«Mia moglie ha deciso di mandare il mio curriculum a mia insaputa. L’ha spedito a un’azienda che negli USA cercava un ingegnere aerospaziale. Così un pomeriggio mi hanno chiamato chiedendomi se volevo fare un colloquio. Era il 2002». La sliding door di Massimiliano Moruzzi è stata proprio quella. Dopo gli studi al Politecnico di Milano e varie esperienze tra consulenze nel settore metalmeccanico e design in ambito Oil&Gas, questo cinquantenne originario di Carpaneto Piacentino ha scoperto la sua America. «A luglio di oltre 20 anni fa siamo partiti per Chicago, ho cominciato in un’azienda che si occupava di automazione avanzata».
Quei colloqui – durati alcuni giorni – lo hanno proiettato in un altro Paese, dove molto prima di altri avrebbe messo le mani su una tecnologia oggi sulla bocca di tutti, l’Intelligenza artificiale. Moruzzi oggi è il Ceo di Xaba, una società specializzata in ambito generative AI con sede a Toronto, Canada, dove l’azienda ha raccolto il suo primo seed. La sua storia è raccontata in questa nuova puntata della rubrica “Italiani dell’altro mondo”.
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Sulla via dell’automazione
Xaba è una realtà che oggi opera nel settore del manufacturing sostenibile. Ma prima di fondarla Moruzzi ha preso parte a diverse aziende che gli hanno permesso di comprendere le potenzialità dell’AI, associata a macchine, analisi predittiva ed efficienza in fabbrica. «Una volta che ho cominciato a lavorare a Chicago mi sono immerso nel primo progetto: riguardava la costruzione di un sistema di automazione per la costruzione del 787 della Boeing». Così ha conosciuto uno dei settori più complessi e regolamentati come quello dell’aerospazio, rapportandosi alle esigenze di colossi.

Ingersoll Machine Tools è un’azienda in cui Moruzzi è poi cresciuto. «Ma il denominatore comune della mia carriera è sempre stato l’Intelligenza artificiale. Ha legato tutto». I problemi che con Xaba tenta di risolvere – rendendo intelligente una fabbrica – questo ingegnere li ha conosciuti in anni di viaggi in tutto il mondo – «300mila miglia ogni anno» – all’interno di stabilimenti di ogni tipo.

Dalle corporate alla startup
Lungo il cammino di Moruzzi si è poi cimentato con una grande azienda come AutoDesk. «Sono rimasto impressionato dal vedere che un’azienda come quella capiva che il software non finisce nel digitale ma deve puntare anche sulla parte fisica». Sempre negli USA ha lavorato su un robot che «stendeva fibra in maniera continua nello spazio. Io volevo costruire forme che non fossero condizionate da uno stampo».
«Poi nel 2019 ho deciso di uscire da AutoDesk. Con altri colleghi abbiamo fondato una prima società, Augmenta, per sfruttare la generative AI nel design. Abbiamo pure realizzato un robot, chiamato Maxwell, perché sono un appassionato di elettromagnetismo». Ed è stato lì che è nata l’idea di Xaba. «Vogliamo cogliere il pieno potenziale della generative AI per automatizzare due specifiche operazioni: quello che la macchina deve fare, il task, e la logica interna che riguarda l’hardware della macchina. Funziona come in un cervello: capire il compito da svolgere nel mondo esterno e tradurre il tutto in una capacità».

L’AI ha ampio potenziale in ambito industriale, come ci ha spiegato l’imprenditore. «Sul mercato ci sono mezzo miliardo di controlli industriali. Molte delle cose che tocchiamo ogni giorno sono controllate da sensori, ma vengono gestite spesso in maniera inefficiente e hanno necessità di supervisione umana». Per favorire questa transizione smart in ambito manufacturing il Ceo di Xaba è convinto di un altro aspetto, che va al di là della tecnologia. «L’innovazione viene tentata in azienda, ma poi ci sono gli anticorpi che la combattono».