modo per iniziare a rendere più democratico possibile l’utilizzo di questi strumenti.
Il resto, come detto, non è rivoluzionario: a bordo ci sono i processori Qualcomm Snapdragon 8 Gen 3, come su S24, e il reparto design ha lavorato soprattutto per rendere più snello in tutto e per tutto soprattutto il Fold 6. Lo spessore da aperto è di soli 5,6 millimetri e il meccanismo della cerniera è stato reso ancora più compatto: in questo modo da chiuso sembra di stare impugnando un candybar (la forma tradizionale degli smarpthone touch) appena un po’ più spesso, ma non si avverte l’ingombro delle componenti aggiuntive (tra cui una vapor chamber maggiorata per garantire dissipazione efficiente del calore prodotto dal processore). Il lavoro svolto è stato efficace: soprattutto sul Fold 6, vale la pena di ribadirlo, che generazione dopo generazione si avvicina sempre più a un dispositivo che potrebbe stare nelle tasche di chiunque.
Discorso solo un po’ differente per lo Z Flip 6: anche qui il lavoro per assottigliare gli ingombri c’è stato, così come praticamente ogni centimetro da chiuso viene trasformato in uno schermo con cui interagire (e con l’AI che aiuta a rispondere in modo puntuale ai messaggi, senza formule pre-impostate fisse). Le fotocamere a bordo poi sono le stesse dell’S24 (50 megapixel + 12 megapixel per l’ultra-wide). C’è anche su questo modello la camera di vapore per dissipare meglio il calore, la batteria cresce fino a 4.000mAh, anche qui la cerniera è stata riprogettata e monta all’interno la stessa qualità di vetro pieghevole che Samsung ha sviluppato per i suoi foldable (all’esterno c’è l’ottimo Gorilla Victus 2). I principali destinatari di questo smartphone però sono diversi da quelli del fratello maggiore: chi sceglie il Flip lo fa soprattutto per una questione di stile, e ne avrà quanto ne vuole con questo device. Se invece con il telefono ci lavorate, e tanto, i Fold fa al caso vostro: soprattutto se ci aggiungete anche la S-Pen (che però è venduta a parte).
Il punto, vale la pena ribadirlo, è che Samsung mette sul mercato un hardware che ritiene essere lo stato dell’arte: su questo installa del software che ritiene sia in grado di fare la differenza, anche questa volta grazie all’AI, con delle funzioni uniche che non troviamo (ancora) a bordo della concorrenza. Sicuramente non a questo livello di integrazione con il resto dell’esperienza d’uso offerta dalla OneUI.
Nuove Buds, nuovi Watch
Come da tradizione, assieme alla infornata di foldable arrivano anche un po’ di wearable: nuovi Watch, nuove Buds e pure un Ring che però (ahimé) per ora non arriverà in Italia.
Iniziamo dai Watch, che quest’anno hanno una novità importante da mostrare: ovvero il nuovo Galaxy Watch Ultra, un passo in più nella direzione degli sport estremi grazie a una cassa quadrata di titanio che permette di ospitare a bordo più batteria, più sensori, più tutto quanto serve per offrire uno smartwatch capace di funzionare fino a 9.000 metri d’altitudine (il vostro trekking sull’Himalaya filerà liscio!). Inutile nascondercelo, il Watch Ultra di Samsung ricorda tantissimo quello di Apple: persino il pulsante arancione personalizzabile sulla cassa è realmente molto (troppo) simile. C’è però la scelta di continuare a montare uno schermo rotondo come da tradizione sui Galaxy Watch (con fino a 3.000nits di luminosità), c’è una scelta di colori interessante, c’è WearOS 5 che lo rende compatibile con una amplissima gamma di smartphone e c’è un nuovo processore da 3nm che garantisce fino a 100 ore di autonomia.
Meno dirompente l’aggiornamento della settima generazione di Galaxy Watch: quest’anno a catalogo non c’è un dispositivo con ghiera attiva, ma per quello troverete in vendita ancora il Galaxy Watch 6 Classic, e per il resto c’è un refresh dell’estetica e dell’hardware senza particolari novità da segnalare. Ci sono nuovi sensori biometrici per la misurazione del battito cardiaco, gli stessi dell’Ultra, e una scelta di colore aggiornata: ovviamente la resistenza alla profondità è inferiore (5ATM contro 10 dell’Ultra: significa che magari meglio non strapazzarlo troppo in acqua), ma per il resto si tratta di decidere che tipo di utente siamo. Uno sportivo non avrà dubbi e andrà sull’Ultra, noi comuni mortali potremmo anche accontentarci del Watch 7 (da 40 o 44mm, a seconda del nostro polso).
