Londra ha negato l’estradizione. Nel 2010 era il personaggio dell’anno secondo il Time
Julian Assange soffre di disturbi mentali e un suo trasferimento in un carcere degli Stati Uniti potrebbe condurlo al suicidio. Questa considerazione ha spinto ieri, lunedì 4 gennaio, la giudice Vanessa Baraitser a negare l’estradizione del fondatore di WikiLeaks verso Washington. Da anni Oltreoceano Assange è bollato come traditore, cospiratore e nemico degli Stati Uniti. Dieci anni fa il giornalista veniva eletto dal Time come personaggio dell’anno e in una delle sue ultime interviste da uomo libero – visibile qui – ha esordito chiarendo la propria idea sulle condizioni della libertà di stampa nel mondo. «È preoccupante – ha dichiarato Assange – che tutti i media stiano facendo un lavoro così scadente, al punto che un piccolo gruppo di attivisti riesce a pubblicare più informazioni del resto della stampa messa assieme». L’esperto di coding australiano si riferiva a WikiLeaks, il sito da lui fondato nel 2006 e da cui venivano pubblicati contenuti riservati e potenzialmente dannosi per la reputazione di politici e di interi paesi.
Assange: informazioni sensibili
Classe 1971, Assange è nato in Australia e sin da ragazzo ha sviluppato una forte passione per l’informatica. Questa predisposizione si è poi affiancata a quella per il giornalismo. Un mestiere vissuto in prima linea come una missione, supportata dai valori a cui ha sempre dichiarato di ispirarsi («Gli uomini capaci e generosi non creano vittime, si occupano delle vittime», ha dichiarato). Le informazioni che negli anni WikiLeaks ha rilasciato senza inchieste, ma attraverso la pubblicazione di grandi quantità di materiali riservati hanno creato problemi e imbarazzi agli Stati Uniti. Il paese che aveva scelto di tornare in Medioriente per portare pace e giustizia aveva in realtà utilizzato metodi brutali e in certi casi, come insegna il caso di Abu Ghraib, disumani.
Da una delle vicende più eclatanti denunciate da WikiLeaks è emerso l’utilizzo violento e sproporzionato della forza contro la popolazione civile di Baghdad da parte degli Stati Uniti. In un video di pochi secondi, risalente al 2007, si vede l’inquadratura che punta su un gruppo di persone riprese da un elicottero Apache. I militari ordinano il fuoco e in pochissimi secondi più di dieci persone perdono la vita, compreso un giornalista della Reuters. Si scoprì in seguito che i bersagli non costituivano alcuna minaccia e che semplici teleobiettivi per macchine fotografiche erano stati scambiati per lanciarazzi. WikiLeaks ottenne il filmato da una fonte interna del Pentagono e pubblicò il video nel 2010.
Le critiche a WikiLeaks
Chi in questi anni ha criticato i metodi utilizzati da WikiLeaks ha spesso puntato il dito contro questa scelta di non mettere filtri tra le informazioni e i cittadini, pubblicando una mole enorme di contenuti senza troppe distinzioni. Secondo alcuni questo non è giornalismo, ma sapiente utilizzo dell’informatica messa al servizio di una cittadinanza che deve sapere sempre e comunque, a qualunque costo (anche collaterale). Nel 2010 Assange disse che la maggior parte delle informazioni ottenute da WikiLeaks provenivano da fonti anonime. Nei rari casi in cui la fonte è nota, ha spiegato il fondatore, la redazione fa tutto il possibile per distruggere qualsiasi prova che leghi quel materiale a un individuo.
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Bradley Manning, ex soldato USA. Dopo il cambio di sesso, ha cambiato nome in Chelsea
La storia di Assange si è legata nel 2010 a quella di Bradley Manning, ex soldato statunitense che negli scorsi anni ha cambiato sesso (oggi si chiama Chelsea Manning). Fu proprio questa la fonte che permise a WikiLeaks di caricare sulla piattaforma una quantità enorme di materiale compromettente per l’esercito USA e Washington. Manning venne graziata dall’ex Presidente Obama, mentre per Assange rimangono capi di imputazione che significherebbero un sicuro ergastolo nel caso di estradizione a Washington. Su di lui gravavano anche accuse di stupro che lo avevano spinto a cercare rifugio nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra, ma che poi vennero ritirate. La moglie di Assange ha chiesto a Donald Trump di concedergli la grazia, ma in scadenza di mandato la palla potrebbe passare al successore Joe Biden.