Sviluppato dai ricercatori dell’Università di Münster, il circuito è in grado di imparare sulla base dell’esempio e di riconoscere schemi nascosti nei dati, proprio come avviene nel cervello
Spesso quando parliamo di Intelligenza Artificiale pensiamo a robot parlanti, macchine volanti e case intelligenti. Dimentichiamo però che uno dei campi in cui l’AI potrebbe davvero rivoluzionare (e in parte lo sta già facendo) il mondo in cui viviamo è quello medico, anche in caso di patologie gravi e finora difficilmente curabili.
Un gruppo di ricercatori dell’Università di Münster, in Germania, e di Oxford ed Exeter, nel Regno Unito, ha sviluppato un chip in grado di imitare il comportamento dei neuroni del nostro cervello e le connessioni che si vengono a creare tra essi. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista scientifica Nature.
Una memoria elettronica simile a quella umana
Si tratta di una tecnologia davvero rivoluzionaria perché per la prima volta la memoria elettronica si trasforma in qualcosa di davvero simile a quella umana. È un decisivo passo in avanti rispetto al funzionamento dei computer per come li conosciamo, perché questo chip permette di concentrare in un’unica sede immagazzinamento e processamento delle informazioni, proprio come avviene nel cervello.
La differenza fino ad oggi era sostanziale: nei computer le unità di memoria e quelle di elaborazione dei dati sono separate (e quindi le informazioni devono continuamente viaggiare fra le une e le altre), mentre nel cervello avvengono nello stesso posto, le sinapsi, ossia i punti di collegamento fra i neuroni.
Ma come funziona nello specifico?
Il chip sviluppato dai ricercatori contiene quattro neuroni artificiali e 60 connessioni, o sinapsi. Grazie a due diversi algoritmi di apprendimento automatico, il circuito è in grado di imparare sulla base dell’esempio e di riconoscere schemi nascosti nei dati, proprio come fanno le cellule nervose umane. Il sistema funziona unicamente con la luce e non con gli elettroni, alla base invece dei chip tradizionali, e quindi può elaborare le informazioni ad una velocità molto più elevata.
“Il nostro sistema – spiega Wolfram Pernice, uno degli autori dello studio – ci consente di compiere un grande passo in avanti verso la realizzazione di computer che lavorano in modo simile al cervello”.
Come detto, il campo di applicazione di questa tecnologia può essere infinito. Queste innovative funzioni potrebbero permettere di arginare gli effetti delle malattie neurodegenerative, come morbo di Parkinson o di Alzheimer, causate da una perdita di funzione dei neuroni, o dalla loro morte. Molte ricerche dovranno ancora essere condotte, ma il chip iper-veloce sviluppato dall’Università di Münster potrebbe rappresentare un passo decisivo nel mondo della medicina, e non solo.