La stampa 3D tra salute, scienza e sociale: questa è la missione di +Lab, il laboratorio del dipartimento di Chimica, materiali e ingegneria chimica “Giulio Natta” del Politecnico di Milano. A guidarlo è Marinella Levi, che ne parla in questa intervista a Startupitalia
Quando si parla di stampa 3D applicata alla salute, immediatamente l’immaginazione corre alla stampa di organi artificiali grazie a biomateriali e a stampanti appositamente progettate. Un’opzione certamente sul tavolo, ma che resta al momento abbastanza futuribile e relegata ai laboratori di ricerca. “Nel nostro ambito, per misurare il grado di maturità di una tecnologia, si usa il Technology Readiness Level (Trl), una scala che va da 1 a 9. Tipicamente, il primo gradino è quello dell’idea, mentre l’ultimo si usa per i prodotti pronti a essere immessi sul mercato. Il 3D bioprinting al momento in Italia ha un Trl di 3”. Marinella Levi è ordinario di Scienza e tecnologia dei materiali e responsabile di +Lab, il laboratorio del dipartimento di Chimica, materiali e ingegneria chimica “Giulio Natta” del Politecnico di Milano. E’ anche socia e cofondatrice della startup Moi Composites Srl, anch’essa legata alla stampa 3D.
Marinella Levi e la stampa 3D tra salute, scienza e sociale
Esperta di fama internazionale, da molti anni si divide tra l’aula e il laboratorio, dove cerca di coniugare le competenze tecniche con il design, l’arte e i bisogni delle persone. Sebbene non abbia una formazione medica, da anni utilizza la tecnologia al servizio della salute, con un’attenzione particolare all’inclusione sociale.
“Il 3D bioprinting è sicuramente affascinante e nel lungo periodo aprirà prospettive interessanti – afferma –. Tuttavia, oggi le potenzialità quando si parla di stampa 3D sono anche altre, non meno interessanti”.
+Lab da anni porta avanti progetti a cavallo tra scienza e sociale: “Cerchiamo di lavorare a una stampa 3D incentrata sulle persone e i loro bisogni – spiega Levi –. È nato così, ad esempio, +Ability, un progetto dove abbiamo studiato la co-progettazione con un gruppo di pazienti reumatici: sono venuti da noi e hanno lavorato a fianco dei nostri studenti per la prototipazione di oggetti che potessero aiutarli nel loro quotidiano”.
Dopo una prima fase in cui hanno raccontato i loro bisogni, i pazienti hanno così validato e suggerito modifiche per perfezionare gli oggetti disegnati e stampati con gli studenti del +Lab. Ne sono usciti strumenti per aprire le bottiglie esercitando una forza minore, pinzette per recuperare la carta di credito alle postazioni Atm, ganci per regolare la cintura di sicurezza dell’auto. “In autunno dovremmo riuscire a produrre questi e altri oggetti su larga scala grazie all’interesse di un’azienda”, anticipa Levi.
Un altro ambito in cui la stampa 3D è in grado di migliorare sensibilmente la vita delle persone è quella dell’odontoiatria: “Abbiamo un progetto in collaborazione tra il Politecnico e il gruppo del Prof. Giorgio Gastaldi del San Raffaele di Milano nel quale realizziamo delle protesi per il cavo orale”, spiega Levi. Esistono alcune patologie per le quali prendere le impronte risulta particolarmente invasivo per i pazienti, che poi devono ospitare in bocca un otturatore. “A partire dal file di una Tac, abbiamo realizzato questo oggetto in silicone, un materiale morbido e che si adatta perfettamente alle caratteristiche del paziente. Per farlo abbiamo usato la stampa 3D inversa: abbiamo realizzato lo stampo dentro cui abbiamo colato il silicone, che non si può stampare in 3D. Questo lavoro è stato svolto da Alessia Romani, una dottoranda in Design, e Luisa Paternoster, una laureanda in Medicina”.
La stampa 3D, l’arte e il co-design
L’ultimo filone riguarda la stampa 3D e l’arte: “Dalla collaborazione con l’associazione Il Bullone, composta da ragazzi e adolescenti con gravi patologie croniche, abbiamo sviluppato un percorso che dà forma alle cicatrici: quelle fisiche, ma anche quelle dell’anima, che tutti noi abbiamo. Per rendere visibile questa sofferenza, abbiamo scelto di rappresentare le nostre cicatrici su due simboli di bellezza: la Venere di Milo e il David di Michelangelo. L’artista Giuditta Ravalli ha poi trasformato i disegni in opere tridimensionali e abbiamo così ottenuto 42 statue alte 30 centimetri segnate dalle cicatrici dei ragazzi de Il Bullone e da quelle degli studenti del +Lab”.
Ne è nata una mostra itinerante, Cicatrici appunto, che è stata bloccata dal Covid a Madrid. “ Ma proprio in questi giorni, stiamo lavorando con il Bullone per far ripartire il progetto in una forma diversa, in autunno, proprio per riflettere insieme sulle nostre cicatrici, anche quelle post-Covid. In questo senso la stampa 3D diventa uno strumento che unisce mondi apparentemente lontani, elevandoli”, conclude Levi.
Marinella Levi sarà ospite della prossima puntata di Life in onda il 29 settembre alle 15