Più evidente il salto di generazione per le Galaxy Buds 3: questa terza incarnazione abbandona il design fagiolo e si allinea con la concorrenza che da sempre adotta il form-factor a bastoncino. La vasta presenza a bordo di microfoni permette di migliorare la qualità del sistema di cancellazione del rumore, così come di adattare l’audio alla specifica forma dell’orecchio che indossa gli auricolari: la qualità sarà superiore sulle Pro, anche grazie alla presenza a bordo di due amplificatori e due altoparlanti per ciascun auricolare, ma pure le Buds 3 non se la dovrebbero cavare troppo male.
Scegliere l’una o l’altra sarà soprattutto una questione di gusti e abitudini. Le Galaxy Buds 3 sono i classici auricolari non troppo isolanti, mentre le Buds 3 Pro sono “in-ear” e quindi aumentano l’insonorizzazione grazie ai gommini da inserire all’interno dell’orecchio. In più le Pro hanno anche dei LED che si accendono quando in funzione: pura estetica. Entrambi i modelli possono essere combinati con le funzioni di traduzione dei nuovo Galaxy Z: indossandone una a testa, due interlocutori potranno ascoltare la traduzione dell’interprete elettronico in tempo reale.
Dobbiamo aspettare il Galaxy Ring
Annunciato a Parigi, non sarà subito disponibile qui da noi: il nuovo wearable intelligente di Samsung è il Galaxy Ring, che si unisce alla schiera di nuovi prodotti che stanno pian piano popolando questo segmento di mercato e sono destinati soprattutto a chi sente il bisogno di aumentare la qualità e la precisione di informazioni che raccoglie sulla propria salute fisica. Permette infatti di misurare la temperatura cutanea o il battito cardiaco, tiene traccia del movimento (e degli allenamenti, se ne fate), stima la qualità del sonno: tutto confluisce dentro Samsung Health, l’app per consultare i propri parametri e fissare i propri obiettivi che l’azienda coreana mette a disposizione, e che eventualmente può integrare anche i dati di altri device.
Realizzato in titanio, impermeabile fino a 10ATM, disponibile in diversi colori, il Ring è senza dubbio un gadget interessante: difficile dire oggi, però, se l’utilizzo di questi prodotti si diffonderà presso il grande pubblico, se diventerà un’abitudine indossarne uno. I destinatari di questa idea sono probabilmente coloro i quali non amano gli orologi ma vogliono comunque un apparecchio in grado di fornire dati utili all’auto-monitoraggio: quanti siano e quanti abbiano voglia di indossarne uno è presto per dirlo. E al momento, purtroppo, non sappiamo neppure ancora quando il Galaxy Ring arriverà in Italia.
Prezzi e offerte dei nuovi Galaxy Z
Per portarsi a casa un Galaxy Z Fold 6 ci vogliono almeno 2.099 euro: sempre vi basti la versione con 256GB di storage a bordo, altrimenti dovrete scucirne 2.219 per quella da 512GB e 2.459 per quella da un tera di spazio (con la RAM sempre fissa a 12GB). Più economico il Flip 6: 1.279 euro per la versione 12+256GB, 1.399 euro per la 12+512GB. Se si ordina un nuovo smartphone entro il 23 luglio sul sito Samsung, la coreana offre una “supervalutazione” dell’usato.
Capitolo Wearable.
179 euro per le Buds3, 249 euro per le Buds3 Pro, prezzo in linea con la concorrenza. Discorso analogo per il Galaxy Watch 7: 319 euro per la cassa piccola da 40mm, 369 euro per la versione LTE, mentre la cassa da 44mm vale 349 euro per la versione solo Bluetooth e 399 euro per la variante LTE. Il vero prezzo interessante è quello dell’Ultra: con una cassa in titanio da 47mm e la connessione LTE compresa, costa 699 euro – decisamente meno della concorrenza.