L’analisi domenicale, curata dalla startup innovativa Storyword, sui temi che hanno tenuto banco sulla stampa estera durante la settimana appena trascorsa
Le media company stanno cercando di capire come sfruttare l’intelligenza artificiale, pur non essendo ancora chiaro in base a quale normativa verrebbero negoziati eventuali accordi con i provider. Non esiste oggi una disciplina giuridica in tal senso ed è improbabile che questa venga definita nel breve termine. L’industria dei media, da un lato, si domanda quale sarà l’impatto degli strumenti di intelligenza artificiale sul traffico, in particolare quello generato dai motori di ricerca, specialmente a seguito del drastico calo proveniente dai social media (vedi Facebook e Twitter) . Dall’altro teme ulteriori sfide, come la protezione del copyright. Axios racconta che alcuni siti di news, che stanno adottando questi tool, sono stati criticati per aver pubblicato contenuti senza avvisare gli utenti dell’utilizzo dell’intelligenza artificiale. Le principali media company come il New York Times, il Washington Post e il Financial Times, hanno già dato vita a task force interne per capire come sfruttare responsabilmente queste nuove tecnologie. Un accordo sull’intelligenza artificiale generativa “non può riguardare solo noi”, ha affermato Robert Thomson, CEO di NewsCorp. “È necessario creare un benchmark… Non può essere accordo vantaggioso solo per una parte”.
I social e le elezioni americane
Con l’avvicinarsi delle elezioni presidenziali americane, all’interno delle piattaforme social si respira un’aria sempre più pesante. Democratici e Repubblicani concordano sull’inadeguatezza dei tentatavi di moderazione dei contenuti da parte delle piattaforme stesse e sulla necessità di intervenire sulla Section 230 del Communications Decency Act, che le protegge (con alcune eccezioni) dalla responsabilità per i contenuti pubblicati dagli utenti. Tuttavia, i due fronti avrebbero linee di intervento diametralmente opposte. E questo blocca l’attività del Congresso, che potrebbe trovare ispirazione (così come gli altri stati) da quanto realizzato in termini legislativi in Europa. Il Digital Services Act dell’UE entrerà in vigore il prossimo anno e l’Online Safety Bill, nel Regno Unito, dovrebbe essere emanato entro il 2023: contrariamente da quanto accade in America, queste iniziative impongono alle piattaforme una due diligence per ridurre o eliminare i contenuti considerati “dannosi”. Come riporta The Economist, si tratta in generale di un compito arduo, più si inaspriscono i regolamenti e più queste aziende saranno incentivante ad abbondonare lo stato in cui entrano in vigore. Non solo. Il numero di contenuti pericolosi che circolano sui social media è difficilmente quantificabile: solo negli ultimi tre mesi, Facebook ha rimosso o bloccato circa 17 milioni di post che incitavano, secondo il social di Zuckerberg (anche questo è uno dei punti più controversi), all’odio e al bullismo.
Nuovo cinema TikTok
La presenza al Festival di Cannes rientra nell’obiettivo di TikTok di posizionarsi non solo come social media ma soprattutto come una delle migliori piattaforme di intrattenimento. Per il secondo anno consecutivo, il social cinese ha assegnato i propri premi cinematografici e i suoi giovani creator hanno intervistato, insieme ai giornalisti dei media tradizionali, le star del cinema. Quest’ultime, come scrive Taylor Lorenz sul Washington Post, hanno usato TikTok come piattaforma principale per documentare le loro avventure al Festival e, come se non bastasse, la cerimonia di apertura è stata trasmessa in live streaming direttamente sull’app. Il Festival di Cannes vede in questa collaborazione sia un mezzo per rivolgersi a un pubblico più giovane e internazionale, sia l’anteprima di quello che potrebbe essere il cinema di domani: una giovane star tedesca di TikTok con oltre 52 milioni di follower afferma che “Il cinema sta andando sempre più verso i video verticali”. Inoltre, negli ultimi mesi, nell’app stanno nascendo tendenze (alcune già virali) legate al cinema. Una delle più rilevanti consiste nel creare cortometraggi nello stile del regista Wes Anderson.