Molti gli spunti da un nuovo rapporto della Casa Bianca, sullo stato dell’arte dell’intelligenza artificiale, e ciò che ci riserva il futuro.
I progressi nella tecnologia, e in particolar modo l’avanzamento della ricerca sull’intelligenza artificiale, hanno aperto nuovi mercati e nuove opportunità in aree critiche quali la sanità, l’istruzione, l’energia e l’ambiente. Ad oggi però viene ancora ritenuto molto improbabile che le macchine disporranno di una intelligenza paragonabile (o superiore) a quella degli esseri umani nei prossimi 20 anni. Poco probabile, non impossibile. “Impossibile” è un termine che la scienza non conosce.
Il report della Casa Bianca
Il tema è ormai centrale nel dibattito pubblico sugli argomenti di tecnologia e ricerca scientifica. La Casa Bianca ha infatti prodotto un report, “Preparing for the future of artificial intelligence“, di una cinquantina di pagine sviluppato dalla sottocommissione del NSTC (National Science and Technology Council, attiva dal 23 novembre 1993). La relazione verte su machine learning e intelligenza artificiale, e vuole favorire il coordinamento tra le agenzie governative americane e fornire loro assistenza tecnica e politica su argomenti legati alla AI, al fine di monitorare lo sviluppo di tali tecnologie in tutta l’industria, e nella comunità scientifica.
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Nei prossimi anni, l’intelligenza artificiale continuerà a contribuire alla crescita economica e sarà uno strumento prezioso per migliorare il mondo, a patto che si riesca ad arrivare ad un equilibrio tra aspetti positivi e rischi. Una sfida fantascientifica, che porterà la collettività a costruire una società con intelligenza artificiale avanzata dove tutti potranno godere dei benefici.
L’intelligenza artificiale, e l’area fondamentale del machine learning, saranno centrali nell’aumento della qualità della vita delle persone. Secondo il report, infatti, contribuiranno a risolvere alcune delle sfide più grandi su inefficienza e disuguaglianza. Assistenza sanitaria, trasporti, ambiente, giustizia penale e civile, inclusione nel benessere economico: settori che aumenteranno la propria efficacia ed efficienza grazie al potenziamento del mobile computing e l’avanzamento dell’intelligenza artificiale.
Regolare subito l’intelligenza artificiale
L’intelligenza artificiale è un tema nuovo e in rapida evoluzione, e necessita di regolamentazione adeguata e pronta a mutazioni celeri. Basti pensare alle automobili senza pilota (da Google a Tesla): bisogna ripensare e adeguare il sistema assicurativo, il codice della strada e i relativi reati civili e penali. Pensate anche ai droni, ad esempio: tra non molto tempo sarà necessario introdurre un metodo per la gestione del traffico nei cieli. C’è chi li guida per divertimento, chi per controllo della sicurezza e chi per consegnare scarpe nuove.
“L’intelligenza artificiale ridurrà gli incidenti automobilistici. Ad oggi, la tecnologia non è ancora in grado di garantire la sicurezza pubblica”
Si rivela necessario, inoltre, comprendere i rischi dell’intelligenza artificiale, perché come essa può rappresentare una risorsa utile alla scomparsa delle disuguaglianze, può anche essere un’arma nelle mani sbagliate. Ad ogni passo in avanti nella ricerca sulla IA, i governi nazionali devono porsi un quesito: «Il nostro sistema giuridico è già in grado di sopportare il cambiamento?» Se non lo fosse, è necessario porre rimedio per adeguare la legge alle trasformazioni improvvise dovute all’avanzamento delle nuove tecnologie di intelligenza artificiale.
Il paper, oltre ad esporre i vari punti toccati dall’intelligenza artificiale, propone anche delle “raccomandazioni” al governo. In termini di regolamentazione, suggerisce di intervenire il prima possibile sul traffico aereo di droni (negli USA vi sono norme decisamente meno restrittive che in Italia: ne avevamo parlato qui), e caldeggia l’introduzione di un vero e proprio manuale sul codice stradale adatto alle auto senza pilota, da parte del Ministero dei Trasporti.
