Un luogo selvaggio e scarsamente popolato è diventato il centro di eccellenza per l’esplorazione spaziale. Da qui ripartiamo per tornare sulla Luna
«Qui si è scritto un pezzo di storia dell’umanità». Non potevamo non partire da lui, Piero Angela, il giornalista e divulgatore scientifico da poco scomparso e che nel 2019, 50 anni dopo l’allunaggio, ritornava a Cape Canaveral, Florida, per una puntata speciale dedicata alla pagina forse più emozionante della storia del Novecento. Pagina che lui aveva documentato in diretta nel 1969. Sabato 3 settembre alle 18:15 ora italiana, meteo e condizioni tecniche permettendo, da questa lingua di terra affacciata sull’Oceano Atlantico il programma Artemis della NASA ne potrebbe scrivere un’altra.
Il lancio di Artemis 1 è il primo passaggio per riportare l’uomo sulla Luna dopo molto tempo. Nessun astronauta ha più rimesso piede sul satellite naturale dal 1972 (era la missione Apollo 17, l’ultima dello storico programma). In attesa di vivere tutti insieme un momento storico, che unisce le generazioni e i paesi che hanno collaborato a questa iniziativa da quasi 100 miliardi di dollari, vi vogliamo condurre nella storia di Cape Canaveral.
La storia di Cape Canaveral. L’acqua prima dello Spazio
Il nome Cape Canaveral proietta subito verso l’esplorazione spaziale. Ma prima di affrontare l’aspetto peculiare di questa località, diamo uno sguardo a terra. Meglio, al passato e alle origini. Il primo insediamento permanente risale al 1823, a opera di Douglas D. Dummitt. Sulla costa, Cape Canaveral è sempre stato per sua natura un luogo legato ai viaggi. E infatti a metà Ottocento il governo degli Stati Uniti decide che qui sarebbe sorto un faro per orientare le navi sull’Atlantico. Smantellato durante la Guerra Civile, viene poi ricostruito e ancora oggi rimane uno delle strutture più antiche all’interno del Cape Canaveral Space Force Station.
L’area di Cape Canaveral è per molti decenni scarsamente popolata e isolata dal momento che non ci sono strade o altri collegamenti. E tale resta nella prima metà del Novecento. All’epoca DeSoto Beach è il paese più grande: 15 case, un hotel, un negozio e un bordello. Alla soglia della Seconda Guerra Mondiale la popolazione di Cape Canaveral non supera le cento persone, anche se sono molti i pescatori che approfittano delle ricche acque dell’Atlantico. Dopo il conflitto, una serie di fattori avrebbero reso Cape Canaveral il centro di eccellenza che è oggi e il punto da cui lanciare gli astronauti verso la conquista dello Spazio.
Cape Canaveral, la seconda scelta
Gli anni Cinquanta vengono riassunti come la cosiddetta fase calda della Guerra Fredda. Il conflitto in Corea, i carri armati sovietici a Budapest, la crisi di Suez, la fine del brevissimo monopolio statunitense sull’atomica. All’epoca la paura di un nuovo conflitto mondiale con lo spettro della bomba nucleare spaventa l’opinione pubblica. Nel frattempo si pongono le basi per la conquista dello Spazio, traguardo che si tinge senz’altro dei colori della propaganda. Nel 1957 è l’URSS a lanciare il primo satellite artificiale nello Spazio, lo Sputnik 1. E altri primati sarebbero arrivati per Mosca come quello del primo uomo nello spazio, nel 1961 (Yuri Gagarin).
Cape Canaveral che ruolo gioca in questo periodo? Anzitutto non è il luogo da cui partono i primi test missilistici statunitensi. White Sands, nel New Mexico, ospita una base fin dal periodo della Seconda Guerra Mondiale, che tuttavia si mostra ben presto inadeguata ai veicoli spaziali più moderni, oltre che pericolosa, dal momento che si trova a un centinaio di miglia dalle zone abitate. Nel 1946 iniziano così le ricerche per sondare nuovi possibili siti. Alla fine si individuano tre zone: nello Stato di Washington con un affaccio sul Pacifico, a El Centro in California, e a Cape Canaveral in Florida. In un primo momento si punta verso la California, ma il governo messicano si oppone al sorvolo di missili vicinissimi al confine. Di tutt’altro avviso sono invece i britannici, che avallano i test e il sorvolo sulle Bahamas. Ed è così che a Cape Canaveral inizia a cambiare tutto.
