StartupItalia parteciperà alla Milano Digital Week 2025, con “Specchi Riflessi“, un evento Unstoppable Women pensato per affrontare un tema che attraversa la nostra epoca: il legame sempre più stretto e complesso tra estetica, identità e tecnologia. Appuntamento il 2 ottobre all’università IULM per esplorare scenari e nuove frontiere in un contesto in cui il corpo non è più soltanto corpo, ma contenuto, dove le immagini vengono filtrate e rielaborate, gli algoritmi decidono cosa mettere in evidenza e cosa nascondere, e l’Intelligenza Artificiale arriva a generare volti, corpi e identità che in alcuni casi non hanno alcun legame con la realtà
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«La nostra identità digitale rimane, ancora più di quella fisica. Da quando ci sono i social network le persone hanno perso consapevolezza. Come se le due identità fossero distinte. Da donna e da giurista ci tengo a ribadire questo: mai si può mettere in discussione l’idea di cambiare idea, di dire no». Lucia Maggi, Ceo e Partner di 42 Law Firm, è una delle speaker che interverranno all’Unstoppable Women Talk di giovedì 2 ottobre a Milano, durante la Milano Digital Week (l’appuntamento è all’Università IULM a partire dalle 16:30).
Il titolo dell’incontro è “Specchi Riflessi: estetica e identità nell’era digitale” e Maggi parlerà in un panel estremamente attuale come ci hanno tristemente ricordato recenti casi come quello del Gruppo Facebook “Mia Moglie”. Si parlerà di consenso e dell’ingiustizia di quando viene violato.
Il consenso è tutto
Dal momento che la materia riguarda moltissime persone, in particolare modo donne che vengono colpite e danneggiate dalla pubblicazione di materiale riservato (immagini, video, etc), abbiamo chiesto a un’esperta di diritto anzitutto che cosa dovrebbe fare chi è vittima di tali ingiustizie non appena scopre che online circolano contenuti che ne violano la dignità e i diritti. «Bisogna immediatamente segnalare alle piattaforme quanto accaduto: eviterei di espormi sui social per segnalare la presenza del contenuto. E poi bisogna subito fare denuncia alla Polizia Postale».

Il fattore tempo spesso è decisivo e il clamore mediatico attorno a un caso può generare interessi morbosi, e aumentare così il dolore. La condivisione social e su chat rischia di amplificare il danno. «Devo dire che la maggior parte delle piattaforme sono molto attente da questo punto di vista. Con Telegram invece ci sono più problemi». Maggi fa parte di PermessoNegato, associazione fondata nel 2019 che punta a offrire supporto tecnologico e orientamento legale alle vittime di diffusione non consensuale di materiale intimo e violenza online.
Come ci ha spiegato Lucia Maggi tutto ruota intorno al concetto di consenso, di cui si è tornati a discutere negli ultimi mesi. Se si parla di condivisione online di materiale riservato la base di partenza per qualsiasi azione è tanto semplice quanto cruciale. «L’altra persona si è per caso espressa sul proprio consenso per la condivisione o meno di qualsiasi tipo di contenuto?». La questione è sì tecnologica, ma quando ormai il danno è fatto. Prima vengono la cultura e la formazione, che riguarda tanto i giovani quanto gli adulti.

I contenuti generati dall’AI: l’importante è la viralità
Con l’AI i problemi si moltiplicano, soprattutto perché sono alla portata di chiunque software capaci di creare deepfake. La cronaca riporta i casi più eclatanti, che riguardano politici e VIP. Ma quanti altri coinvolgono persone comuni, meno attrezzate per difendersi? «Oggi è semplice generare contenuti spazzatura e mi viene da pensare che ci sia anche poca consapevolezza su cosa si genera. L’importante è farlo, caricarlo e sperare vada virale. Senza riflettere su qualità del contenuto». Men che meno se violi qualche legge.
Molto resta da fare soprattutto con le persone e il loro rapporto con il consenso altrui. «Perché la responsabilità non è soltanto delle piattaforme che devono senz’altro rimuovere certi contenuti. Quello che deve essere fatto è concentrarsi sull’etica a livello personale così come aziendale. In particolare modo per quanto riguarda l’AI».

Di questo e molto altro si parlare il 2 ottobre a Milano durante Unstoppable Women Talk in Università IULM. Ciascun attore deve fare la propria parte. E, a questo proposito, il legislatore ha lacune da colmare per quanto riguarda casi simili? «Oggi la norma è già abbastanza completa. Il problema è più rispetto alle tempistiche della rimozione di un contenuto. Giustamente un soggetto che si vede pubblicare contenuti riservati senza consenso vorrebbe una cancellazione immediata. Ci sono però tempistiche tecniche per processare la richiesta».
Se la tecnologia e le aziende devono e dovranno fare sempre meglio per contrastare queste ingiustizie, sappiamo che lo sforzo culturale è quello più impegnativo. «Gli adolescenti non sono formati, così come non lo sono gli adulti. L’impatto dei social è stato talmente potente che non c’è stata sufficiente preparazione nel saperli utilizzare». C’è una domanda, brutale, che chiunque sia in procinto di condividere certi materiali dovrebbe porsi, per evitare il peggio e fare la cosa giusta. «Come ti viene in mente di condividere qualcosa di riservato senza pensare alle conseguenze?».