Sam Altman ha risposto con un sintetico “no grazie” all’offerta di Elon Musk di acquisire OpenAI per quasi 100 miliardi di dollari. L’operazione lanciata dall’uomo più ricco del mondo, nonché ex cofondatore dell’azienda di ChatGPT, mira alla non profit, quel laboratorio sull’Intelligenza artificiale lanciato dieci anni fa negli Stati Uniti e divenuto poi la fucina di uno dei prodotti di AI più sorprendenti di sempre. Come si legge su TechCrunch, oltre a essere provocatorio, quello di Musk è anche un gesto funzionale a seminare zizzania, creare confusione. In molti si stanno chiedendo: Sam Altman può sbrigativamente dire di no a un’offerta del genere?
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Musk: perché punta ad acquisire OpenAI?
Il nodo della questione riguarda la trasformazione in atto in OpenAI. Se un tempo la realtà si era configurata come non profit, un laboratorio incentrato soltanto sulla ricerca affinché si facesse un uso etico dell’Intelligenza artificiale, negli ultimi anni le cose sono cambiate. Oltre alla non profit dal 2019 in poi si è strutturata la realtà innovativa che oggi conosciamo. Nei giorni scorsi si è letto di un nuovo mega round che coinvolgerebbe la società: 40 miliardi di dollari a una valutazione da 340 miliardi.
Ma che ne è della non profit? Ancora oggi è l’unica azionista di OpenAI intesa come corporate dedicata ovviamente al profitto. Si tratta di una struttura aziendale complessa, in via di trasformazione proprio per voltare pagina rispetto al passato. Con l’offerta da quasi 100 miliardi di dollari per acquisire la società, Musk punta così a far salire il prezzo della non profit, per mettere il rivale Altman in difficoltà.
Nel processo di trasformazione OpenAI sta infatti trasferendo tutti gli asset sviluppati in anni di ricerca, per svuotare la non profit e così accelerare il processo di crescita. Sam Altman, in altre parole, punterebbe a inglobare la stessa non profit che ha fondato dieci anni fa. Ma, questa è la domanda che in molti si stanno facendo, non è che Altman stia svendendo il patrimonio della non profit? Secondo le dichiarazioni, il valore del laboratorio (non della società, che al momento è di 137 miliardi) sarebbe infatti di 40 miliardi di dollari. A questo punto il board potrebbe chiedersi: perché rifiutare un’offerta così alta?
Nel frattempo, come abbiamo scritto, OpenAI è in trattative per chiudere un nuovo round ancora più grande di quello da 6,6 miliardi di dollari del 2024. Dopo il licenziamento di Altman e il suo immediato reintegro nel 2023, il Ceo ha aumentato la propria influenza sull’azienda, tanto che molti ex co-founder hanno deciso di lasciare (Mira Murati, ex Cto, è al lavoro su un’altra startup). Il board sembra comunque intenzionato a schierarsi con Altman, nel difendersi da un’operazione ostile da parte del Ceo di Tesla. Ma con Musk le cose non sono mai prevedibili.