Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha affermato che le aziende quotate non dovrebbero essere obbligate a presentare relazioni trimestrali. Preferirebbe una cadenza semestrale per risparmiare tempo e denaro. Ma perchè?
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La strada di Trump
«Previa approvazione della SEC, companies e corporations non dovrebbero più essere obbligate a “rendere conto” trimestralmente (Rendicontazione trimestrale!), ma piuttosto a “rendere conto ogni sei mesi – ha scritto Trump sul suo social Truth – Questo farà risparmiare denaro e permetterà ai manager di concentrarsi sulla corretta gestione delle proprie aziende. Avete mai sentito dire che “la Cina ha una visione di 50-100 anni sulla gestione di un’azienda, mentre noi gestiamo le nostre aziende su base trimestrale???” Non va bene!!!“.
Insomma, una scelta che segnerebbe una svolta significativa nelle pratiche di corporate governance, allineando l’America ai modelli già adottati nel Regno Unito e in gran parte d’Europa. In Italia, ad esempio, il Regolamento emittenti (art. 82-ter) prevede implicitamente che le società quotate non siano tenute alla pubblicazione della trimestrale.
In America la proposta presidenziale ha già raccolto negli anni consensi autorevoli: tra i sostenitori figurano Jamie Dimon, ceo di JPMorgan Chase, e l’investitore Warren Buffett, entrambi convinti che la pressione delle scadenze trimestrali ostacoli scelte strategiche di lungo periodo. In un contesto dove il calo strutturale delle società sui mercati americani non è cosa da poco.
Secondo il Center for Research in Security Prices, a fine giugno le realtà che Trump menziona erano circa 3.700, il 17% in meno rispetto a tre anni fa. Un dato che appare ancor più preoccupante se confrontato con il 1997, quando il numero era doppio. Una riforma che da un lato consentirebbe, a detta di Trump, una “sforbiciata” alla burocrazia, e da un altro modificherebbe la pratica invalsa nei mercati finanziari a stelle e strisce.