I google glass come dispositivi terapeutici. Una sperimentazione in corso negli Stati Uniti con bambini affetti da autismo sembra promettente nell’aiutare a riconoscere le emozioni: dalla felicità alla tristezza, dalla rabbia alla fiducia.
Secondo i CDC americani, un bambino ogni 68, negli USA, sarebbe affetto da autismo. I bambini con autismo lottano per riconoscere le espressioni facciali, stabilire un contatto visivo e impegnarsi in interazioni sociali, ma possono migliorare molto se queste cose vengono loro insegnate sin da quando sono molto piccoli.
In uno studio conclusosi recentemente gli occhialini per la realtà aumentata di Google sono stati utilizzati per aiutare bambini affetti da autismo ad associare le espressioni facciali alle emozioni dei loro interlocutori, utilizzando la fotocamera a bordo e proiettando emoji sul visore incorporato.
I Google Glass e i bambini affetti da autismo
I Google Glass potrebbero trasformarsi in un dispositivo capace di aiutare i bambini affetti da autismo a interagire al meglio con il mondo che li circonda. A suggerirlo è una sperimentazione condotta dalla Stanford University Medical School, la cui ricerca è stata pubblicata sul Journal of the American Medical Association, Pediatrics è ripresa dal quotidiano New York Times. Nelle conclusioni dello studio si ipotizza che strumenti come i Google Glass, usati in ambito terapeutico sotto la guida di personale medico esperto, e seguendo un programma ben preciso, potrebbero aiutare i bambini affetti da autismo a comprendere le emozioni e ad interagire in modo più diretto con chi li circonda.
Sperimentazione degli stati d’animo con emoticon
In particolare il sistema utilizzato dai ricercatori fa in modo che gli occhialini rivelino a chi li indossa quale sia lo stato d’animo degli interlocutori che hanno davanti a sé, un’abilità sulla quale chi è affetto da autismo generalmente non può contare.
Si tratta di un sistema software di apprendimento automatico che riconosce le emozioni: felicità, tristezza, rabbia, sfiducia, sorpresa, paura, neutralità e disgusto. Giochi come Capture the Smile e Guess the Emotion guidano i bambini attraverso il riconoscimento facciale ed emotivo visualizzando emoticon sul monitor.
La sperimentazione è durata due anni, ha coinvolto 71 bambini interessati da diverse forme di autismo e ha dato risultati comparabili a quelli ottenuti da bambini che sono invece stati sottoposti a terapie tradizionali in cliniche specializzate.
I bambini sono stati valutati prima e dopo il periodo di studio con test che misurano la reattività sociale, il riconoscimento facciale, il contatto visivo e la socialità. I ricercatori hanno quindi chiesto un feedback ai genitori su quanto il prototipo fosse coinvolgente, utile e divertente.
Secondo quanto riferito dai genitori, i bambini che hanno usato gli occhiali e il software a casa sembravano mostrare miglioramenti del comportamento adattivo.
Le valutazioni hanno anche portato a miglioramenti nell’interazione sociale, nel contatto visivo e nel riconoscimento delle emozioni dopo che i bambini hanno usato lo strumento.
Nel modello impiegato, la telecamera montata sui Google Glass inquadra il volto degli interlocutori e invia l’immagine allo smartphone, dove gli algoritmi di riconoscimento sviluppati dagli ingegneri riconoscono le espressioni al posto dell’utente. Agli occhialini viene infine restituito un risultato sotto forma di emoji che viene proiettata sul visore e aiuta gli utenti a imparare ad associare le espressioni facciali alle emozioni.
Il sistema in effetti non è pensato per rimanere attivo nella vita di tutti i giorni e sostituire gli sforzi degli utenti, ma come ausilio per sessioni terapeutiche durante le quali ai bambini viene insegnata questa abilità.
La sperimentazione coi Google Glass, una strada percorribile
La sperimentazione della Stanford University Medical School non è l’unica in corso in relazione ad autismo e Google Glass. La startup Brain Power del Massachusetts sta usando i Google Glass come supporto educativo per i bambini autistici nelle scuole, per aiutarli a mantenere un contatto visivo. E Robokind, startup di Dallas, sta applicando le soluzioni dei Google Glass a un robot che imita le emozioni di base e cerca di stabilire un contatto visivo con gli studenti.
La speranza per il futuro è che sistemi simili possano servire alle famiglie ad aiutare i propri cari in modo più semplice e meno costoso.