Gli amministratori delegati delle cinque principali compagnie telefoniche italiane – Tim, Vodafone Italia, Wind Tre, Iliad, Fastweb – hanno voluto scrivere, in una lettera indirizzata a diversi ministeri, perplessità sulla nuova norma di contrasto alla pirateria audiovisiva, il Dl Omnibus, passato con la fiducia sia al Senato che alla Camera. L’intenzione sarebbe quella di continuare il pressing su Governo e Parlamento per arrivare a una modifica con il primo veicolo utile o, al massimo, con la prossima legge di Bilancio.
Che cosa chiedono le compagnie telefoniche?
In una lettera che si legge sul Sole 24 Ore, spedita il 2 ottobre al sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano; al ministro della Giustizia, Carlo Nordio; al ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti; al titolare del Mimit, Adolfo Urso e al ministro dello Sport, Andrea Abodi, le compagnie telefoniche esprimono la proprio preoccupazione per l’introduzione «della responsabilità penale in capo ai rappresentanti legali per la mancata segnalazione di illeciti da parte delle società di telecomunicazioni, prevista dall’emendamento 6.0.36». In particolare, trattano il tema dell’obbligo di notifica del fatto illecito alla polizia giudiziaria. Per omessa segnalazione è, infatti, previsto fino a un anno di reclusione ma per i Ceo delle cinque principali telco italiane si tratterebbe di una misura «sproporzionata rispetto alle condotte e violazioni già disciplinate dal Codice penale e dalla legge sul diritto d’autore. Per quanto è noto, a livello europeo non abbiamo contezza di normative che disciplinano situazioni analoghe».
«Questa introduzione normativa si configura come una misura particolarmente pesante nei confronti del settore delle telecomunicazioni, il quale ha sempre dimostrato una costante collaborazione, investendo significative risorse per contrastare gli illeciti informatici e promuovere lo sviluppo digitale del Paese», continuano i Ceo nella lettera, e chiedono di: «Eliminare il comma 3 dell’emendamento approvato, per garantire un quadro normativo più equilibrato e sostenibile per il settore delle telecomunicazioni».
Perplessità condivise anche da Google
Perplessità su questa misura sono state espresse anche da Diego Ciulli, Head of Government Affairs and Public Policy di Google Italy, che in un post su Linkedin ha sottolineato come Google dovrebbe «inondare l’autorità giudiziaria di quasi 10 miliardi di Url». E per le telco la partita diventa sempre più difficile non solo perché potrebbero essere accusate di non aver vigilato sul fatto che un proprio cliente ha avuto accesso a una partita in streaming ma anche perché se il cliente ha usato una Vpn, le compagnie telefoniche possono non sapere neanche a chi si è collegato.