Il progetto è dell’associazione onlus I Folletti. L’appello per donare un device riguarda anche le aziende
L’hanno chiamata #operazionetablet perché vogliono dare la possibilità a tutti i malati ricoverati, in isolamento o nelle case di riposo di parlare con le proprie famiglie attraverso le videochiamate. L’iniziativa è della onlus I Folletti, impegnata da anni nei reparti di oncologia pediatrica. A più di un mese dallo scoppio dell’emergenza coronavirus, l’associazione ha deciso di fare un ulteriore sforzo, rivolgendo un appello a tutti: chi ha un tablet che non usa più può compilare un form online perché il device diventi il ponte tra i malati ospitati nei tanti ospedali e le loro famiglie; in alternativa è anche possibile donare un tablet acquistandolo sui più comuni siti e-commerce. Il dispositivo verrà ritirato dal proprio domicilio o direttamente spedito dove più serve in questo momento. Per ora, come si legge nel comunicato stampa, #operazionetablet riguarderà soltanto Emilia Romagna, Lombardia e Piemonte, ma l’esperimento potrebbe esser presto replicato in tutta Italia.
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I primi tablet donati
#operazionetablet: un ponte di affetto
Sono purtroppo tante, troppe, le storie di famiglie che hanno perso un proprio caro in ospedale durante queste maledette settimane. Oltre al comprensibile dolore per un lutto, ad aggravare la situazione ci sono la lontananza, l’impossibilità di una carezza e perfino dell’ultimo saluto con un degno funerale. Le evidenti disposizioni del governo – per la sicurezza di noi tutti – hanno ridotto al minimo i contatti tra le persone. «Noi Folletti – ha spiegato Enza Salvati, presidente dell’associazione – ci occupiamo dal 2013 di bambini malati oncologici, a volte abbiamo fatto anche attività con anziani; quando in TV ho sentito della condizione straziante dei malati di COVID-19 che non potevano sentirsi con le loro famiglie e che alcuni morivano così, soli, non ce l’ho fatta».
StartupItalia si è messa in contatto con I Folletti per farsi spiegare come ha preso forma #operazionetablet. «Il primo test lo ha fatto Mirco Ferrari con alcuni tablet nell’ospedale di Parma – ci ha spiegato Adam Cavallari, volontario e fondatore di una startup che lavora con decine di cooperative sociali – lui per primo ha studiato il modo migliore per sfruttare questi strumenti. Tramite un semplice account Facebook, le famiglie a casa possono videochiamare i propri parenti ricoverati utilizzando il proprio profilo social. In questo modo si alleggerisce il prezioso lavoro degli infermieri».
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L’associazione I Folletti è attiva dal 2013 nei reparti di oncologia pediatrica
Adam e tanti altri volontari si stanno impegnando per far sì che l’#operazionetablet raggiunga non soltanto le persone. Anche le aziende possono donare questi dispositivi di modo che tutti i malati possano aver quel minimo di contatto con casa in un momento così difficile. Con un occhio già al futuro, quando l’emergenza coronavirus sarà alle spalle, l’associazione ha già deciso che tutti i tablet donati non finiranno inutilizzati, anzi. Questi preziosi device saranno redistribuiti nei reparti di oncologia pediatrica italiani.