Le macchine non sostituiranno l’uomo, ma dovrà gestirle
«Il governo – si legge nel report – ha anche un ruolo importante nella promozione della IA attraverso la ricerca e lo sviluppo in ambito occupazionale. Un piano strategico della Federally funded uscirà nei prossimi mesi proprio su questo tema, e interverrà nelle piccole e medie imprese americane con un progetto di accompagnamento all’utilizzo di intelligenza artificiale nelle catene di montaggio.
Il piano prevede la discussione del ruolo del Federal Reserve System nell’identificare le aree di opportunità per la IA sul lavoro, e nel massimizzare i benefici per costruire una forza lavoro altamente qualificata. Il paper inoltre invita il governo federale a predisporre un programma di monitoraggio globale sull’avanzamento della ricerca sull’intelligenza artificiale applicata alla sfera industriale.
Questo significa che le macchine sostituiranno l’uomo? Assolutamente no, ma si rivelerà necessario una maggiore educazione matematica e tecnico-scientifica per l’uomo-lavoratore, che dovrà essere in grado di gestire le macchine. Nel prossimo paragrafo vedremo quale potrebbe essere l’impatto economico di una maggiore automazione del lavoro.
L’intelligenza artificiale produrrà ricchezza
L’impatto economico della IA nel breve periodo sarà registrato dall’automazione di compiti che non potevano essere automatizzati prima. Questo aspetto, probabilmente, aumenterà la produttività e creerà ricchezza. L’analisi da parte del Council of Economic Advisers della Casa Bianca suggerisce però che l’effetto negativo dell’automazione di alcune mansioni sarà più grande sui posti di lavoro a basso salario, e che vi è il concreto rischio che l’automazione guidata dall’intelligenza artificiale aumenterà il divario salariale tra le fasce della popolazione meno istruite e quelle con un più alto livello culturale, facendo potenzialmente crescere la disuguaglianza economica. La politica pubblica può affrontare un tale rischio garantendo ai lavoratori riqualificazione, occupando nuovi posti di lavoro complementari alle capacità dell’intelligenza artificiale.
“I punti da cui partire devono essere equità, sicurezza e governance.”
L’uso delle armi senza controllo umano
L’intelligenza artificiale pone anche questioni di sicurezza nelle relazioni internazionali tra i governi. Si rivela necessario, secondo lo studio, una cooperazione intergovernativa, per studiare i ruoli della IA nella società, i rischi e le opportunità. Non deve altresì diventare una gara, una “corsa allo spazio” degli anni Duemila.
L’intelligenza artificiale, oggi, ha importanti applicazioni nella sicurezza informatica, sia a livello difensivo che offensivo. Avvicinando l’intelligenza artificiale alle armi (che siano esse di offesa o difesa), allontanando il controllo umano diretto, comporta rischi e può sollevare questioni legali ed etiche.
La chiave per incorporare sistemi autonomi e semi-autonomi nella difesa nazionale è, secondo il report, la garanzia che il governo operi sempre in conformità con il diritto umanitario internazionale, adottando misure appropriate di controllo e sicurezza, lavorando a fianco di partner strategici per sviluppare standard relativi allo sviluppo e all’utilizzo di queste nuove potenziali armi.
Questo tema sarà inoltre all’ordine del giorno nel prossimo G7 del maggio 2017, ospitato a Taormina
La necessità di essere cittadini consapevoli
L’intelligenza artificiale ha il potenziale per essere uno dei principali motori di crescita economica e di progresso sociale, se l’industria, la società civile, e il governo collaborano per la sua gestione e introduzione nella quotidianità. Dalla Casa Bianca fanno sapere che il governo degli Stati Uniti ha diversi ruoli da svolgere, e non solo quello degli USA, aggiungiamo noi.
