Il giornalista Casey Newton trasferirà Platformer altrove. La società trattiene una commissione del 10% sui contenuti a pagamento
Il noto giornalista tech Casey Newton ha annunciato che a breve la sua seguitissima newsletter Platformer (170mila iscritti) migrerà da Substack a Ghost, piattaforma open-source. Sono alcuni mesi che Substack, startup lanciata nel 2017 che consente a chiunque di scrivere e spedire newsletter (gratis o a pagamento) ai propri iscritti, attraversa un periodo di crisi. Quest’ultima deriva dalla politica aziendale rispetto alla moderazione dei contenuti. Lo scorso anno diverse testate hanno infatti denunciato la presenza di newsletter con contenuti filonazisti. Alcune di queste sono state segnalate dallo stesso Newton alla società, che ne ha però rimossa soltanto una. Alla fine del 2023 il Ceo di Substack Hamish McKenzie ha dichiarato che la piattaforma non avrebbe oscurato o demonetizzato certi contenuti. Questa la motivazione: «Voglio solo chiarire che nemmeno a noi piacciono i nazisti – vorremmo che nessuno avesse quelle idee. Ma alcune persone hanno queste e altre opinioni estreme. Per questo motivo, non pensiamo che la censura (anche attraverso la demonetizzazione delle pubblicazioni) faccia sparire il problema, anzi, lo peggiori».
Il tema della moderazione dei contenuti sui social, e in generale online, è dibattuto da diversi anni. Nell’acquisire Twitter (poi divenuto X), Elon Musk non ha mai nascosto le proprie intenzioni di trasformarlo in una piazza del free speech: da qui deriva la scelta di riammettere profili bannati in passato come quello dell’ex presidente USA Donald Trump e del controverso commentato Alex Jones. Peraltro il Ceo di Substack sembra condividere sotto diversi aspetti la linea di Musk. La piattaforma che permette di spedire newsletter trattiene una commissione del 10% sugli abbonamenti dei contenuti a pagamento e l’addio da parte di Casey Newton potrebbe avere un impatto non indifferente sul bilancio. Altri giornalisti ne hanno peraltro seguito l’esempio decidendo di trasferire i propri contenuti altrove. Siamo all’inizio di una crisi per Substack?
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