Abbiamo incontrato il professore dell’Università di Tokyo che ha studiato la rete neuronale degli insetti e sta sviluppando sciami di automi capaci di proteggerci
Al posto di cani antidroga, falene-robot che identificano e si annidano intorno allo spacciatore, in grado di riconoscere una sostanza pericolosa e prevenire persino esplosioni. Tutto ciò grazie sensori montati su veicoli e velivoli a guida autonoma. In una parola: automi. Robot appunto. Tutto questo non è ancora possibile, ma lo potrebbe essere molto presto. L’ideatore degli insect-robot è Ryohei Kanzaki, docente all’Università di Tokyo e direttore del Research Center for Advanced Science and Technology.
E non è escluso che il lungo e laborioso studio operato sul sistema neurale del cervello delle falene per tradurle in micro robot automatizzati sia possibile anche sull’uomo. Insomma, un domani potremmo avere automi capaci di pensare proprio come noi.
Di tutto questo e molto di più abbiamo parlato nella nostra intervista al papà degli insetti robot, Ryohei Kanzaki.
Insect-robot: come è nato il progetto?
Il professor Kanzaki ha dedicato anni allo studio del sistema neurale e del cervello degli insetti per riprodurlo roboticamente. Ma perchè? “Gli insetti sono esseri molto intelligenti, con una capacità di elaborare dati e di mettere in atto un sistema adattivo decisamente notevole, considerando che sono dotati di un cervello di un solo millimetro“, ha rivelato il professore. Si pensi che si trovano ovunque sul nostro pianeta e che all’interno dei loro cervelli sono presenti da 100.000 a 1 milione di neuroni. “Studiare questi piccoli esseri, la loro capacità di adattamento fisiologica e ricreare la loro rete neurale a livello robotico è molto interessante – continua lo scienziato – Analizzando il loro sistema olfattivo, capace di identificare gli odori a lunga distanza e dirigersi esattamente verso la fonte di emanazione, si può dare vita ad un robot in grado di captare sostanze pericolose (gas, esplosivi, veleni), individuare vittime di disastri o nascondigli di droghe“.
Ma non solo, gli insect-robot potrebbero anche essere applicati come nuovi sensori per i futuri veicoli e velivoli a guida autonoma. Una ricerca interdisciplinare che è già un brevetto e che, secondo quanto auspica il direttore, il prossimo anno potrebbe tramutarsi in startup. Informatica, genetica, ingegneria e biologia sono le discipline coinvolte nello studio, che si è incentrato in particolar modo sul comportamento delle falene. “La falena femmina si orienta verso l’odore grazie al feromone e alle antenne che fanno da sensori”, spiega il professore.
Per simulare l’attività nell’ambiente, il team ha sviluppato una speciale macchina: il supercomputer K. Stimolando la cellula preposta ad orientare l’insetto verso la fonte odorante, questo si dirige esattamente verso il luogo di provenienza dell’emanazione. Un passaggio che è replicabile anche in robotica, insegnando all’insetto-robot a trovare il luogo da cui proviene l’odore. “Così, potremo assistere alla nascita di falene robot-poliziotto in grado, ad esempio, di sgominare spacciatori di droga” afferma Ryohei Kanzaki.
Finora, il team di ricerca ha raccolto circa 1.600 campagne-dati di neuroni cerebrali con morfologie 3D e risposte fisiologiche. Un risultato che è stato possibile raggiungere grazie anche all’implementazione dell’ibrido robot-insetto, dove la macchina e la natura collaborano per lo studio del sistema neuronale delle falene.
Infine, i dati elaborati sono stati registrati in un database: il “Bombyx Neuron Database (BoND)”. “Alcune di queste informazioni sono già accessibili al pubblico”. rivela Ryohei Kanzaki.
Ma tutto questo sarebbe possibile da replicare anche sull’uomo? Il professor Kanzaki ne ha parlato ai nostri microfoni.
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La laurea honoris causa in Informatica
Vincitore di 13 Awards, premiato miglior docente dell’Università di Tokyo 2016 e coinvolto in più di 100 laboratori e lezioni scientifiche sugli insect-robot, il professor Ryohei Kanzaki ha appena messo a segno un altro prestigioso riconoscimento: la laurea magistrale honoris causa in Informatica, conferitagli dall’Università Bicocca. “Non ero mai stato a Milano e sono rimasto sorpreso dalla bellezza di questa città. E’ un onore, per me, ricevere questo titolo – ha affermato lo scienziato – ed è un tassello in più verso il rafforzamento della collaborazione tra Italia e Giappone nella Ricerca e nell’Istruzione“.
“Grande esempio di eccellenza in campo informatico e scientifico, ma non solo. Modestia e gentilezza lo contraddistinguono”, così il rettore Cristina Messa e Stefania Bandini, professore di Informatica, della Bicocca hanno descritto lo scienziato. Una laurea honoris causa che tiene conto dell’interdisciplinarietà della ricerca, della prestigiosa carriera accademico-scientifica, dei ruoli di responsabilità di Ryohei Kanzaki in prestigiosi centri di ricerca a livello mondiale e dell’attenzione alle ricadute etico-sociali mediante approcci didattici innovativi.