Può e deve aumentare la consapevolezza dei cittadini sul tema, organizzando l’agenda del dibattito pubblico mettendo al centro l’argomento, cosa che in queste ultime settimane di presidenza Barack Obama sta facendo. È necessario fornire strumenti di politica pubblica al fine di garantire che l’alterazione dei mezzi e metodi di lavoro introdotti dalla IA aumentino la produttività evitando conseguenze economiche negative per la forza lavoro.
“Bisogna inoltre andare nella direzione che preveda l’intelligenza artificiale come bene comune ad uso civico.”
Le aree che subiranno un profondo mutamento grazie alla IA saranno molteplici, dall’istruzione alla sicurezza del cittadino, dall’economica alla difesa nazionale, dalla tutela dell’ambiente alla giustizia. Tutte queste implicazioni vedranno la nascita di nuove opportunità e nuove sfide, dove la chiave di volta sarà la capacità di adattamento dell’uomo e delle regolamentazioni.
4 progetti giin corso
Anche la Cina si fa sentire nella corsa all’intelligenza artificiale.
Huawei, la ormai nota marca di smartphone, ha annunciato una collaborazione strategica con la Berkeley University (università privata), in California, per la ricerca sulla IA. La company orientale finanzierà l’università con un milione di dollari per progetti sul machine learning, reinforcement learning, ed elaborazione del linguaggio naturale e realtà virtuale.
Alla Berkeley è stato inaugurato quattro anni fa il nuovo Bair Lab, che riunisce ricercatori dell’intelligenza artificiale provenienti da tutto il mondo.
Restando in California, Google DeepMind, il progetto di intelligenza artificiale di Alphabet Inc., ha creato un nuovo algoritmo che combina l’elaborazione dei dati con l’auto apprendimento (machine learning all’ennesima potenza). I ricercatori di DeepMind hanno così “dato vita” a un computer neurale differenziabile e l’hanno testato nel quotidiano sfruttando la Tube di Londra.
Il nuovo algoritmo è in grado di mantenere un’informazione appresa e utilizzarla in futuro per risolvere problemi simili, arrivando così da solo alla soluzione. Memorizzare il metodo impiegato per trovare una soluzione è qualcosa di assolutamente nuovo e, per certi aspetti, sconvolgente.
Ricorda un po’ quegli esperimenti cognitivi con gli scimpanzé, che con l’esperienza e la “prova sul campo”, riescono poi a creare un modello mentale che gli permetterà in futuro di risolvere problemi simili in un intervallo di tempo limitato.
Siamo forse la specie di passaggio tra l’animale e la macchina?
La sottile linea tra scienza e fantascienza: Westworld
“Il mondo dei robot” (“Westworld” il titolo originale) è un film del 1973 scritto e diretto da Michael Crichton. Sì, il genio di Jurassic Park.
Oggi “Westworld” è tornato, in veste di serie TV, e dopo le prime tre puntate fa già parlare di sé come “capolavoro”. La storia, a grandi linee, vede un parco a tema realizzato in un mondo del lontano e selvaggio west alla Sergio Leone, di cui si sa poco o nulla, con una nutrita schiera di umanoidi (chiamati host) che recitano sceneggiature scritte dai creatori e gestori del parco, per soddisfare gli istinti più bassi e perversi degli ospiti (newcomer). Sesso sfrenato, taglie sui ricercati, sparatorie: non manca nulla.
Molti i punti in comune con Jurassic Park: l’uomo che vuole fare Dio (in questo caso un magistrale Anthony Hopkins) giocando con le leggi naturali, e poi la situazione gli sfugge di mano.
Si preannuncia la ribellione delle macchine, che per una eccessiva intelligenza artificiale prendono coscienza del proprio status, e si stufano di fare i burattini. Questo è un rischio reale? Potrebbe capitare davvero? Per adesso gustiamoci questa perla del network HBO (che appartiene a Time Warner, al centro in questi giorni di un’acquisizione storica da parte di AT&T, compagnia di telefonia mobile, per 86,4 miliardi di dollari).