È una tecnologia sviluppata e validata in Italia dall’Istituto Oncologico di Milano e dell’Università Tor Vergata di Roma. Riesce a individuare la presenza del tumore ai primissimi sintomi grazie a micro-bilance al quarzo.
Diversi studi indipendenti hanno sottolineato negli ultimi anni che il respiro di un malato di cancro presenta una differente composizione chimica rispetto all’alito di una persona sana, e che dunque può rappresentare un possibile strumento diagnostico, in particolare per il cancro al polmone. L’alterazione del metabolismo causata dalla malattia, lascia delle tracce nel sangue, e dunque l’alito prodotto dai polmoni, che sono il luogo dove si incontrano sangue e ossigeno, può rivelarsi una vera e propria “cartina tornasole” per la presenza del tumore.
Quello a cui gli scienziati stanno lavorando da circa 15 anni è dunque la costruzione di un “naso elettronico”, ispirato dal funzionamento dell’olfatto naturale, preciso, non invasivo e in grado di diagnosticare il tumore nelle sue fasi iniziali, ai primissimi sintomi.
Prima delle attuali tecniche diagnostiche come la broncoscopia.
Uno strumento validato anche in Italia
Oggi uno studio condotto da un team di ricercatori dell’Istituto Oncologico di Milano e dell’Università Tor Vergata di Roma, ha confermato la validità di questo “naso elettronico” per la diagnosi precoce del tumore al polmone, individuando una precisione intorno al 90% dei casi.
I risultati che hanno coinvolto un campione di 146 individui, di cui 70 con diagnosi di tumore e 76 senza segnali di malattia, sono stati pubblicati su Journal of Breath Research. Questo “naso elettronico” è in realtà uno strumento dal prezzo accessibile e la sua sperimentazione è stata possibile grazie a un finanziamento di 150 mila euro fornito dall’AIRC.
Come funziona il naso
L’analisi è semplice e soprattutto e assolutamente non invasiva per il paziente, che non deve fare altro che espirare riempendo un palloncino. Il sistema di sensori poi analizza chimicamente l’aria in esso contenuta individuando le tracce della presenza del tumore.
«I sensori che impieghiamo in questa ricerca sono otto microbilance al quarzo, cioè cristalli di quarzo di qualche decina di millimetri di dimensione. Grazie alla loro proprietà di oscillare nel tempo i cristalli di quarzo trovano impiego ad esempio negli orologi elettronici» spiega Corrado Di Natale, fra i ricercatori dell’Università Tor Vergata coinvolti. «L’oscillazione dei cristalli di quarzo dipende dalla massa. Nel momento in cui ci attacchiamo delle molecole che assorbono le molecole volatili, come quelle presenti nell’alito di una persona, il sistema aumenta la sua massa, e le oscillazioni dei cristalli di quarzo si modificano. È quindi sufficiente trasformare questo segnale in segnale digitale per trasmettere i dati al computer dove esse vengono analizzati in modo da evidenziare le differenze di composizione dell’alito. Trattandosi di sensori chimici è stato fondamentale l’apporto del Prof. Paolesse del dipartimento di chimica della nostra Università».
Verso una diagnosi sempre più precoce
«È una tecnologia che potrebbe essere utile in futuro per la messa a punto di un eventuale screening di popolazione a rischio per individuare chi si sta ammalando di tumore al polmone, non piuttosto chi già ne è colpito per rilevare la malattia ai primissimi sintomi» conclude Di Natale. La maggior parte delle nuove diagnosi infatti avviene a malattia conclamata, quando i sintomi sono evidenti, e spesso gli esiti risultano infausti.