Edoardo Di Pietro, 27 anni, ha discusso la tesi in un ambiente virtuale, apparendo come un avatar tridimensionale. Oggi è uno startupper con il suo relatore. Entrambi scommettono sulla loro tecnologia preferita: «Il metaverso è più vivo che mai»
È stato il primo italiano a laurearsi nel metaverso. E oggi, un anno e mezzo dopo, aiuta le imprese ad avvicinarsi ai mondi immersivi e alla tecnologia, e lo fa proprio con quel professore con cui ha discusso la tesi all’Università di Torino. «In un mondo dove la tecnologia evolve quasi fuori controllo, la mia missione è aiutare aziende e professionisti, ma anche i più giovani, a cavalcare l’onda dell’innovazione con fiducia e entusiasmo».
Il primo laureato del metaverso
Lui è Edoardo Di Pietro, di Colle Val d’Elsa (Siena), ha 27 anni e tanta passione per la tecnologia da sempre. Dopo la laurea, ha lavorato come dipendente nell’azienda del suo professore, Michele Cornetto, e a fine 2023 ne ha fondata un’altra con lui. «Questo è un esempio virtuoso di come dovrebbe funzionare l’università. Mi ha accompagnato in un percorso da studente a imprenditore». L’agenzia si chiama KIIAI – Innovation Lab e fa parte del gruppo MIGMA. «Il gruppo è composto da 5 agenzie e da un team di circa 40 professionisti che operano nel digitale. Siamo specializzati nella creazione di spazi di metaversi e meta-influencer».
Come sta il metaverso?
Il metaverso non è morto? «Secondo un articolo del Sole 24 Ore uscito proprio qualche giorno fa, il metaverso è più vivo che mai. Sono 800 le piattaforme immersive. Noi creiamo personaggi in 3D, meta-ambassador. Facciamo però anche altro. Aiutiamo le aziende a fare uno switch di mentalità verso il digitale e a ottimizzare i processi tramite intelligenza artificiale. Che significa imparare a usare l’IA per essere più produttivi. È per noi quasi un esperimento sociale: scopriamo nuovi strumenti o nuove modalità, le testiamo internamente e, se hanno successo, le esportiamo. Vorremmo aiutare le aziende ad avere più clienti, non a licenziare di più a causa dell’avvento dell’Intelligenza Artificiale. Vogliamo essere un ponte tra le tecnologie emergenti e il mercato italiano. I nostri clienti? Spaziano da aziende di formazione e attività commerciali, a organizzatori di eventi e entertainment».
Edoardo gioca ai videogiochi fin da bambino. A 15 anni riceve il suo primo smartphone. «Era un Lumia, non aveva App, dovevo cercare un modo per averle in autonomia. Ho iniziato così a “smanettare” e a capire sempre più come funziona la tecnologia». A 19 anni già scrive su un blog di elettronica di consumo e inizia a creare contenuti sui social. A 21 anni ottiene la laurea triennale in Scienze della comunicazione a Siena. Fa una tesi sul 5G. «Ho sempre cercato di buttarmi, dedicando anima e corpo per informarmi su qualche cosa che non sapevo o che ancora non aveva destato interesse in Italia». Da Siena a Torino. Laurea magistrale in comunicazione ICT e Media, facoltà nata a Torino. Tesi dedicata al metaverso e discussa anche sulla piattaforma Spatial. Titolo: “Tra presente e futuro: l’impatto del Metaverso sulla società. Analisi e applicazioni del caso studio Tembo su Minecraft’. La notizia della laurea sul metaverso ha fatto il giro dell’Italia. «Più di 10 milioni di persone hanno sentito la notizia in Tv e in radio… Avevo chiesto l’autorizzazione alla facoltà e al mio professore. Era una sperimentazione e tutti erano molto incuriositi. Ho creato un’aula virtuale su Spatial.io, a forma di arena, e ho permesso l’accesso con un link a parenti e amici da tutta Italia. Io intanto ero fisicamente all’università di Torino, con i docenti e i miei genitori. Volevo solo dare sostegno alla mia laurea, far vedere che cos’è il metaverso, completare nel modo migliore il mio corso di studio e dare la possibilità ad amici, parenti e alla mia fidanzata in Giappone di assistere alla mia sessione di laurea».
L’impegno coi più giovani
Oggi Edoardo aiuta anche i più giovani a capirne di più. Va nelle scuole a fare formazione. «Siamo nativi digitali, ma ci hanno dato in mano un mezzo senza spiegarci le regole e i rischi. Sto collaborando con il progetto “Social warming” del Movimento Etico Digitale per aiutare i ragazzi a capire come funziona la Rete, che i social sono progettati per tenerci incollati, che ci sono tante opportunità ma anche rischi». «La tecnologia è utile per semplificare la vita delle persone, ma non deve sostituirla. Cerco di affrontare tutto quello che mi arriva dalla tecnologia e dal mondo dell’innovazione con consapevolezza. Non sono un guru, ho una vita reale. La laurea e lo studio per me sono sempre stati funzionali al comprendere che cosa ci riserva il futuro: non faccio un’apologia del metaverso o dell’intelligenza artificiale». Che cosa insegna la tua storia? «Che passione e dedizione permettono di ottenere traguardi e riconoscimenti importanti. Lungo la strada ho imparato a arrangiarmi nelle situazioni più difficili. Nessuno mi ha mai insegnato a calcare un palco, a partecipare a programmi TV o a eventi importanti, oppure ad aprire un’azienda e prendere decisioni rilevanti. Quando ti ci ritrovi non puoi fare altro che buttarti e provarci. Ho ancora tanto da imparare ma spero che le esperienze acquisite mi portino un giorno a capire davvero come funziona il mondo. E a lasciare impressa negli altri la mia impronta».