Una volta a regime secondo gli scienziati questo colossale purificatore potrà ripulire tra i 5 e i 18 milioni di metri cubi d’aria al giorno
Da decenni la Cina sta combattendo una lotta senza quartiere contro lo smog. Adesso si affiderà a una torre di venti piani che, almeno nelle intenzioni dei suoi costruttori, dovrebbe ridurre drasticamente l’inquinamento. Si tratta del purificatore d’aria più grande mai costruito e, promettono gli scienziati, permetterà di abbattere i valori di particolato nocivi per la salute umana.
La torre di Xi’an
Costruita nella popolosa città di Xi’an, che conta qualcosa come 8 milioni di persone, la torre è alta quanto un edificio di 20 piani (60 metri circa) ed è stata posizionata strategicamente tra i grattacieli in uno dei punti più inquinati della periferia. Può soffiare via il pulviscolo cancerogeno meglio noto come PM 2,5 riducendo la sua presenza anche del 19 percento su una superficie di 6 chilometri quadrati. Non esistono al momento strumenti più efficaci.
A sostenerlo è il professor Cao Junji, esperto di protezione ambientale dell’Accademia delle Scienze Cinese, non nuovo per la verità a iniziative stravaganti in fatto di riduzione dell’inquinamento. In Cina è considerato un vero e proprio luminare e anche questo suo progetto è infatti portato come un vanto dal governo della Repubblica popolare cinese. Per Junji bisognerebbe però costruire almeno 100 di queste torri per migliorare la situazione solo in Xi’an. Da parte loro, i boiardi di stato portano a sostegno il fatto che a Pechino il cielo questo inverno sia tornato non solo visibile ma persino azzurro.
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Il governo ha messo in campo misure repressive brutali
Secondo un recente studio di Greenpeace, le polveri ultrasottili sulla Cina e in particolar modo sulla zona della capitale sono calate del 33 per cento solo negli ultimi mesi. Merito della torre? Ovviamente no. Lo si deve alle risposte brutali che il governo ha messo in atto per cambiare drasticamente direzione. Misure come la chiusura di centinaia di fabbriche a carbone, la messa al bando della carbonella per il riscaldamento e persino lo sfratto di migliaia di abitanti dei sobborghi che si scaldavano con stufe a legno e carbone, mandati da parente e amici in attesa che vengano posate le condutture del gas anche nei quartieri più poveri.