Il “ribelle digitale” che ha fondato VK e Telegram ha sempre vissuto al limite: dal rifiuto di piegarsi al Cremlino all’arresto in Francia per accuse pesantissime. Tra provocazioni, battaglie legali e un culto della libertà assoluta, Durov incarna la tensione tra utopia tecnologica e zone oscure del web. Un bad boy enigmatico, con un futuro ancora da scrivere. Ascolta la puntata del podcast Bad Boys di StartupItalia. Nell’episodio, il contributo del componente del Garante per la protezione dei dati personali e nostra Firma dal Futuro, Guido Scorza.
Ci sono storie che nascono plurali. Storie che per comprenderle appieno devi ragionare per due o multipli di due. Enigmatico, controverso, ribelle, geniale. Pavel Durov, il fondatore di Telegram e VK, deve molto del suo successo al fratello Nikolaj. C’è un legame indissolubile tra i due, fratelli per caso, inseparabili per scelta.
Pavel Durov è uno dei nostri BAD BOYS – QUEI “CATTIVI RAGAZZI” ALLA CONQUISTA DEL MONDO, il nuovo podcast in sei puntate firmato StartupItalia. Io sono Giampaolo Colletti e insieme a Chiara Buratti e Alessandro Di Stefano – e con molti altri esperti – ti racconto le vite di sei protagonisti che hanno lasciato il segno nella storia dell’innovazione. Figure che affascinano e che dividono, che ispirano e che disturbano. Perché hanno infranto le regole, ridefinito i limiti, rivoluzionato i mercati. Ma lo hanno fatto sempre ai limiti. Alcuni sono partiti da un garage, altri da un’aula universitaria, altri ancora da contesti lontani e impensabili per la Silicon Valley. Sono i bad boys della tecnologia globale, espressione della “bro-culture”. Visionari. Spietati. Geniali. E proprio per questo capaci di cambiare tutto. Buon viaggio nei BAD BOYS. Perché nel bene e nel male i cattivi ragazzi costruiscono il futuro.

Pavel nasce in una fredda Leningrado il 10 ottobre 1984, ma in Italia trascorre parte dell’infanzia. A Torino, dove il padre insegna filologia classica.
L’Italia gli piace ma è a San Pietroburgo che consegue la laurea con lode in Filologia. E nel 2006 fonda VKontakte, il “Facebook russo”, insieme al fratello Nikolaj, “la mente del progetto”, ovvero colui che ha scritto il codice.
In VK Pavel lavora fino al 2014, poi si licenzia, per aver rifiutato di consegnare alcuni dati agli agenti russi, e lascia il suo Paese natale.
Il suo talento innato va a braccetto con la sua indomabilità e quella voglia di ribellione che da sempre lo contraddistingue. Nota è la foto del 2012 in cui mostra il dito medio in risposta a un’offerta di acquisto da parte di Mail.ru. Ma questa è soltanto una delle provocazioni che tanto piacciono a questo ribelle digitale che ha fatto della provocazione il suo linguaggio.
Dopo aver ottenuto la cittadinanza a Saint Kitts e Nevis, niente meno che nei Caraibi, con il suo inseparabile fratello fondano Telegram. Non c’è Pavel senza Nikolaj, prodigio medaglia d’oro alle Olimpiadi internazionali di matematica, che ha messo le basi per la creazione di quello che è diventato un vero e proprio impero digitale. Nikolaj, per Telegram, ha, infatti, sviluppato il protocollo crittografico MTProto, quello che protegge le comunicazioni tra i client e i server. E così il social è diventato simbolo di libertà di espressione, ma anche bersaglio di accuse internazionali.

“Telegram non è solo un’app. È una dichiarazione politica contro la sorveglianza e la censura”, dichiarerà lo stesso Pavel.
Tutto sembra andare per il verso giusto, finché i due fratelli vengono coinvolti in un’indagine avviata dalla Francia su Telegram. Entrambi nel mirino della giustizia, Pavel verrà arrestato all’aeroporto di Le Bourget, a Parigi, nel 2024 con un mandato emesso per mancata collaborazione con le autorità su crimini commessi tramite il suo social e presunta complicità nella diffusione di contenuti illeciti. Ma c’è di più. Perché secondo alcune rivelazioni, ci sarebbero legami stretti tra il social di Durov e aziende vicine ai servizi segreti russi.
Nonostante successi e problemi giudiziari, il genio provocatore non lascia indietro la vita privata, anzi. Pavel dichiara di essere il padre biologico di oltre 100 figli. Una storia che sembra uscita da un romanzo distopico, ma è tutto vero. 6 sono nati da relazioni ufficiali, tra cui quella con la compagna Dar’ja Bondarenko, 100 tramite donazioni anonime di sperma in 12 Paesi diversi. Lo stesso Durov ha dichiarato di non voler lasciare indietro nessuno: “Sono tutti figli miei e avranno tutti gli stessi diritti”. Tant’è che il miliardario ha deciso di dividere equamente tra tutti il suo patrimonio. Ma a una condizione: ognuno dei suoi figli riceverà circa 131 milioni di dollari solo se avrà dimostrato di “essersi costruito da solo”. E nessuno potrà accedere alla cospicua eredità prima del 2055, ovvero 30 anni dopo la pubblicazione del testamento. Una data non scelta a caso, ma per garantire che Telegram resti fedele ai suoi valori anche dopo la sua morte.
In questa incredibile storia, Pavel ha detto di essersi ispirato al movimento pronatalista americano, diffuso principalmente tra i miliardari della Silicon Valley. Un movimento che scongiura il crollo demografico verso una nuova generazione di “geni digitali”.
E i suoi rapporti con la Casa Bianca restano tutt’oggi criptici.

Oggi Durov vive in libertà vigilata in Francia, dopo aver pagato una cauzione da ben 5 milioni di euro, mentre il fratello Nikolaj è ancora ricercato. Tra i 12 reati che vengono contestati al fondatore di Telegram ci sono anche quelli di complicità nella diffusione di materiale pedopornografico, traffico di droga, frode finanziaria, riciclaggio tramite criptovalute e violenza su minori, incluso uno dei suoi figli.
Le autorità francesi sospettano anche che Durov abbia violato le leggi sull’uso della crittografia non autorizzata. Durante l’inchiesta giudiziaria è intervenuto persino Macron, che ha dichiarato: “Non si tratta di una decisione politica”, mentre oltre oceano Elon Musk twittava “#FreePavel.
Oggi Telegram è vietato su qualsiasi dispositivo di proprietà della NATO e dell’FBI e Toncoin, la criptovaluta legata al social, è crollata del 16% dopo l’arresto di Durov.
Pavel rischia il rinvio a giudizio e l’espulsione dalla Francia, ma la sua storia ha un finale ancora tutto da scrivere.