Una scelta senza precedenti. Ecco cosa sta succedendo
L’Australia ha avuto un assaggio di cosa può capitare (ed è capitato) se un governo decide di discutere su una legge che imponga ai Big Tech di pagare per i contenuti giornalistici che circolano sulle piattaforme social. In queste ore gli utenti australiani di Facebook non hanno infatti più la possibilità di leggere notizie nel feed, condividerle e accedere a pagine ufficiali di quotidiani e testate giornalistiche. Il gigante di Menlo Park ha oscurato tutto, come si legge anche sulla BBC. In un primo momento, per un errore clamoroso da parte della società, erano state addirittura bloccate le pagine di autorità pubbliche attive nell’ambito sanitario.
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Australia: un banco di prova
Dopo un gennaio di fuoco per i Big Tech, coinvolti in prima persona nelle polemiche scoppiate con i tragici fatti di Capitol Hill del 6 gennaio scorso, la scelta di Facebook di oscurare tutte le notizie dalla propria piattaforma per gli utenti in Australia suona come una vera e propria ritorsione nei confronti del potere pubblico che stava discutendo della possibilità di far pagare alla società per i contenuti giornalistici pubblicati sulla piattaforma. Il governo australiano ha protestato di fronte a una dimostrazione di forza che svela “l’immenso potere di mercato di questi giganti digitali”, come ha dichiarato l’esecutivo.
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Un blocco in tempo di pandemia
Della faccenda si occupa anche il Financial Times, che ha inquadrato il confronto tra Australia e Facebook come teatro di una lunga battaglia tra uno stato e i Big Tech. Se non fosse già grave di per sè, la scelta di Facebook è stata stigmatizzata ancora di più alla luce della situazione di emergenza sanitaria che sta colpendo anche l’Australia. Il social network sarebbe infatti il principale gate di accesso da parte dei lettori che vogliono informarsi su quanto sta accadendo in merito alla campagna vaccinale. Possibilità che, al momento, è stata negata.
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La difesa di Facebook
La stessa Facebook ha deciso di commentare la propria decisione con un comunicato ufficiale, firmato da Campbell Brown. «Spero che in futuro potremo di nuovo includere le notizie per le persone in Australia. Per ora, continuiamo ad essere concentrati nel diffondere Facebook News e altri nuovi prodotti in più paesi e non abbiamo intenzione di rallentare». Secondo il rappresentante del social «contrariamente a quanto alcuni hanno suggerito, Facebook non ruba i contenuti delle notizie. Gli editori scelgono di condividere le loro storie su Facebook». D’altra parte, con 17 milioni di australiani che, ogni mese, hanno utilizzato Facebook come fonte di informazione la scelta radicale non farà che colpire il diritto all’informazione.
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AGGIORNAMENTO
A differenza di Facebook, il gigante Google ha preso la direzione opposta in Australia. Il motore di ricerca più grande al mondo, come si legge sul New York Times, ha deciso di mettersi al tavolo con la News Corp di Rupert Murdoch per capire come pagare chi pubblica contenuti giornalistici. Si tratta di un colpo di scena dal momento che per mesi Google e Facebook si erano entrambe opposte alla proposta di legge.