Contro Musk 17 case discografiche statunitensi, rappresentate dalla National Music Publishers’ Association
Il social di Elon Musk avrebbe violato a lungo il copyright sui brani diffusi dagli utenti. E lo avrebbe fatto ancora prima che Musk diventasse Ceo (è stato sostituito di recente da Linda Yaccarino), quando la Big Tech era guidata prima da Jack Dorsey e poi da Parag Agrawal. In gruppo di 17 case discografiche statunitensi, rappresentato dalla National Music Publishers’ Association (NMPA), ha fatto causa a Twitter per presunte violazioni del copyright sostenendo che il social dell’uccellino blu violi sistematicamente i diritti di numerose canzoni, soprattutto quelli legati ai video musicali, che trattengono più a lungo gli utenti sulla piattaforma.
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L’accusa da parte della NMPA
Secondo l’associazione, Twitter «permetterebbe e incoraggerebbe» la diffusione di contenuti senza pagare le dovute commissioni a chi ne detiene i diritti e continuerebbe a fare profitti grazie alla loro condivisione, violando i diritti esclusivi degli editori e di altri ai sensi della legge sul copyright.
Con questa accusa l’NMPA ha presentato in un tribunale federale di Nashville, nel Tennessee, la richiesta di un risarcimento per oltre 250 milioni di dollari di danni (più di 230 milioni di euro). Da quanto si apprende da parte di fonti che hanno visionato la documentazione presentata, la NMPA accuserebbe Twitter di aver guadagnato, grazie a queste violazioni, una posizione di vantaggio rispetto ad altri social network come TikTok, Instagram e YouTube, che, secondo l’associazione, invece pagherebbero i diritti regolarmente.
Nello specifico, la NMPA ha presentato un elenco di circa 1.700 brani che, secondo gli editori, sono stati inclusi in più avvisi di copyright recapitati a Twitter senza che la società di Musk abbia agito in alcun modo. Pertanto è stato chiesto un risarcimento di 150mila dollari per ogni violazione.