Cinque punti che sembrano più cinque autogol a porta vuota. Sono quelli che la commissaria della Autorità per le garanzie nelle comunicazioni Elisa Giorni mette in fila uno dopo l’altro in un post sui suoi social per esprimere tutta la sua contrarietà al Piracy Shield, la piattaforma donata dalla Serie A per combattere pezzotti e pirateria online. Il membro dell’Agcom aveva già attaccato duramente lo strumento a seguito dei clamorosi falli compiuti durante il suo utilizzo ai danni di Google, ma col nuovo intervento ribadisce le spaccature all’interno dell’Autorità.
Tutti i cartellini rossi di Elisa Giorni su Piracy Shield
«Mi trovo di nuovo a dover mettere in trasparenza la mia posizione sulla piattaforma Piracy Shield e a prendere le distanze dalle dichiarazioni rilasciate del Presidente di Agcom – scrive Giorni – in audizione presso la commissione Cultura della Camera dei Deputati, dichiarazioni peraltro mai discusse e tanto meno condivise con il resto del Consiglio Agcom, che il Presidente può rappresentare ma non certo sostituire».
Anzitutto, Giorni chiama in causa il numero 1 dell’Agcom, Giacomo Lasorella: «Contrariamente a quanto dichiarato dal Presidente, la reingegnerizzazione della piattaforma di blocco dei siti pirata (più noti) e degli indirizzi IP non si è resa necessaria per ottimizzare l’impianto esistente e adeguarlo all’evoluzione tecnologica ma perché generava una percentuale significativa e costante di errori non compatibili con le prescrizioni normative».
Inoltre, denuncia sempre il membro dell’Agcom, «tali errori non sono imputabili a difetti nelle segnalazioni, come sostenuto dal Presidente, ma al funzionamento della piattaforma stessa, ed hanno comportato tempi lunghi di risoluzione e oneri significativi per l’Autorità e per i soggetti coinvolti».
Elisa Giorni scrive poi di voler prendere «le distanze dall’affermazione che la donazione della piattaforma di blocco da parte di Lega Calcio rispondesse “all’interesse pubblico di provvedere in tempi estremamente rapidi alle previsioni di legge”. Sarebbe stato possibile rispettare tali tempi anche rivolgendosi a CONSIP, centrale di acquisto nazionale del Ministero dell’Economia, che avrebbe inoltre consentito di individuare un fornitore specializzato non in #conflittodiinteressi con i blocchi dei siti, garantendo così maggiore imparzialità dell’azione amministrativa dell’Autorità».
Giorni è costretta ad ammettere che, in quanto “arbitro” si trova a «disagio a contrapporre interessi ugualmente legittimi davanti alla legge, ma vale la pena ricordare che l’interesse di Lega Calcio al contrasto alla pirateria si contrappone a quello, altrettanto legittimo, dei fornitori di servizi della società dell’informazione e delle piattaforme, chiamati ad adeguare le proprie reti secondo gli standard di Piracy Shield e a cercare di prevenire blocchi errati di siti e indirizzi IP estranei alla pirateria. Non c’è beneficenza nella donazione della Lega Calcio ma piuttosto la volontà di perseguire interessi privati nel modo più efficace possibile».
«Alla società che ha realizzato la piattaforma per la Lega Calcio – puntualizza Giorni – è stato affidato dall’Autorità il servizio di manutenzione evolutiva per 12 mesi. Vero sì, ma a titolo oneroso». Quindi il commissario, in evidente contrasto con il presidente, chiosa: «La piattaforma di blocco dovrebbe funzionare, a regime, rispettando sia il diritto di difesa prima del blocco, sia il diritto all’immediato ripristino di quanto illegittimamente inibito dall’Autorità. Non è accettabile che un sito lecito sia chiuso in 30 minuti dalla piattaforma e la rimozione del blocco possa richiedere anche oltre 30 giorni».