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Per la pubblicazione di HplusM, interviene al Meet the Media Guru di Milano l’esperto Accenture di AI. “Siamo entrati nella terza era della trasformazione industriale. Quella della collaborazione tra uomo e macchine”
In occasione della pubblicazione di “Human+Machine: Reimagining Work in the Age of AI”, libro scritto a quattro mani con James Wilson, fa tappa a Milano una delle figure più interessanti dell’innovazione. Paul R. Daugherty, Chief Technology&Innovation Officer di Accenture.
Ad offrire l’occasione per un così stimolante incontro l’evento organizzato dalla piattaforma Meet the Media Guru che ha occupato con un numeroso pubblico l’auditorium del Museo Nazionale Scienza e Tecnologia.
Il meglio deve ancora arrivare
Vecchi timori e nuove opportunità. Questi due dei punti principali su cui si focalizzano le riflessioni di Paul Daugherty, e di conseguenza anche le pagine di Human+Machine, parlando di Artificial Intelligence. “L’AI può aiutarci a ripensare e trasformare il futuro delle nostre aziende attraverso una collaborazione costruttiva tra uomini e macchine. L’obiettivo non è quello di generare dei ‘superuomini’ artificiali, ma di utilizzare la tecnologia per aiutare l’uomo a superare i propri limiti”.
Gli esempi in tal senso sono già numerosi. Coltivazioni urbane che si autogestiscono, device di ultima generazione pensati per precise patologie mediche, robot industriali che semplificano i procedimenti ripetitivi.
“Le opportunità che si aprono davanti a noi sono infinite, ma per coglierle bisogna prima sfatare qualche mito. Le macchine non prenderanno il sopravvento sul genere umano – niente scenari distopici alla Terminator, per intenderci – e non ci ruberanno il lavoro”, rassicura Daugherty.
Che poi corregge il tiro. “Alcune tipologie di lavoro verranno meno, questo è vero. Ma spesso non si tiene conto che molte altre verranno create proprio per merito dell’AI”. In particolare, Human+Machine identifica 6 nuove possibili categorie di professioni attive in aree differenti.
- i trainers: chiamati a istruire i sistemi intelligenti e gli algoritmi su come imitare i comportamenti umani;
- gli explainers: con il compito di ridurre il gap tra sviluppi tecnologici e applicazioni concrete a livello di business;
- i sustainers: figure deputate al corretto funzionamento dei sistemi intelligenti, in quanto strumenti creati al servizio dell’uomo.
Ci sono paure e miti… ma l’ #IntelligenzaArtificiale impone 3 imperativi:
1) re-immaginare il business
2) nuovo approccio al lavoro
3) responsabilità (richiamando le leggi della robotica di Asimov)
#meetDaugherty #HplusM@pauldaugh @mmguru @Accentureitalia @AI4Business_it pic.twitter.com/oHdaRNUP7i— NicBoldrini (@NicBoldrini) June 27, 2018
Face to face con la “missing middle”
Filosofia e consigli per un approccio corretto all’innovazione: “Human+Machine: Reimagining Work in the Age of AI”, il libro di Paul Daugherty, mescola insieme questi due aspetti facendo leva sull’esperienza accumulata studiando i diversi comportamenti di 1500 aziende alle prese con la digital transformation.
Un’esperienza che si traduce in 5 punti/passaggi da seguire nell’applicazione dell’AI alla propria realtà lavorativa: Mindset (atteggiamento mentale), Enterprise (impresa), Leadership, Data e Skills (capacità). “Le aziende innovative possono fare leva su questo modello per cavalcare la terza trasformazione industriale – o ‘missing middle’, come viene chiamata nel libro – e fare tesoro della collaborazione tra uomo e macchina basata sull’IA”.
Ovviamente, i consigli non vengono rivolti solo alle aziende, ma anche ai vari Paesi. E all’Italia, in particolare. “Un governo, oggi, non può fare a meno di interrogarsi su quale approccio avere con l’Artificial Intelligence perché ciò avrà delle importanti conseguenze sul mercato del lavoro. E la stessa cosa si può dire per raccolta e utilizzo dei dati che sono il vero carburante dell’innovazione. L’approccio corretto è un approccio responsabile”.