Le condizioni ideali
La bassa densità abitativa rende Cape Canaveral un luogo ideale e sicuro per una base. Con un meteo favorevole buona parte dell’anno, nella seconda metà del Novecento la zona è ben collegata grazie a strade e ferrovie. La vicinanza all’Equatore rende poi questa scelta ancora più azzeccata: i razzi lanciati da Cape Canaveral possono sfruttare la velocità di rotazione della Terra, massima all’Equatore, richiedendo così minor spinta ai motori. Partono così i lavori e i tecnici costruiscono i Launch Pads 1, 2, 3 e 4. Grazie ai massicci investimenti statunitensi, la storia di Cape Canaveral cambia radicalmente.
“Io credo che questa nazione debba impegnarsi a raggiungere il traguardo, prima della fine di questo decennio, di far atterrare un uomo sulla Luna e riportarlo sano e salvo sulla Terra” (JF Kennedy)
Può sembrare contro intuitivo, visto il dominio a stelle e strisce nel settore, ma negli anni Cinquanta è l’Unione Sovietica a primeggiare. E questo dura per tutto il decennio. Intanto a Cape Canaveral si continua a costruire fino a quando nel 1960 il Dipartimento della Difesa dichiara che lo spazio è saturo. Un altro elemento chiave riguarda il ruolo degli astronauti: la NASA in quel periodo non ha ancora un piano per portare uomini nello Spazio e farli ritornare in sicurezza. Quel piano, invece, ce l’ha Mosca che nel 1961 segna una traguardo storico con il viaggio di Gagarin che orbita attorno al mondo in un volo di quasi due ore ore sulla Vostok 1.
Il ruolo Kennedy
«Io credo che questa nazione debba impegnarsi a raggiungere il traguardo, prima della fine di questo decennio, di far atterrare un uomo sulla Luna e riportarlo sano e salvo sulla Terra. Nessun singolo progetto di questo periodo susciterà altrettanta emozione nell’umanità o sarà più importante per l’esplorazione spaziale a lungo raggio». Il 25 maggio 1961 così si esprime John Fitzgerald Kennedy, il nuovo presidente democratico degli Stati Uniti. A distanza di mezzo secolo, in molti giudicano quello un passaggio cruciale sia di visione, sia di strategia.
Nel 1964 la NASA completa l’acquisto di 88mila acri a Cape Canaveral (all’inizio la base ne contava 15mila). Come noto, Kennedy non sarebbe riuscito ad assistere all’allunaggio (viene assassinato nel 1963). Sei giorni dopo la sua morte il Presidente Johnson, suo vice fino ad allora, annuncia in diretta televisiva che Cape Canaveral sarebbe stata ribattezzata Cape Kennedy (nome che rimane fino al 1973). La sua missione, ovvero portare l’uomo sulla Luna entro la fine del decennio, viene completata con successo nel 1969: l’Apollo 9 testa in orbita terrestre il modulo lunare; l’Apollo 10 si dirige verso la Luna ma non effettua l’allunaggio; che invece arriva il 20 luglio 1969 con l’Apollo 11.
Nella mitologia greca la sorella gemella di Apollo è Artemide. Non è dunque un caso che il programma della NASA abbia preso il nome di Artemis, per replicare tra qualche anno una pagina che sarebbe senz’altro di nuovo storica per l’umanità. Artemis 1 non avrà equipaggio a bordo; gli astronauti prenderanno parte ad Artemis 2 dal 2024; dopo il 2025, Artemis 3 dovrebbe chiudere il cerchio e riportarci là dove manchiamo da molto tempo.