Un ban senza precedenti per il settore. Nel Paese l’azienda ha generato oltre 30 miliardi di fatturato nel 2022
La Cina ha comunicato di aver bloccato la vendita di alcuni prodotti di Micron, azienda americana specializzata in semiconduttori presente nel Paese da 16 anni. La notizia arriva a poche ore dal termine del G7 a Hiroshima, in Giappone. Al summit, al quale ha partecipato in via eccezionale anche il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy, i leader della Terra non sono stati morbidi con Pechino in merito al suo ruolo nel contesto globale, in particolare rispetto ai piani di riannessione di Taiwan. La Cina ha scelto così di richiamare il proprio ambasciatore in Giappone e, tra le varie operazioni di queste ore, stoppato la vendita di chip di Micron motivando il tutto con timori rispetto alla cybersecurity. Secondo la stampa internazionale si tratta del primo ban di questo tenore da parte della Cina contro un’azienda di semiconduttori americana.
Micron ha in Cina uno suoi mercati più rilevanti (25% del fatturato nel 2022, pari a oltre 30 miliardi di dollari). Questo stop ai suoi prodotti si inserisce non soltanto nella guerra commerciale tra le due sponde del Pacifico, ma anche nella lotta per la supremazia nel campo dei chip (ci abbiamo dedicato uno dei nostri dossier).
Ora che il business di Micron in Cina è stato colpito a beneficiarne potrebbero essere competitor di paesi alleati degli USA come la sudcoreana Samsung. Washington ha per questo avvisato Seul, chiedendo che da questa situazione eccezionale il Paese non tragga beneficio a scapito degli Stati Uniti. Dallo scoppio della pandemia in poi la Cina di Xi Jinping si è isolata sempre di più a livello internazionale. Washington ha replicato alle accuse prendendo le parti di Micron e spiegando che Pechino non ha fornito elementi a sostegno della tesi di rischi per la sicurezza informatica derivanti dall’utilizzo dei suoi chip.